Cap 2

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Incontri migliaia di persone, le tocchi e non accade niente. Poi ne incontri una che nemmeno sfiori e la tua vita cambia. Per sempre.

(MRYuriOrlov, Twitter) 




"Quindi si è licenziato e i miei hanno trovato un altro bodyguard, capisci?!" gesticolai.
"Si Ari, ma ferma con le mani.. Non vorrei che il gel si rovini" mi riprese Genny, l'estetista di fiducia che mi curava mani e piedi e che mi stava stendendo un gel bianco gesso alle mani.
"E comunque lo fanno per te.. Sai che senza i bodyguard che ti guardano le spalle, potresti essere un bersaglio facile!" cercò di farmi ragionare.
"Lo so, ma.." sbuffai prima di continuare "ma mi sento schiacciata e sotto pressione.. Secondo te è normale che devono stare lì come statue anche quando sto a casa? Sono come ombre dalle quali è difficili staccarsi.." ragionai.
"E quello nuovo lo hai conosciuto?" mi chiese Genny
"No" le risposi mentre le porsi il denaro "lo incontrerò tra 15 minuti."
"Va bene, poi fammi sapere, ok? Il mio numero ce l'hai!" mi fece l'occhiolino prima di uscire.
Io sorrisi e le diedi un bacio volante prima di chiudere la porta di casa.
L'unico vantaggio delle tappe in America, era che nelle case a New York e a Boca Raton (Florida), avevo una enorme camera tutta mia con una erorme cabina armadio: la prima era la casa di papà, mentre la seconda era la casa di mamma.
I miei si separarono quando avevo solo 9 anni, ma continuarono ad avere ottimi rapporti di amicizia e, visto che mamma ottenne il mio affidamento, andavo a far visita a papà o lui veniva ai miei concerti.
Salii in camera mia ed entrai nella cabina armadio: optai per un paio di jeans lunghi e strappati, un gilet di jeans nero annodata sotto il seno per mostrare la pancia e un paio di tacchi neri. Li posai sul letto e mi recai in bagno per fai una doccia. In seguito indossai l'intimo pulito e l'outfit scelto, poi legai i miei capelli in una mezza coda, come mio solito. Mi truccai leggermente con un ombretto color champagne, mascara e rossetto di un colore neutro.
Mi guardai allo specchio, ma non ero molto soddisfatta del mio risultato. Insomma, ammettiamolo, nero e blu non vanno per niente bene!
Così mi recai nuovamente nella sezione delle maglie della cabina armadio e intravidi un top bianco con fantasie colorate. Lo afferrai e lo cambiai con quello che indossavo precedentemente.
Mi riguardai allo specchio e potevo affermare che ero più che soddisfatta del risultato.
"Arianaaaa!! Scendi!" mia madre urlò dal piano inferiore.
"Arrivo!" risposi con lo stesso tono di voce.
Afferrai il cellulare dal comodino e uscì dalla mia stanzetta, per poi scendere le scale. Quando arrivai all'ingresso della casa, incontrai un mucchio di ragazzi alti e molto robusti.
"Chi sono quei ragazzi all'ingresso?" chiesi non appena entrai in soggiorno. I miei genitori erano seduti sul sofà di pelle bordeaux e stavano confrontando dei fogli.
"Sono i bodyguard che hanno fatto domanda" rispose mia madre.
"No, aspetta... I bodyguard?!? I? Mamma, mi avevi detto che era solo uno.. UNO!! E non una squadra di calcio!" mi arrabbiai.
"Tesoro" mio padre si alzò e mi portò con sè sul sofà, facendomi sedere tra lui e mamma "sono solo 28, tranquilla.. Il tempo volerà, vedrai.." papà mi sorrise.
"Papà" sorrisi a mia volta guardandolo "questa me la paghi cara" e guardando davanti a me, urlai "AVANTI IL PRIMO!" per poi posare il cellulare sul tavolino di fronte a me.
Che la noia abbia inizio.


Erano passate circa quattro ore e mi stavo davvero annoiando.
I ragazzi che avevano fatto domanda, erano tutti uguali: alti 1,80, robusti, biondi, occhi castani, pelle chiara o mulatta, muscolosi da far paura e tutti (e ripeto, tutti) indossavano un abito nero con cravatta.
Sembravano fatti al computer.
"Bene, la ringraziamo e le faremo sapere" mia madre strinse la mano dell'ennesimo ragazzo-fotocopia, per poi passare a mio padre e a me.
"Bene, io direi che è tutto finito, no? Scegliete voi il tipo, io.." mi alzai non appena il ragazzo uscì dalla stanza.
"Ah no signorina, ce n'è un altro" mio padre mi afferrò per il braccio e mi fece sedere nuovamente.
Sbuffai.
"È l'ultimo, tranquilla!" intervenne mamma "IL PROSSIMO!"
L'ultimo "pretendente" entrò dalla porta e, mentre leggevo il suo curriculum, stavo bevendo dell'acqua dal bicchiere.
E fu proprio quando alzai lo sguardo, che sputai l'acqua.
Difronte a me era seduto un aitante giovanotto, lo ammetto. Davvero attraente. Capelli corti di color nero, che permettevano di evidenziare il colore azzurro ghiaccio degli occhi. Labbra sottili, viso perfettamente sbarbato, alto, muscoloso (non troppo) e, rullo di tamburi, indossava una maglia bianca aderente con una giacca blu notte, jeans grigi e un paio di snickers nere.
"Ariana!" mi riprese mia madre.
"Oh mio Dio!" posai il bicchiere sul tavolino "Scusami, io.." ma mi fermai.
Aspetta, Ariana, pensai, non ti devi scusare! Mettilo alla prova e vedi se resiste..
"Oops.." e soffocai una risata mettendo una mano davanti alla bocca.
"La perdoni" affermò mio padre al ragazzo.
"Non si preoccupi" il ragazzo dagli occhi di ghiaccio sorrise, con la macchia di acqua sui pantaloni.
"Allora" cominciò mia madre "lei è il signor Ian Somerhalder, nato e cresciuto a Covington, in Louisiana, ha 30 anni, ha frequentato il college e poi ha cominciato a studiare all'Università di fisioterapia, ma al secondo anno ha abbandonato per iscriversi alla scuola di formazione di bodyguard professionisti a Londra.. Inoltre, oltre alla lingua madre, conosce altre quattro lingue: italiano, spagnolo, tedesco e arabo; ha già avuto esperienze con altri personaggi importanti quali Katy Perrie, Robert Williams, Jim Carrie, Michael Jackson, Nicky Minaj.." concluse mamma.
"E.. Come mai ha deciso di abbandonare l'Università per dedicarsi alla scuola di bodyguard?" chiese papà.
"Perchè era stupido, non lo vedi dalla faccia?" risposi "Di sicuro non voleva studiare e sono stati i genitori a buttarlo via dall'Università"
Mia madre mi diede una gomitata.
"A dire il vero, signorina Grande, ci ha azzeccato in pieno: c'entra la mia famiglia, lo ammetto" mi guardò con un ghigno stampato in volto " ma non sono stati loro a costringermi di andare via, ma è stata una mia scelta.."
"Quindi sapevi di essere stupido!" affermai alzando le mani.
"..è stata una mia scelta perchè mia madre era malata di cancro e non lavorava, mio padre abbandonò la famiglia, e gli stipendi di mio fratello e mia sorella non bastavano" mi rispose, sempre con lo stesso ghigno in volto.
Divenni seria e mi immobilizzati, come una statua.
"Bene" mio padre intervenne "può bastare.. La ringrazio per aver effettuato la richiesta e per essersi presentato"
"Ringrazio voi, signore" Ian strinse la mano a papà e mamma, ma quando la porse verso di me, la strinsi con paura. Pensavo che avrebbe fatto una battutina, ma fece il baciamano.
"Arrivederci, signorina" e andò via.

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