Cap 7

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Il valore di un uomo dovrebbe essere misurato in base a quanto dà e non in base a quanto riceve.
(Albert Einstein)




Lo shooting stava andando alla grande.
Hannah stava sistemando il trucco, mentre Kelly mi stava presentando il programma del giorno: interviste, interviste e ancora interviste.
"Kelly, non ti sto seguendo" affermai "e fai una cosa: da dopo lo shooting, cancella tutto, ho altri programmi"
Kelly sbiancò.
"Scusami?!" Chiese "Tua madre ha chiaramente detto che.." Cominciò, ma alzai la mano facendola zittire.
"A mia madre ci penso io, tu fa' quello che ti ho detto"
"Ma io.."
"Kelly, fallo e basta!" Urlai
Dopo Hanna, intervenne Jonathan, il parrucchiere, che mi alzò i capelli in uno chignon alto. Devo ammetterlo, non stavo male, meglio della solita mezzacoda.
Lo ringraziai e continuai a scattare foto. Il vestito completamente bianco panna che indossavo, aveva una scollatura a cuore senza spalline e una gonna ampia (ma non troppo) e un corto strascico.
Mentre mi mettevo in posa per le foto, incrociai lo sguardo di Ian che, da lontano, mi stava osservando. Gli sorrisi e poi abbassai lo sguardo, incapace di sostenere il suo.


"Pronta!" Uscii dalla stanza vestita in modo normale, come una semplice ragazza. Jeans lunghi e strappati vicino al ginocchio, maglia nera, stivali neri e bassi con borchie sul cintino e una giacca nera con frange, la cui cucitura partiva dal braccio destro e terminava al braccio sinistro. Lasciai i lunghi capelli sciolti e mossi; trucco leggero con mascara e rossetto nude.
Davanti a me si presentò un Ian diverso. Indossava un paio di jeans neri che gli fasciavano perfettamente le gambe, un paio di stivaletti Timberland color sabbia ai piedi, maglia bianca e giacca a vento nera; i capelli corvini erano più spettinati del solito e, sotto le braccia, aveva due caschi.
"Tieni" me ne porse uno e lo afferrai.
"Hai una moto?" Chiesi, mentre camminavamo nel corridoio, dirigendoci verso il box dell'hotel.
"Si" rispose.
Entrammo nell'ascensore e pigiai il pulsante -1.
"Sai, stai bene con i capelli sciolti, sei più... naturale" mi sorrise.
Lo ringraziai sorridendo, mostrando le fossette e portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Entrammo nel box e spalancai bocca e occhi quando Ian mi mostrò la moto: era nera, lucida, alta e aveva due grandi ruote.
"Metti questa" Dal sedile, Ian estrasse una giacca a vento e me la porse "quella che hai non va bene e rischieresti di prenderti un malanno"
Seguii il suo consiglio e infilai la giacca a vento, per poi chiuderla.
"Prima le signore" Ian mi porse la mano e mi aiutò a salire sul sedile posteriore, infilai il casco, ma avevo difficoltà ad allacciarlo, così Ian mi aiutò. Le nostre mani si sfiorarono e i nostri occhi si incrociarono un'altra volta e un brivido percorse la mia schiena. I nostri sguardi erano incastrati fra di loro, come catene molto strette e fatte di un materiale indistruttibile.
Ian sbattè più volte gli occhi, come se si fosse svegliato da un momento di trans e si sedette sulla molto, per poi infilare il casco e accenderla.


Il tragitto in moto fu una cosa a due poco mitica, da rivi vivere insomma!
Avere tutto quel vento che scompigliava i capelli che uscivano dal casco, mi piaceva; per non parlare di quando mi sono staccata dal corpo di Ian e mi sono drizzata, per poi allargare le braccia e lanciare un urlo: mi aveva trasmesso quel senso di libertà che non vivevo dall'inizio della mia carriera.
Arrivati, scendemmo dalla moto e, dopo aver posto i caschi nel sedile, ci dirigemmo all'ospedale.
Ian mi circondò le spalle con un braccio, in modo tale che altri non potevano riconoscermi.
Quando prendemmo l'ascensore, c'erano due ragazzine che mi stavano fissando. Diedi loro le spalle e mi accoccolai al petto di Ian. Lui capì e mi abbracciò con le sue possenti braccia, per poi baciarmi la testa.
Per fortuna le ragazze salirono due piani prima di noi e mi staccai da Ian.
"Ciao mamma!" Ian corse ad abbracciare la madre.
"Ciao tesoro" la donna rispose con voce debole.
C'erano anche Bob e Robyn, il fratello e ala sorella di Ian, seduti sul lato destro della signora.
"Lei è Ariana" Ian mi abbracciò per un fianco "lei è mia madre, mio fratello Bob e mia sorella Robyn"
Sorrisi timida e fui subito ricambiata.
"È la tua ragazza?" Chiese la madre.
"No, mamma" intervenne Robyn "è Ariana Grande, la cantante di cui ti ho parlato stamattina, ricordi? Ian lavora per lei"
"Oh sì, che sbadata!" La signora mise la mano sulla fronte, per poi prendermi una mano "Scusami cara, ma sai, la vecchiaia" mi sorrise.
Ian mi porse una sedia e io mi sedetti accanto alla signora.
"No signora, non è vero!" Sorrisi anche io.
"Chiamami Edna, cara.. E dammi del tu" mi disse sottovoce.
"Va bene... Edna" e lei mi diede due leggere pacche sulla mano.
"Mamma, io, Rob e Ian andiamo a prendere un caffè.. Voi volete qualcosa?" Chiese Bob.
Io ed Edna rispondemmo negativamente.
"Non fare la pazzerella! Ci vediamo tra poco" Ian mi baciò la testa.
"Ariana, dimmi la verità" Edna cominciò a parlare non appena i figli uscirono dalla stanza "ma tu e Ian state insieme?"
"No, Edna. Ian è il mio bodyguard, tutto qui. È solo negli ultimi giorni abbiamo legato molto" risposi.
"Ariana, Ian merita una ragazza proprio come te: bella, dolce e carina" mi baciò la fronte.
Potei sentire le labbra secche della donna.
"Spero che guarisca presto, Edna" la abbracciai.


Controllai per l'ennesima volta l'orario dal telefono.
Le 3:24.
Sbuffai rimettendomi a pancia in su con le mani poggiate sul ventre. Il lenzuolo mi copriva fin sotto il seno, i capelli lunghi occupavano una buona parte del letto matrimoniale sul quale dormivo. Osservavo il soffitto, improvvisamente diventato interessante.
Provai a chiudere gli occhi per la centesima volta, sperando che Morfeo mi abbracciasse e che mi permettesse di fare bei sogni. Ma non appena le palpebre si serravano, mi si presentava davanti la figura di Edna. Donna sulla cinquantina con un viso scavato e occhiaie evidenti, labbra secche, capo coperto con un foulard azzurro, dello stesso colore dei suoi occhi.
Aprii gli occhi e mi alzai dal letto recandomi alla porta della camera. Meglio prendere un po' d'aria.
Afferrai le chiavi della camera, ed uscii, ma Ian non c'era. Lo chiamai più volte, ma non rispondeva. Camminai per il corridoio, fin quando arrivai al piccolo corridoio che portava alle scale antincendio. Lui era lì, che mi dava le spalle ed era appoggiato alla ringhiera delle scale di ferro; tra le dita della mano destra aveva una sigaretta.
Mi avvicinai a lui in modo cauto e gli toccai la schiena.
Ian si voltò di scatto, evidentemente non mi aveva sentita arrivare.
"E tu che ci fai qui?" Mi chiese.
"Potrei farti la stessa domanda" risposi Fumi?" Chiesi indicando la sigaretta.
"Si, ma solo quando sono nervoso o ho troppi pensieri per la testa" rispose "Bel pigiama" disse indicandomi.
Mi guardai il pigiama: total black con maglia a maniche corte di una taglia più grande e scopriva una spalla, aveva una grande bocca aperta rossa al centro che mostrava denti da vampiro, mentre i corti pantaloncini erano semplicemente neri.
Lo ringraziai e mi sedetti per terra, poggiando le spalle alla ringhiera. Subito dopo Ian mi imitò affiancandomi.
"I dottori hanno detto che mamma sta avendo delle complicazioni e... Deve moltiplicare i cicli di chemio" Ian ruppe il silenzio osservando un punto davanti a sè.
Io lo guardai, non sapevo cosa dire. Così lo abbracciai. Forte. Inizialmente Ian si irrigidì, ma poi si rilassò.
"Vedrai che andrà meglio, me lo sento" dissi "Guarirà" e lo abbracciai più forte.
"Sai, è la prima volta che parlo di mia madre e dei miei problemi a qualcuno.. Specialmente ad un famoso, mio cliente" disse.
Schiacciò la sigaretta sul ferro, spegnendola.
"Vale lo stesso per me" lo guardai sorridendo.
Improvvisamente sussurrai un brr e Ian si sfilò la giacca della divisa per metterla sulle mie spalle.
"Così avrai freddo tu" dissi.
"Non ti preoccupare" e mi abbracciò ancora di più a sè.
"Ian, a proposito di quel bacio..." Cominciai.
"Era solo per distrarre le fan che ci stavano per assalire" mi rispose diretto "Come mai questa domanda? Non pensavo mica che io.."
"No no" scossi la testa e mi alzai "Era solo.. Per sapere" sorrisi.
Mi sfilai la giacca e la restituii ringraziandolo, per poi augurare la buona notte e ritornare in camera.
Mi gettai sul letto.
Ma quanto ero stupida? Come potevo pensare che il bodyguard potesse provare qualcosa per me?

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