Invidia

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  II. Invidia


Se solo suo padre lo fosse venuto a sapere, che brutto guaio che avrebbero passato tutti. Sì, quel pensiero, a Draco, gli sembrò talmente geniale che ci tenne a ripeterlo ad alta voce: «Ma questa è roba da servi, mica da studenti. Io pensavo che ci avrebbero dato degli esercizi o roba del genere... Se lo sapesse mio padre, quel che mi state facendo, lui...». Peccato che Hagrid lo avesse ammonito rispondendogli a tono.
La verità è che aveva fatto tutto questo cercando di mettere nei guai il famoso e privilegiatissimo Harry Potter. Perché lo volesse, era semplicemente da individuare nell'invidia che provava nei suoi confronti. Era scoppiata quando tutti sembravano vederlo soltanto come il bambino sopravvissuto e non per ciò che fosse veramente, ovvero un idiota che non sapeva scegliersi nemmeno la casa giusta a cui appartenere. Anche se il culmine, dell'invidia, l'aveva raggiunta quando aveva scoperto che Potter era stato reclutato per il ruolo di Cercatore nella squadra di Grifondoro. Potter. Un moccioso che non sapeva nemmeno cosa fosse il Quidditch. E non lui, che ci era nato su una fottutissima scopa volante.
Invidia: la sua massima espressione la si poteva rintracciare nel piccolo corpicino da undicenne e nei tratti smunti e incattiviti di Draco Malfoy.
Ovviamente, il Serpeverde avrebbe negato con una scusa, se Tyger e Goyle nel momento più intelligente della loro esistenza gli avessero chiesto perché sprecasse il suo tempo dietro a Harry Potter – e gli altri due . Ma nessuno glielo chiese... per diverso tempo.
In nome dell'invidia, perciò, Draco aveva tentato di incastrarlo con Gazza, dopo il coprifuoco, sfidandolo a un duello tra maghi, riuscendo perfino a metterci in mezzo quello stupidissimo Filobabbano di un Weasley. Ma Draco non aveva messo in conto la sfacciata fortuna di Harry Potter: quella che l'aveva fatto sopravvivere al mago oscuro più potente del mondo; quella che l'aveva salvato da Gazza la sera del duello di mezzanotte; e la stessa che aveva fatto sì che la McGranitt trovasse lui e non loro, e non gli credesse nemmeno sulla storia del drago.
Se solo il professor Piton fosse stato lì, lui sì che sembrava vedere Potter con i suoi stessi occhi.
Per quel flusso di pensieri, che lo incattivì, si ritrovò a fare uno scherzo a Paciock. Che divertimento. Quel bamboccione, sì, che dava soddisfazioni.
Quel lurido guardiacaccia, invece, non gliene dava mai una, di soddisfazione, nemmeno per sbaglio. Cosa potrebbe esserci di peggio di una punizione, secondo voi? Finire a zonzo per la foresta proibita con Harry Potter, quello stupido, sfigato che aveva rifiutato la sua mano e che sembrava avere il lanternino per i guai.
Oh, se solo suo padre lo fosse venuto a sapere... Hogwarts sarebbe finita in rovina!
Fu in quel momento che gli balenò in testa, nuovamente, l'idea del duello tra maghi. Erano da soli, dopotutto. Se lo avesse sfidato in quel momento e lo avesse battuto... Ah, sì! Poi tutti avrebbero iniziato a parlare di lui, di Draco Malfoy, lasciando nel dimenticatoio Harry Potter. Che, ammettiamolo, era proprio il posto che si merita. D'altronde, batterlo, gli risultava facile come un battito di ciglia. Potter era una mezzasega. Non meritava neppure di essere un mago.
E invece. Invece. Di nuovo la fortuna di Potter.
Sì, fortuna.
Perché quando Harry lo bloccò con un braccio sul petto per indicargli in una direzione, lui per un momento fu troppo impegnato a ponderare su quel braccio che lo toccava e successivamente troppo preso a «AAAAAARGH!» urlare come una donnicciola, scappando via inseguito da Thor.
Lui e non Harry. Dannazione.
Non fu più una questione di invidia, ma Draco non lo accettò come pensiero sebbene Harry Potter fosse rimasto lì, impavido, senza nemmeno lanciare un urlo di terrore.
Fu, allora, meglio credere che fosse veramente una questione di invidia, ma Draco, benché lo accettasse, avrebbe continuato a negarlo. Non poteva accettare a gran voce, infatti, che chi aveva rifiutato la sua amicizia fosse veramente migliore di lui e fosse, quindi, davvero in grado di decidere al meglio le proprie amicizie.
E, ah, sì, certo, poi c'era anche il fatto che proprio non poteva iniziare a stimare un Grifondoro per il coraggio dimostrato nella foresta proibita davanti a una creatura agghiacciante.
No, c'era da preferire Azkaban, piuttosto.  

Di cinque momenti noti, uno è ineditoWhere stories live. Discover now