Amori e proibizioni - recensione

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Titolo: Amori e proibizioni

Autore: AMBRY03

Genere: Storia d'amore – in corso

Sinossi: 1840-In un'epoca in cui non è più la ragione che governa l'uomo, ma il sentimento e la passione. In un'epoca in cui si vuole evadere dalla prigione della realtà per rifugiarsi nella fantasia, per cercare Dio, l'amore  e i grandi ideali. In un'epoca in cui, per raggiungere ciò in cui si crede, si è pronti a tutto, l'epoca dei romantici, una famiglia viene travolta da amori, inganni, intrighi e passioni proibite. La protagonista è Rosa, la cui vita verrà rivoluzionata quando conoscerà padre Giona, un giovane prete la cui mente è pervasa da incertezze ed insicurezze, che la farà innamorare perdutamente. Ma la fede e la devozione, verso la chiesa, non saranno gli unici ostacoli per questo giovane amore.

Biografia dell'autore: Ha 24 anni e ha frequentato il liceo artistico, sezione moda. Avrebbe voluto iscriversi alla facoltà di beni culturali, ma per motivi personali non ha potuto continuare. Ama la storia dell'arte e l'arte in generale, adora inventare storie e disegnare. Il suo sogno più grande è riuscire a finire questo romanzo e pubblicarlo. Ama Jane Eyre, Orgoglio e Pregiudizio e Piccole donne, è da loro che trae ispirazione.


Correttezza formale

Anche in questa storia mi sono scontrata con diversi problemi, che potrei definire tecnici. Mi permetto quindi di annoiarvi con una breve paternale sull'importanza della lingua e della sua sintassi.

Come diceva McLuhan, "il mezzo è il messaggio". Perdonatemi quindi se peccherò in formalismo, ma quello che scrivete corrisponde a come lo scrivete. L'italiano è complesso, questo è certo, ma bisogna sforzarsi di conoscerlo nella sua interezza, insinuandosi nei suoi meandri più tortuosi. Solo una volta padroni della tecnica è possibile esprimersi realmente. Per esempio: non si può suonare Paganini se non si conosce la tecnica del violino, esattamente come Flaubert non avrebbe potuto scrivere L'educazione sentimentale senza sapere il francese.

Detto quel che andava detto, passiamo all'autrice di oggi: fiato alle trombe!

L'incipit presenta già qualche errore: "Il sole era già alto e i suoi raggi passarono oltre le imposte della finestra, posta sulla sinistra del letto, accarezzando il piccolo viso di Rosa che stropicciò gli occhi infastiditi dalla luce", il passato remoto non può essere usato per la descrizione, il tempo giusto è sempre l'imperfetto: "i suoi raggi passavano oltre le imposte della finestra [...] accarezzando il piccolo viso [...]". La consecutio temporum non ha pietà nemmeno dei migliori.

Il problema più evidente è la punteggiatura, ho deciso di riportare qui il passo che mi appare più esemplificativo:

"Gli ordinati percorsero lentamente il corpo longitudinale della chiesa, accompagnati dal canto del coro, illuminati dal sole che filtrava dalle finestre laterali che conferivano (il soggetto della frase però, grammaticalmente parlando è il sole) luce alla navata centrale, sotto le quali(prosegue l'errore di soggetto, che è ancora il sole), attiravano l'attenzione quei(quegli) splendidi mosaici collocati dentro dei pannelli(non è scorretto ma è bruttino, meglio all'interno di pannelli), raffiguranti(ancora un errore di soggetto, che qui è I PANNELLI) le storie del vecchio testamento;(la frase è decisamente troppo lunga, almeno qui andrebbe un punto) al termine della navata vi era l'arco sistino e l'abside dove li attendevano l'arcivescovo e i presbiteri scelti, nei loro abiti viola in onore della quaresima,(anche qui è meglio un punto) tra essi vi era un monsignore, padre Dan, il suo sguardo era fermo e concentrato su un ordinato, il giovane Giona, che continuava il suo percorso tenendo gli occhi piantati al suolo, oppresso da quel continuo sguardo minaccioso" (Capitolo 2).

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