Epilogo

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Quel giorno fu il migliore, ma anche il peggiore di tutti. Perdemmo Joseph, ma vincemmo contro chi ci voleva morti. Ci aggiravamo per le strade dell'Austria, con un furgoncino dell'ex ditta che ci teneva in ostaggio. In poco tempo arrivammo in un ospedale, fortunatamente lontano dal luogo dell'incendio. I dottori ci chiesero perché eravamo ridotti in quel modo, e noi rispondemmo che delle persone incappucciate ci avevano attaccato, e che uno di quelli aveva sparato a Nicholas. Dopo tre ore lunghissime, ci dissero, finalmente, che l'estrazione del proiettile era andata a buon fine. Ci fecero restare nella sala d'aspetto per la notte, per dare a Nicholas il tempo di riprendersi. La mattina seguente potemmo andarcene. Celebrammo il funerale di Joseph in privato, tra di noi. Nessuno doveva sapere che un ragazzo licantropo era stato ucciso da delle persone pazze. Avrebbe causato solo caos, e sarebbero sorti molti problemi. Lo sotterrammo nel bosco, cosicchè la sua anima potesse essere finalmente libera, e correre per l'ultima volta nella sua vera casa. Piantammo una croce nel terreno. Era stata fatta da Dalila, che si era preoccupata di fare dei piccoli bouquet di fiori per suo fratello. "Grazie fratellone, per avermi protetto fino all'ultimo istante. Sai, da piccoli progettavamo di avere una casa al mare, ed una grande villa. A quel tempo i soldi ci mancavano, ma tu avevi uno spirito altruista e compassionevole, e con la tua gioia contagiavi tutti, sopratutto me. Mi ricordo ancora il giorno che ci separarono da mamma e papà. Non è giusto che siano morti senza averci visto crescere, vederci lavorare e farli diventare nonni. Almeno ora so che ci sarà qualcuno che li potrà proteggere, anche lassù." Mi strinsi nelle mie stesse braccia ed iniziai a singhiozzare. Mi sentii avvolgere da qualcosa, o meglio qualcuno. Nicholas. Ormai sentivo il suo odore a metri di distanza, e ogni volta era come essere a casa. "Tranquilla, non piangere... Starà bene." Mi disse silenziosamente, nell'orecchio. "Lo spero..." dissi tristemente, facendomi accarezzare lievemente i fianchi da lui. Dopo aver celebrato il funerale, tornammo a casa, e ognuno di noi si diresse nella propria stanza. Decisi di accendere la tv, facendomi solo del male, ascoltando il telegiornale. "Abbiamo appena scoperto che un edificio è andato a fuoco, ed è stato raso al suolo. Si stanno effettuando delle ricerche, ma per ora non si sa nulla." Spensi la televisione e andai verso il portone, nervosa. Uscii di casa e mi recai nel bosco vicino. Ciò non mi fece bene, perchè in quel silenzio la mia testa fu invasa da mille pensieri. E se avessimo lasciato prove in quel luogo? E se qualcuno ci avesse visto? Decisi di smettere di pensare a quelle cose, perchè tutti quei pensieri mi stavano facendo venire delle fitte alla testa. Mentre camminavo, misi a fuoco un albero, che sul proprio tronco aveva una scritta insolita: "Vera sunt lupi silva venantes". Avevo già visto quella scritta da qualche parte, ma non ricordavo bene, finchè un ricordo mi tornò in mente.
Correvo nel prato di casa con una ghirlanda tra le mani. "Piccola, dove stai andando così velocemente? Se cadi ti farai male." disse Raphael con tono autoritario, facendomi abbassare la testa. "Ho sentito che tra poco te ne andrai, allora ho deciso di farti questa." Tesi le braccia in avanti, porgendogli la ghirlanda, a testa bassa per il rossore. "Che bella, è davvero per me?" Io annuii, sempre con il capo abbassato. Gli chiesi il motivo della sua partenza. "Non posso dirtelo, Lara... ma se avrai bisogno di me un giorno, chiama il mio nome, ed io sarò da te". Ritornai in me, e delle lacrime mi rigarono il viso, silenziose. "Perchè non ti sei mai presentato? Ti ho chiamato il giorno dell'incidente e non c'eri, ti ho sognato la notte e non sei mai comparso! Raphael, fatti vedere!" Gridai, e l'eco si amplificó nel bosco. "Sono qui, piccola Lara..." sentii un sussurrò alle mie spalle, che mi fece rabbrividire. Mi girai e vidi un uomo in lontananza. Caddi in ginocchio, ed iniziai a singhiozzare. "Sei tu! Allora, perchè non ci hai salvato? Per colpa di quelle persone è morto Joseph, sua sorella ha perso la sua famiglia, e tu? Tu dov'eri? Sei sempre scappato come un vigliacco, mi hai portato nelle loro mani e sei scappato dall'incendio che ha ucciso la mia famiglia. Sei un codardo!" Urlai con tutte le mie forze, ma quando alzai la testa, lui era scomparso. "Stronzo..." sibilai. "Lo so." Sentii dire accanto a me, facendomi saltare in piedi. Mi girai e notai che lui era sempre lo stesso, ed era bello come quando ero piccola. "Tu... tu non sei cambiato..." dissi, a monosillabi. "Dono dell'immortalità." disse spavaldo lui, sorridendo."Cosa?!" Urlai. "Anche tu ne hai una parte, essendo mia nipote, ma non sarà così lunga come la mia. Potrai arrivare a un massimo di cento, duecento anni, ma non vivrai a lungo come me." disse, ridendo. Scossi la testa, non potevo essere per metà immortale... Avrei perso le persone a me importanti, e non avrei potuto fare nulla, se non vederli morire davanti i miei occhi. Lo spinsi. "Bugie! Sono solo bugie, non sono tua nipote e non sono per metà immortale! Non ti somiglio nemmeno..." dissi, convinta. "Oh, hai molte cose in comune con me. Per esempio, riesci a rallentare il tempo mentre sei in forma di lupo, il tuo corpo riesce a curasi più rapidamente di quello un semplice umano, e di un semplice licantropo. Siamo identici nella trasformazione, ed hai una macchia ereditaria sul petto." Lo guardai sbalordita. All'orfanotrofio le suore dicevano che quella macchia non era che la bruciatura di quando ci fu l'incendio. "Come faccio a sapere che ce l'hai anche tu?" Lui sorrise, e fece un ghigno. "Sei molto curiosa, ragazza!" Io arrossii, facendogli così togliere la maglia. Guardai il suo corpo muscoloso, notando che nel lato destro del petto c'era una macchia, uguale alla mia. La toccai, alzando la testa verso di lui, sorridendogli. Lo vidi rimettersi la maglia e sorridermi. "Ora devo andarmene... quando mi chiamerai, sarò da te. Arrivederci, Lara." Certo... quando ti chiamerò. Lo vidi correre e trasformarsi in lupo, mostrandomi il suo pelo bianco. Corsi nella direzione opposta, arrivando a casa, però non dicendo a nessuno di quell'incontro casuale. Mi diressi nella mia camera, vedendo Nicholas, preoccupato. "Dove diamine sei stata? Mi sono preoccupato, credevo ti avessero preso o-" non lo feci finire, baciandolo. Il nostro secondo bacio. Fu molto passionale, ma mi staccai dopo un paio di secondi. "Non me ne andrò, te lo prometto." Lo vidi un po' scombussolato. Uscii dalla stanza e mi diressi verso la cucina, ritrovando Nathan indaffarato nel disinfettare una ferita sul suo braccio. "Dammi l'occorrente, che faccio io." lo vidi sorridermi e passarmi gli oggetti appoggiati sul tavolo. "Finalmente tutto è finito..." disse lui, facendo un sospiro di sollievo. "Già..." vedendo che nessuno dei due riusciva a parlare, per quel sottile imbarazzo, che non aveva un motivo valido, decisi di chiedergli una cosa a cui avevo pensato per mesi. "Nathan, posso chiederti una cosa?" Lui annuì, e m'incitò a continuare. "Mi potresti raccontare la tua storia, dall'inizio?" Lui mi sorrise, e mi rispose: "Certamente sorellina. Tutto è iniziato anni fa, quando..."

*Spazio Autrici (Commosse)*
Siamo arrivati alla fine di questa piccola storia, che noi due abbiamo amato alla follia. Potrà sembrare un po' cattivo come finale, ma ne varrà la pena, perchè ci sarà un piccolo prequel che parlerà della storia di Nathan dall'inizio, e abbiamo tante idee. Non sapremo di per certo quando verrà pubblicato, ma una cosa è sicura, risponderà a tutte le vostre domande. Mi raccomando, non cancellate la storia dalla biblioteca, perchè sarà in continuo aggiornamento. Vi ringraziamo per aver letto questa storia fino alla fine, e ringraziamo tutte le persone che ci hanno supportato.
Arrivederci, ragazzi!

The Fighting WolfWhere stories live. Discover now