Insieme.

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Speranza.
Questo è quello che provò Thomas non appena si svegliò nel suo abisso.
Non avrebbe mai pensato che il suo abisso gli ispirasse così tanta speranza di uscirne.
Era tutto bianco, tutto brillava di luce chiara che non faceva altro che infondere in Thomas quelle che secondo lui erano, appunto,  false speranze.
Provò a muoversi, e appena scoprì di poterlo fare alla perfezione, si portò istintivamente le mani alla testa.
Niente.
Neanche una piccola cicatrice.
Si massaggiò dove si era puntato la pistola.
Nulla.
Aveva una testa completamente nuova.
Nessun segno di proiettile.
Strano...
Provò a mettersi a sedere, e scoprì di essere su un letto.
Un letto? Ma che caspio...
Possibile che il suo abisso fosse così confortevole?
Si alzò dal letto, ed esplorò quel posto.
Era una stanza, completamente bianca.
Thomas rimase pietrificato e terrorizzato.
Terrorizzato perchè...
Che lui in realtà non fosse mai morto?
Che non avesse mai ucciso Newt?
Perchè quella stanza bianca...
Che fosse ancora alla C.A.T.T.I.V.O.?
Poteva essere.
Poteva essere che in realtà Thomas non fosse mai uscito dalla stanza bianca dello Stadio 3. Che in  realtà tutto quello che era successo fosse solo un sogno... Falsi ricordi...
Il fatto che la C.A.T.T.I.V.O. giocasse ancora con la sua mente lo fece infuriare.
Provò un odio verso quelle persone che non aveva mai provato prima.
Sentiva le mani muoversi a scatti senza il suo controllo.
La sua mano destra si stringeva in un pugno e poi si rilassava senza il suo volere.
Sentiva la testa scattare di lato a intervalli irregolari, tanto era l'odio che ormai da troppo tempo ribolliva dentro di lui.
Si girò verso il muro e tirò un pugno verso quest'ultimo. Poi un altro. E un altro ancora.
Thomas si trattenne dall'urlare.
Non era possibile.
Dov'erano i suoi amici allora?
Che fine avevano fatto?
E Teresa? Era morta? Minho? Brenda?
Ad ogni domanda, un pugno al muro.
Thomas sfogò tutta la rabbia schiacciata agli angoli della sua anima. La sentì esplodere. Prendere il suo cuore, il cervello, le braccia, le mani, tutto il corpo. Rabbia.
Non provava altro.
Gli dolevano le nocche.
Thomas non si era accorto che le lacrime uscivano violente dagli occhi.
Subito se le asciugò.
Anche se non sapeva se fossero di rabbia o dolore, Thomas si disse che non avrebbe versato più alcuna lacrima per quei bastardi che lo tenevano prigioniero.
E chissà cosa avevano fatto ai suoi amici.
Thomas però sentì le false speranze di poco prima farsi un pó vive.
La porta.
Nella stanza dello Stadio 3, la porta era chiusa.
Aveva una possibilità che fosse morto, che fosse stato liberato dal peso quale era la sua vita.
Thomas si avvicinò alla maniglia con mani tremanti. O meglio, tremante dalla testa ai piedi.
Gli era impossibile tenere ferme le mani.
La prima volta mancò la maniglia, da quanto tremava.
Si sforzò di bloccare il tremolio e afferrò la maniglia con decisione.
Piano la girò verso il basso...
Poi spinse la porta in avanti...
Un corridoio pieno di altre porte.
Un corridoio!
La porta si era aperta!
Quindi non era prigioniero della C.A.T.T.I.V.O.!
Il sollievo prese il sopravvento, e finalmente si rilassò.
Anche se non del tutto.
Dov'era finito?
Riprese in considerazione l'idea del suo abisso.
Aveva bisogno di risposte.
Sebbene fosse morto, Thomas, aveva mantenuto la sua curiosità.
Si diresse a passo deciso verso la stanza di fronte a quella da cui era uscito, ed entrò senza bussare.
La sua voglia di risposte non poteva aspettare un 'avanti'.
Entrò e si ritrovò in una stanza di specchi.
Thomas vedeva la sua immagine dappertutto.
I mobili, i muri, le finestre... tutto ricoperto di... Non di specchi.
Di sue foto.
Erano dappertutto, ricoprivano ogni cosa. Tranne il letto, bianco.
E, ovviamente, la figura sopra di esso.
Teresa.

《Tom.》
Teresa gli sorrise.
《Teresa...》
Thomas non sapeva cosa dire.
Ma era lì per avere risposte, e le avrebbe avute.
《Teresa, ho bisogno di sapere dove siamo.》
《Sono felice anche io di rivederti, Tom.》
A Thomas sembrò che lei non lo capisse.
《Teresa, ti prego, so che dovremmo parlare ma... Vorrei sapere dove cacchio sono finito, perchè sono qui, se sono o non sono morto, perchè mi sono svegliato in quella caspio di stanza, e... Perchè la tua stanza è cosparsa di mie foto?》
Teresa sospirò, poi si alzò.
《Sei in un posto felice, Tom. Il posto dove coloro che non hanno potuto godere della felicità in vita, possono avere una seconda possibilità. Sì, sei morto, e ti sei svegliato lì dentro perchè tutti ci siamo svegliati lì dentro quando siamo morti. E la mia stanza ha tutte queste tue foto perchè eri l'unica cosa a dare un pò di felicità alla mia vita.
Vedi, quando il pezzo del soffitto mi è crollato addosso, e tu sei venuto da me, mi sono sentita felice.
Felice perchè tu eri lì. Con me.
E questo è bastato per farmi avere una cosa di felice nella vita.
Ecco perchè la mia stanza è cosparsa di tue foto.
Perchè eri l'unica cosa a cui tenevo.
Chi ha una stanza completamente bianca, invece, quella cosa non l'aveva ancora trovata.
Sai, io non mi sono svegliata. Io mi sono ritrovata di colpo dentro questa stanza, sapendo già che fosse la mia. Sapevo già come andavano le cose qui e tutto il resto. Non chiedermi perchè. Non lo so nemmeno io.》
Thomas era rimasto bloccato alla parte "tutti ci siamo svegliati", e non aveva elaborato il resto.
《Aspetta... Teresa? Ci siamo svegliati? Ci sono anche gli altri? Dove sono?》
L'espressione di Teresa rimase immutata.
《C'è una persona che vuole vederti molto più di me, Tom. E mi ha detto che voleva essere lei a spiegarti tutto. Io ho già tradito questa persona, non posso dirti altro. Vieni.》
Poi Teresa andò verso la porta, uscì e indicò la porta accanto a quella della stanza di Thomas.
《Vai.》
《Grazie, Teresa.》
E Thomas si diresse verso la stanza misteriosa.

Sto arrivando, Newt.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora