"Pronto!" esclama, con veemenza, come se fosse infastidito dal fatto che ho osato disturbarlo telefonandogli.

"Dove sei?" domando, senza troppi giri di parole, comprendendo che è troppo tardi per sperare nel passaggio di un taxi e che dovrò chiamare direttamente la stazione per farmene mandare uno appositamente.

"In un posto" controbatte, ridacchiando, e, Dio, è così ubriaco.

Ma come è stato possibile? Al college non toccava mai una bottiglia d'alcool, le rifuggiva come la peste. Non voglio credere che il mio ritorno lo abbia sconvolto a tal punto...

"Grazie al cazzo! Peter, collabora, per l'amor del cielo!" mi sfogo, isterica, perché non è veramente il momento di fare dello spirito: sono sull'orlo di una crisi di nervi, e il fatto che sono febbricitante non aiuta per niente.

"Sei adorabile quando vai fuori dai gangheri, piccola - ammette, e il mio cuore fa una capriola come non ne faceva da tempo - Sono in un pub sulla Jackson Street. Trovami e sarò tuo" dichiara con serietà, per poi scoppiare a ridere a fine frase e chiudere la chiamata.

Rimango con la bocca semiaperta e il telefonino ancora vicino all'orecchio per svariati secondi. Poi rinsavisco e mi ricordo che è ubriaco fradicio e che certamente la maggior parte delle cose che ha detto e che dirà sono cavolate, perciò non devo farci troppo affidamento. Però, dannazione, lo stronzo sa bene che carte giocarsi, anche quando non è completamente lucido. Spero solo che resti lì e non si muova finché non arriverò io. Il cellulare comincia a vibrare poco dopo, ma è Colin, per cui lo silenzio e mi incammino speditamente verso quello che credo essere il centro, mentre cerco su Internet il numero da comporre per il servizio taxi.

×××

Mi ci vuole più di mezz'ora per giungere a questa stramaledetta Jackson Street, con un tassista assonnato, burbero e per nulla collaborativo, e l'ansia che mi divora lo stomaco sempre di più a ogni minuto che passa. Dieci li ho impiegati soltanto per raggiungere quello che lo scontroso autista si è premurato di informarmi essere l'unico pseudo pub-ristorante su questa via. Uno irlandese, il Kells. Il vero problema è che il gentilissimo conducente mi ha anche spiegato che tutti i bar e i pub della zona chiudono alle due di notte massimo. Quindi Peter deve avermi messaggiato una volta uscito da lì dentro. Il che significa che potrebbe essersi inoltrato ovunque, e che le probabilità di trovarlo si stanno piano piano azzerando. Invece mi ritrovo davvero a gridare al miracolo, nell'attimo in cui il taxi sosta di fronte al suddetto Kells e intravedo qualcuno seduto per terra davanti all'entrata, mentre giocherella con un telefono ed è appoggiato con una spalla al muro. Ringrazio tutti i santi del cielo e pago il tassista per la corsa, pregandolo però di rimanere nei paraggi. Lui mi assicura che non c'è alcun problema, ma, non appena scendo dalla vettura, ingrana la marcia e va via. Magnifico. Soffoco un grido e mi avvicino cautamente alla figura a qualche metro da me. Mi accovaccio al suo capezzale e gli tocco il naso con la punta dell'indice destro, per poi attestare: "Trovato!", con un piccolo sorrisetto trionfante in viso. Mi guarda immediatamente negli occhi, e la sua espressione pensierosa muta tutto d'un tratto in una impassibile, come quella che aveva poche ore fa, a quel ricevimento. Mi faccio seria anche io e abbasso le spalle. L'odore di whiskey è così forte, che quasi penso ci si sia fatto proprio un bagno dentro. Puzza anche di tabacco, ma voglio sperare che sia perché un tizio accanto a lui stava fumando, e non perché lui ha improvvisamente preso a farlo. Ripone il cellulare in una delle tasche interne della sua giacca, e solo ora noto che è vestito esattamente come quando l'ho incontrato qualche ora fa. Non si è cambiato. Il che mi porta a ipotizzare che non sia tornato a casa. O che ci sia tornato ma che sia uscito di nuovo poco dopo. Mi siedo al suo fianco e osservo la strada deserta dinanzi ai nostri occhi. È una serata serena, tutto sommato: in cielo non ci sono nuvole, e il manto della notte è profondamente scuro e presenta rari sprazzi di stelle qua e là. Non fa freschetto, ma sento freddo ugualmente: non so se è per la febbre, o per il gelo che mi trasmette la statua di ghiaccio alla mia destra.

Celeste - Lasciati trovare [SEQUEL]Where stories live. Discover now