Capitolo 5 - Follia?

12 3 0
                                    

«pensavo ti fossi persa» mi sorride dolcemente quando si gira a guardarmi.

Vedo il suo sguardo cambiare.
Ha capito? Lo sa?

Ma cosa dovrebbe sapere di preciso?

«che ti prende?» chiede.

Che mi prende?

Mi gira la testa.
Guardo di nuovo il ragazzo che mi è difronte, guardo la cucina, guardo i caffè sul tavolo e alla fine guardo la mia agenda per terra.
Sono sicura che Chris abbia seguito il mio sguardo perché lo vedo piegarsi a raccogliere la mia agenda.

La sta aprendo. Voglio davvero che la veda?

Mi guarda come se aspettasse un cenno da parte mia. Ma niente, non riceve niente.
Non riesco a reagire.

Eccolo, quello sguardo.

«l'hai fatto ora?» sorride «disegni bene, come hai fatto in così poco tempo?» il disegno.

«io..» provo a dire qualcosa. Ma cosa dovrei dirgli?
Mi ricordo di Mario, dei suoi complimenti per il disegno. Il disegno che non sapevo di aver fatto.

«tu?» chiede.

«questo disegno l'ho fatto prima di venire qui» sbotto. Quasi urlo. Mi sento una pazza.

Ride.
Sta ridendo? Sul serio?

«cosa ridi?» dico stizzita.

Per la prima volta, oggi, la sua risata mi sta dando fastidio.
Non mi crede.

«come puoi pensare, che una persona possa fare questo disegno» indico la mia agenda «in così poco tempo? Guarda i dettagli. La maggior parte non li avevo nemmeno notati prima di tornare dal bagno» voglio piangere, scappare, urlare. Ho paura.

«ok, ma com'è possibile che una persona possa disegnare questo» si ferma per indicare la mia agenda come ho fatto io «senza averlo mai visto prima?»

«non mi credi» sussurro.
Come potrebbe? Nemmeno io mi fiderei.

«devo andare» dico «grazie per avermi fatto vedere la casa» corro nel corridoio e mi dirigo verso l'ingresso.

Quando apro la porta, mi giro a guardare di nuovo nel corridoio. Lui non c'è, non mi ha seguita. Perché dovrebbe?

Sbatto la porta e prima di proseguire prendo un grande respiro.

L'ascensore è occupata, ma non mi va di prendere le scale.
Aspetto che l'ascensore si liberi impaziente. Non riesco a calmarmi. La testa continua a farmi male. Guardo le mie mani tremare e lentamente le vedo diventare più scure e con esse tutto intorno cade nell'oscurità.

«e lei? Chi è?» sento dire.
Squoto il capo lentamente. Mi fa malissimo la testa.

«è una ragazza» Chris. Che ci fa qui?
Aspetta, qui dove?
Cerco di aprire gli occhi ma appena ci riesco, la luce mi acceca.

«Chris andiamo, questo lo vedo. Ma che ci fa qui?» di nuovo la voce anonima. Stanno parlando di me sicuramente. Ma qui dove?!

«Chris...» sussurro. Cerco di aprire lentamente gli occhi, e questa volta li copro lentamente con una mano per coprirmi dalla luce.

«Hei ti sei svegliata finalmente» sorride.
Improvvisamente ricordo, stavo andando via e poi..

«sono svenuta vero?» chiedo.

«si, volevo ridarti questa» mi porge l'agenda «e ti ho vista per terra»

Mi guardo intorno. Questa camera non me l'aveva mostrata, deve essere la sua. Ci sono diversi poster sul muro bianco, la scrivania è piena di fogli e libri e in un angolo c'è una chitarra classica.
Improvvisamente mi ricordo della voce anonima e fisso il ragazzo dietro Chris che mi guarda torvo.

«Ciao» gli sorrido insicura «io sono Dieresi e tu?»

«Lui è Giacomo» risponde Chris per lui «stava andando a cucinare qualcosa per cena» si gira a guardarlo e Giacomo esce dalla stanza.

«cena? Che ore sono?» quanto tempo sono rimasta qui?

«quasi le 21.30» oh no «rimani per cena?»

Non sorridere. Non farlo.
Dov'è finita la parte maniaca del controllo?
Prima stavo entrando in panico per paura di non vedere questa casa, e ora? Ora che ho saltato gli altri appuntamenti senza avvertire, non me ne preoccupo? Anzi sono anche felice per un invito a cena.

«allora?» chiede insistente.

Come torno in albergo? Ma poi, perché dovrei rimanere? Conosco solo lui e ho appena incontrato questo Giacomo.

Divento rossa al pensiero che potrei davvero decidere di venire a vivere qui.

«hei se non ti va dillo e basta» lo sento soffocare una risata.

«si.. si va bene» balbetto «se non disturbo»

Mi prende la mano e mi trascina fuori dalla camera.

«lei è nostra ospite questa sera» annuncia Chris.

Giacomo e una ragazza dai capelli biondi e blu si voltano a guardarci. Mi sento così in imbarazzo.

«Io sono Dieresi, piacere» sorrido con il sorriso più falso che riesco a sfoggiare.

«Che nome buffo, pensavo Giacomo scherzasse» squittisce lei «io sono Sara» e mi abbraccia.
Ricambio con imbarazzo l'abbraccio e cerco di ignorare l'ennesimo commento della giornata sul mio nome.

La serata prosegue bene.
Sara mi rivela che sia lei che Giacomo e Chris sono in una band.
C'è anche un'altro membro nel gruppo, che abita qui con loro, ma non accenna al motivo della sua assenza a tavola, o in casa.
Ridono sul fatto che ogni settimana cambino nome al gruppo ma nonostante ciò, hanno già diversi fan, tra cui molte ragazzine, che sono abituati a questi cambi recenti.
Chris arrosisce quando Giacomo lo prende in giro del suo modo strano di andare in giro per paura di essere riconosciuto, e io rido al ricordo di lui incappucciato quando l'ho visto la prima volta oggi.

«allora verrai a vivere qui?» chiede Sara con la sua voce squillante e io quasi mi strozzo.

«ehm in realtà non ci ho ancora pensato bene» la vedo abbassare lo sguardo quasi sia rimasta delusa «è stata una giornata pesante» mi giustifico e sento Chris appoggiare una mano sulla mia gamba.

Lo fisso in cerca di spiegazioni e lui mi sorride.

Continuiamo a parlare fino a tardi e alla fine Sara e Giacomo vanno a dormire.

Non ho idea di come tornare in hotel, così cerco su Google Maps il percorso da fare valutando la possibilità di andare a piedi.
Prima che possa caricare la pagina vedo con la coda degli occhi Chris alzarsi da tavola e sparire nel corridoio.
Bei modi.

*45 minuti a piedi*

Vedo scritto sulla pagina.
Perfetto, meglio che mi avvii.
Ritorno nel corridoio e vedo Chris all'ingresso che guarda per terra.

«andiamo?» chiede.

«dove?» dove vuole andare a quest'ora?

«dove devi andare» ride «dove stai dormendo mentre aspetti di trovare una casa?»

«In Hotel, ma non devi preoccuparti non è distante» rabbrividisco quando sento le mie ultime parole.

«non fare storie» diventa serio «è tardi e devo parlarti di una cosa»

«cosa?» chiedo

«del disegno»

Dieresi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora