0.1 Umiliazione al sapore di yogurt

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Era solo l'inizio della terza ora quando Emily si accorse di avere dentro allo zaino uno yogurt bianco, aperto e rovesciato sul fondo.
Si morse la lingua per non urlare e non farsi cacciare dalla classe.
Appena sarebbe potuta uscire, ne avrebbe dette quattro a quell'idiota.
« Signorina Deel, qualcosa non va? »
Le aveva chiesto il professore di letteratura.
« No professor Williams, stavo solo cercando una matita per gli appunti ».
Rispose, sorridendo falsamente .
La lezione finì troppo tardi per i gusti di Emily.
Appena suonò la campanella di inizio intervallo, si diresse a passo spedito verso l'armadietto blu in fondo a destra, vicino all'aula di musica, inutilizzata da anni.
La gonna bianca a vita alta cadeva morbida, accompagnando ogni suo movimento d'anca.
I lunghi capelli di un biondo scuro brillavano alla luce del sole trapelante dalle finestre ed i suoi occhi color nocciola erano il riflesso della pura rabbia.
Non appena ebbe avvistato quella chioma castana in mezzo a quelle giacche bianche e rosse tutte uguali, prese a camminare talmente veloce che quasi sembrava stesse correndo.
« Tu! »
Esclamò, indicando il ragazzo dalla chioma castana che, le rivolse uno sguardo ed un sorriso sornione.
« Sei uno stronzo! »
Un branco di oh riempì il corridoio.
Il ragazzo rise di gusto mentre Emily lo scrutava, sempre più furiosa.
« Cosa ti ridi!?! Per colpa tua ora sono senza merenda e con lo zaino ridotto uno schifo! »
Il ragazzo posò gli smeraldi negli occhi della ragazza.
« Non è un mio problema ».
Proclamò, per poi prendere un libro di biologia dal suo armadietto.
« Chris, io sono seria! Come ti è saltato in mente? »
Lui sbuffó sonoramente.
« Quanto la fai tragica ».
Rispose, non degnandola di uno sguardo. Tutto il corridoio assisteva alla scena curioso. Quei due tutti i giorni ne avevano una.
«  Io? Sei tu totalmente senza cervello! »
« Ah, perché sai cos'è un cervello? »
Chiese in modo retorico il ragazzo , con un grande sorriso sul viso.
« Io almeno ne ho uno ».
Il moro fece due passi avanti, era molto alto rispetto al metro e sessantacinque di Emily.
« Puoi ripetere? Sai, sei talmente bassa che non sento da quassù ».
Disse lui.
« Non hai un cervello e sei uno stronzo, ora hai capito? »
Ringhiò la ragazza .
Il moro annuí, alzando gli occhi al cielo, come quando si cerca di fare un ragionamento per capire qualcosa.
« Hai osato darmi dello stronzo? »
« Eccome! »
Rispose lei.
« Tu sei una stronza, non io ».
Disse lui ovvio.
« Non sono io quella che rovescia yogurt negli zaini della gente ».
Ribatté lei, ovvia quanto lui.
« Lo sei comunque ».
Continuò lui con tono neutro.
Lui si divertiva ma lei si stava solo arrabbiando di più.
« Vuoi che ti dia un motivo valido per chiamarmi stronza? »
Domandò lei, stringendo a pugno le mani che teneva lungo i fianchi.
« E quale sarebbe? »
Domandò lui, ridendo.
« Questo ».
Tirò una ginocchiata al cavallo dei pantaloni del ragazzo che in un attimo si stava contorcendo dal dolore, accasciato a terra.
Languì, sentendo l'aria farsi pesante.
« La prossima volta, pensaci bene prima di rovesciare uno yogurt nel mio zaino ».
Disse lei con un falso sorriso, per poi girarsi ed iniziare a camminare.
« Stronza ».
Sibilò il ragazzo giacente a terra.
Lei si fermò e giró di poco la testa, il giusto da poterlo guardare dritto in volto.
« Grazie ».
Disse con un sorrisetto, per poi continuare a camminare.
Tutto il corridoio la guardava andare via verso l'ala est della scuola.
Un ragazzo con la stessa giacca del moro, lo aiutò ad alzarsi.
Il capitano della squadra di baseball era appena stato umiliato.
La biondina non l'avrebbe di certo passata liscia.

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