P; Menzogne

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Una sera, ero uscito lasciandoti solo a casa.
Andai in giro con i ragazzi e, come sempre, finimmo per bere e perdere il controllo.
Perché un bicchiere tira l'altro e ad un cuore piangente la soluzione, mi han detto, sia quella di lasciar affogare ogni dolore nell'ebbrezza.

Ricordo con leggera vergogna che in un momento improvviso, Hoseok mi baciò ed io ricambiai stupidamente,
sentendo dopo tanto tempo un calore nostalgico bruciare il mio corpo.

Lo baciavo ed immaginavo di toccare le tue labbra, pensavo all'amore che ci eravamo scambiati fin dall'inizio e mi chiedevo perché un glitch avesse colpito proprio il nostro sistema,
squarciando il quadro del nostro rapporto e così creando un enorme abisso tra di noi.

Gli avevo preso il viso tra le mani e approfondito il bacio. Jimin, quanto ti ho amato.
Perché non c'eri tu al suo posto? Perché mi odiavi?

Avevo segretamente infilato una mano sotto la camicia di Hoseok.
Che idiota ero stato! Il tuo corpo era insostituibile, cosa avevo provato a cercare sotto quella stoffa sgualcita?

A fine serata, mentre camminavo verso casa, sul marciapiede una macchina accostò, fermandosi vicino a me. Abbassatosi il finestrino, riuscii a vedere il volto inespressivo di tuo padre.
«Vuoi un passaggio?».
«No, grazie».
Ma lui aprì la portiera e non potei più scappare, «Forza, entra».

«Ti ho visto in intimità con un ragazzo che non assomigliava a mio figlio» disse, una volta che entrai dentro l'auto.

Io, da vero codardo, rabbrividii realizzando di poterti perdere sul serio, di aver agito senza alcuna logica e al solo pensiero di immaginare che idea si fosse fatto tuo padre di me, che già mi respingeva in ogni modo, mi veniva da vomitare.
«Non glielo dica, per favore».
«Lo scoprirà lo stesso».

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