Magicae Sigillum

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7.Capitolo

Magicae Sigillum

Il magicae sigillum, è il cosiddetto sigillo magico, il suo scopo è quello di far tornare in vita i defunti. Usarlo richiede pratica, coraggio, forza, potere...
Il magicae sigillum è pericoloso, e consiste nello scambiare un'anima di una persona viva, la quale verrà rinchiusa all'interno del sigillo, al posto di un'altra di una persona morta.
Chi lo usa, deve sapere a cosa va in contro, quali sono i rischi e quale tipo di magia viene usata.
Il sigillo magico richiede l'uso della magia più oscura, della magia più nera.
Sono pochi i maghi che ne hanno fatto uso.
Oggi, non conosciamo i loro nomi, ma da quanto è stato raccontato nel passato, c'era un ragazzo, la cui anima era ricoperta dalla più oscura delle magie, dalla magia del demonio, o meglio conosciuto dai babbani come il Diavolo.
Il nome di questo ragazzo, rimane ancora oggi a noi nascosto. Alcuni lo hanno soprannominato come: "Thief" , ladro. In quanto si era venduto la propria anima al Diavolo, a patto che rubasse a sua volta le anime di tutte le persone a lui vicine.

Hermione rilesse quelle parole più volte, e ancora non riusciva a crederci. Se le parole del libro erano vere, allora si poteva spiegare il ritorno, la rinascita di Bellatrix.
Anche Draco stava pensando a quello. Bellatrix era tornata in vita, ma come?
Fino a prova contraria nessuno è in grado di riprendere alla morte, ciò che questa ha deciso di portare via. Neanche la magia più potente è in grado di far rinascere qualcuno.
Però c'era un altro tipo di magia, proprio come diceva quel tomo, è questa non era la magia nera, no, era la magia del demonio, del diavolo.
Se la storia di quel ragazzo, di quel Thief , era successa realmente allora qualcuno aveva venduto la propria anima per far tornare in vita "Bellatrix".
Ma chi?
Qualche Mangiamorte?
Esisteva davvero qualcuno in grado di dare la propria vita, di far si che la propria anima venisse rinchiusa in un qualche strano sigillo, per far rinascere qualcuno?
La risposta era evidente. Qualcuno esisteva.
E anche le parole della lettera di Pansy erano chiare, Voldemort stava tornando, che questo magicae sigillum centrasse qualcosa?
Ma chi era il pazzo in grado di scambiare la propria anima con quella di un mostro?
«Granger...»mormorò Draco, guardandola.
Lei avevo lo sguardo vuoto, perso, continuava a fissare quelle parole, a rileggerle più e più volte, come se cosi riuscisse a capire qualcosa, come se cosi la situazione diventasse più chiara.
Ma non poteva diventare più chiara, era tutto confuso, ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, da quella maledetta notte di Halloween, tutto era diventato confuso.
«Granger...»ripeté di nuovo.
Ma ancora nulla.
«Cazzo, Granger!»esclamò, alzando la voce, e scuotendo la ragazza per le spalle, lei distolse lo sguardo dal tomo, da quelle vecchie pagine e lo puntò negli occhi gelidi di lui.
Come facevano ad essere cosi gelidi anche in una situazione come quella?
I loro occhi sembravano fatti gli uni per specchiarsi in quegli dell'altro.
Il caldo e il freddo.
Il ghiaccio e il fuoco.
Il bene e il male.
Chissà se un giorno gli occhi dorati, gli occhi caldi di Hermione sarebbero riusciti a sciogliere il gelo degli occhi di Draco.
«Si sta ripetendo tutto...»sussurrò la mora senza distogliere il contatto visivo con il biondo«Si sta ripetendo tutto. In modo diverso, molto diverso, ma Bellatrix è tornata, e lei era morta, e ora è di nuovo in vita...»iniziò a raffica, ma Draco la interruppe.
«Granger, piano-disse, con voce roca-non si sta ripetendo niente»aggiunse, mentendo  a se stesso.
Perchè lui sapeva, lui sapeva che qualcosa stava succedendo, però sentiva questo bisogno, questo bisogno di dare una speranza a lei.
E non sapeva spiegarsi neanche il perché.
Ma ultimamente le cose che non sapeva spiegarsi erano tante, troppe.
«Invece no, qualcosa sta succedendo»mormorò Hermione, ripuntando gli occhi sul tomo.
«Granger senti, se mi devi fottere il cervello con le tue stupide idee, ti saluto!»esclamò Draco, si alzò e uscì dalla biblioteca, lasciando Hermione sola con i suoi pensieri.
Non aveva bisogno di sentirsi ripetere che il male stava tornando e blablabla.
Perchè anche se Voldemort sarebbe tornato in vita, lui non avrebbe potuto fare niente per sconfiggerlo, lui non era nessuno, lui era solo il ragazzo che aveva permesso ai Mangiamorte di entrare nel Castello.
Potter era l'eroe, quindi che andasse a parlarne con lui, era il suo migliore amico in fondo, no?
Draco Malfoy aveva già troppe cose a cui pensare, e la lettera era la sua priorità.
Stava scendendo le scale per i sotterranei, quando qualcuno lo chiamò.
«Draco».
«Che cazzo vuoi?»ringhiò lui in risposta, senza girarsi, non aveva bisogno di sapere chi fosse, quella voce ormai la conosceva.
«Senti non so cosa ti ho fatto, ma Daphne non mi parla, tu neanche mi guardi, e Blaise non mi vuole dire niente. Forse ho fatto qualcosa che non dovevo e mi dispiace, ma sei uno dei miei migliori amici, quindi per qualsiasi cosa ti chiedo... scusa»disse Theodore Nott, trovando qualche difficoltà a pronunciare quella semplice parola, quel semplice "scusa".
«Siamo amici da sempre...praticamente, e non ci parliamo da settimane. Pensavo che noi cinque avessimo questo strano legame, forte e che nessuno sarebbe riuscito a rompere»finì.
Draco lo guardò da sopra la spalla, voleva bene a Theodore, lui insieme a Blaise, Daphne e Pansy erano le uniche persone a cui voleva veramente bene, a cui teneva.
Ma considerava Daphne come la sorella che non aveva mai avuto, e doveva proteggerla.
Non voleva rompere quel legame che avevano tutti e cinque loro.
Ma finché Theodore non avrebbe capito dove aveva sbagliato, non lo avrebbe perdonato.
«Ti sei scopato la mia migliore amica...-disse solo-e dopo te ne sei andato, sapendo che lei è innamorata di te. Quindi ora non devi cercare di risolvere le cose con me, ma con lei»finì, e riprese a scendere le scale, mentre Nott lo guardava, cercando di dare una spiegazione alle parole di quello che sperava fosse ancora il suo migliore amico.

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