2 ; he was looking for her.

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La mattina seguente, Harley fu svegliata da grossi tonfi alla porta provenienti dall'esterno. Dal vetro semi trasparente poteva intravedere delle luci rosse e blu.
I suoni delle sirene della polizia erano riconoscibili a distanza di chilometri.

"Cazzo! Mi hanno scoperta...cazzo, cazzo, cazzo!" Pensò.

Infilò tutto il necessario in una borsa, compresa dei soldi, ma non tutti. Purtroppo non ci stavano, dato che con necessario intendeva i suoi vestiti preferiti, trucchi, e scarpe comprese.

La mise dietro il divano, infilò la parrucca e gli occhiali fingendosi più assonata di quanto non lo fosse già.

Aprii la porta.

-Buongiorno ragaz...ehm, signori! Avete bisogno di qualcosa?- disse sfregandosi gli occhi con le mani.
-Harleen Quinzel?- chiese il primo agente.
-Si. Ripeto, desiderate qualcosa?-
Rispose scocciata dell'attesa.
-Vogliamo ispezionare casa sua, signorina- la donna si scostò di lato facendo entrare i tre poliziotti inviati.

Non appena furono tutti di spalle, la Quinn prese la sua mazza e diede la "buonanotte" a tutti e tre gli agenti colpendoli nel coppino.
L'ultimo rimasto in piedi fece per tirare fuori la pistola, ma prima che ci riuscisse, Harley prese la sua e gli sparò a una gamba. Lui gridò dal dolore e digrignò i denti.
Non era fatale, sarebbero arrivati presto dei rinforzi e lui non sarebbe morto, ma lei avrebbe guadagnato tempo.

Iniziò a ridere e prese il suo borsone aggiungendoci anche le armi.

Prima di uscire da casa si chinò sul poliziotto e sibilò: -Avreste potuto chiamare il pipistrello. Sarebbe stato più facile per voi, idioti. AHAHAHAHAHAHAH vi ringrazio! Mi avete risparmiato della fatica!-

L'uomo ringhiò, ma la donna gli fece "ciao" con la mano e se ne andò.

I soldi che aveva portato con se non erano tutti, ma erano un bel pò. Li avrebbe usati per stare in una stanza d'hotel abbastanza piccola e poco costosa, in modo da poterci alloggiare il più tempo possibile.

Tirò fuori la sua carta d'identità falsa di scorta, con il nome di Jenette White, e si mise la mantella.

Si diresse verso la reception e prese la sua stanza senza problemi, per poi arrivarci in ascensore.

Harley si stese sul letto, ancora stanca per aver dormito poco e male.

In quel periodo i ricordi la tormentavano.
Il suo lavoro da psichiatra, la sua vecchia vita...una vita "normale" e piuttosto noiosa. Tutti i giorni la stessa routine: casa, lavoro, sedute. Casa, lavoro, sedute. E si ripeteva giorno dopo giorno.

E lui.

Il suo Puddin, così lo chiamava la ragazza.

Era un suo paziente, e più le sedute andavano avanti, più Harleen perdeva la testa per lui. Lo aveva anche fatto evadere, e tutto per amore.

Poi però lui la ha abbandonata. Lui non la amava davvero, la aveva usata.

Joker.

AH, AH, AH, AH...AAAAAH...

JOKER.

Quel nome e quella risata rimbombavano nella testa di Harley in continuazione.

Lei lo amava ancora.

I numerosi tatuaggi dedicati a lui lo dimostravano. Ma anche il suo cuore. In fondo lui la aveva resa libera di fare quello che voleva e di essere se stessa, e per questo la Quinn le era grato.

La verità?

J la amava, ma non voleva ammetterlo. La sua mente contorta non ci riusciva, così l'abbandonò in balia al dolore e senza un posto dove stare per non farla soffrire.

Ma si rese conto che senza di lei non poteva più vivere, criminale psicopatico che fosse, aveva trovato l'amore. Perchè lasciarlo andare?

Lui era libero, e si trovava a Gotham.

Lui la amava ancora più di prima.

Lui la stava cercando, e quella volta non l'avrebbe più lasciata andare.

Pretty, Little, PSYCHO ; Harley & Joker Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora