Sogni Proibiti

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Profumo di rose e di neve bianca.

Apro glio occhi e mi sorprendo di trovarmi in una casetta di legno, adagiata su di un letto morbido.

Un fuoco allegro scoppietta in un caminetto costruito con pietre e mattoni.

Ci sono quattro piccole finestre che si aprono sui quattro lati dell'abitazione, fuori il mondo è verde e bianco.

Il profumo di rose proviene da un delicato calice di vetro dal collo rialzato, il vetro è tinto di un tenue rosa pallido e all'interno vi sono immerse due rose dai petali spessi, succosi e vellutati.

Una nera e una rossa.

Mi alzo e mi avvicino a una delle finestre, trattengo il fiato e mi aggrappo forte al davanzale di lego.

Sono su di un albero, la casetta è costruita direttamente tra i rami di un enorme, gigantesco albero.

Sotto di me posso vedere il terreno ricoperto di candida neve, intorno a me centinaia di altri alberi che silenziosi riposano nella quiete.

Mi allontano dalla finestra e torno vicino al letto per recuperare le mie scarpe, i vestiti sono quelli che indosso normalmente, chiunque mi abbia portata lì, quanto meno, non ha avuto l'ardire di spogliarmi.

Prendo la coperta di lana candida che è posata sul letto e me la drappeggio sulle spalle.

Qualcuno bussa alla porta.

Mi paralizzo, il cuore inizia a pulsarmi doloramente nel petto.

Bussano ancora.

Mi faccio coraggio e vado ad aprire.

Chogan è in piedi oltre la soglia, mi sorride.

"Posso entrare?"

La sua voce è dolce, carezzevole.

Non sapendo bene cosa fare mi sposto e lo lascio passare.

Chogan richiude la porta alle sue spalle e mi osserva con i suoi ammalianti occhi di ghiaccio.

"Hai freddo?"

Mi chiede venendomi vicino.

Sto per rispondergli che sì, ho freddo, ma qualcosa mi trattiene.

Non ho freddo.

Nonostante fuori ci sia la neve che continua a cadere fitta, non è entrato nessun vento gelido dalla porta quando l'ho aperta.

Non fa freddo.

Sbalordita lascio scivolare la coperta per terra, mentre Chogan mi viene più vicino.

"Dove sono?"

Chogan mi sorride mentre si china su di me e con la punta delle dita mi accarezza il viso.

"In un sogno."

La sua risposta è un bisbiglio.

Trattengo il fiato, non sento nessun formicolio al ventre e nessuna lingua di fuoco è comparsa magicamente per avvolgerlo nelle fiamme... quindi... deve essere vero...

Eppure...

La sensazione delle sue dita che mi scivolano sulla pelle, accarezzandomi le sopracciglia, gli zigomi, il mento, le labbra... è così vera... così reale.

Mi scosto leggermente, sono stordita, sono in un sogno?

"Chogan, come riesci a farlo?"

Gli chiedo mentre mi chino per raccogliere la coperta e appoggiarmela nuovamente sulle spalle, come fosse uno scudo.

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