Dannazione, dannazione e maledizione al lavoro, pensò. Poi sospirò pesantemente, valutò per un attimo che la sera prima avrebbe anche potuto evitare di fumare erba visto che doveva lavorare ed essere almeno minimamente responsabile, ma arrivò infine alla conclusione che non rimpiangeva nulla. Si era divertito così tanto, per tutta la sera, e quella canna che aveva smezzato con Gerard era stata la degna chiusura di una perfetta serata libera, la prima che si prendeva dopo tanto tempo. No, non rimpiangeva nulla. Era stato divertente e oltretutto dannazione aveva solo vent'anni, se non si divertiva ora quando avrebbe potuto farlo?

Cercando di schiarirsi la mente rovistò nell'armadio fino a quando non trovò un paio di pantaloni decenti e una maglietta pulita e tentò di indossarli, solo per arrivare alla conclusione che il suo cervello era dannatamente atrofizzato quella mattina e che avrebbe dovuto adottare misure drastiche o si sarebbe addormentato sul lavoro, questo era certo. Così si diresse verso il bagno, disseminando i pezzi del suo pigiama per la strada sul pavimento, e si infilò nella doccia regolando l'acqua a una temperatura mediamente calda e, alla fine, facendola diventare del tutto fredda. Lo shock fu serio ma dopotutto se doveva svegliarsi non poteva fare altrimenti. Boccheggiando uscì dalla cabina della doccia e si strinse in un asciugamano prima di raggiungere la cucina, deciso a prepararsi un caffè bello forte; se quello non l'avesse svegliato non sapeva proprio cosa avrebbe potuto farlo.

I suoi pensieri, a quel punto, volarono a Gerard. Chissà se era già sveglio e se era effettivamente andato a lezione, aveva avuto come l'impressione che reggesse l'erba meglio di lui ma dopotutto non ne era così certo, dato che della strada verso casa conservava solo qualche vago ricordo.

Maledizione, si riprese mentalmente. Stava diventando davvero una femminuccia. Non usciva mai, non beveva da una vita e ora non reggeva più neanche l'erba; se non fosse stato per le sigarette, vizio che ancora conservava, non si sarebbe riconosciuto più del tutto e la cosa non lo faceva esattamente impazzire dalla gioia. Forse, pensò, Gerard e gli altri avrebbero finito con lo scoprire che razza di noiosa compagnia lui fosse e non avrebbero più voluto uscire insieme, dopotutto era anche nettamente più piccolo di loro, era sempre così impegnato col lavoro che non li avrebbe biasimati, e perdipiù non aveva neanche un cellulare, patetico, per l'amor di Dio.

Quando la caffettiera iniziò a fare il solito rumore gorgogliante che annunciava che il caffè era pronto Frank interruppe per un attimo il flusso dei suoi pensieri paranoici, rimanendo a fissare il fornello come se lo vedesse per la prima volta. Di nuovo finì col rimproverarsi aspramente anche se questa volta si accorse di averlo fatto ad alta voce. Maledizione, era sicuro che se avesse continuato a farsi paranoie del genere non avrebbe risolto nulla fuorché ritrovarsi un giorno a casa, raggomitolato sul letto e bisognoso di uno psicanalista, prospettiva che non lo allettava più di tanto. E inoltre non aveva motivo di preoccuparsi; non era l'unico che pareva essersi divertito la sera precedente da quel che ricordava, e gli amici di Gerard erano stati tutti molto amichevoli e aperti nei suoi confronti perciò da cosa derivava tutta quella negatività?

Accogliendo con piacere l'aria fredda della prima mattina uscì infine di casa, accendendosi la consueta sigaretta. Per lui fumare era un'abitudine che veniva da lontano; aveva iniziato il primo anno delle superiori, troppo presto anche per i suoi gusti ma ormai che poteva farci? Il periodo del liceo non era stato uno dei più felici per lui, che aveva finito col passare la maggior parte del tempo da solo oppure insieme a gente che non gli andava a genio. Era felice che Bill e Jamia frequentassero la sua stessa scuola, quella era l'unica nota positiva in grado di rendere gli anni lì dentro più sopportabili, ma erano in classi differenti e se i due erano in grado di farsi nuovi amici e di integrarsi nei consueti gruppi che vengono a formarsi alle superiori, non altrettanto era stato in grado di fare Frank. Certo, non era rimasto emarginato o cose simili; anche lui aveva finito col fare parte di qualche gruppo, con l'andare alle feste e con l'uscire in compagnia ma non aveva mai trovato davvero divertenti quelle cose, soprattutto perché era sempre, costantemente, perennemente il pagliaccio della situazione. Quello da prendere gentilmente in giro, quello che sopportava le simpatiche battutine di tutti, il pagliaccio delle compagnie e quello che non si offendeva mai.

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