XI

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Lele se n'era andato lasciandomi completamente solo e non capivo il perché. Non avevamo mai litigato, facevamo sesso regolare e sono sempre stato dolcissimo con lui... Quindi perché ora sono solo?

Tu:
Amore mio, dove sei? Mi manchi.

Lele... Qualsiasi cosa abbia fatto, perdonami ti prego! Non posso vivere senza di te. Mi sento una nullità.

Perché non mi vuoi più?

Lele... Ti amo

Mi manchi amore mio...

Tutti i messaggi che gli inviai erano inutili e patetici. Cosa potevo fare?
Dopo un mese di tentativi falliti mi arresi. Ero rimasto nuovamente solo, a quanto pare era destino.

Un pomeriggio di inizio primavera decisi di andare a fare un giro a piedi per Ferrara, fino a quando davanti a me vidi una signora anziana seduta su di una panchina, che guardava con la testa rivolta di lato, un uomo della sua età tagliare l'erba di un prato di una casa a dir poco bellissima.
La signora mi fermò.
«Mi scusi, giovanotto.»
«Buongiorno.»
L'anziana sorrise.
«Buongiorno, mi può dire che ore sono per favore?»
«Oh, certo!»
Guardai il display del cellulare.
«Sono le dodici e venti.»
«La ringrazio, sa che é proprio carino?»
Questa conversazione stava degenerando, ma per quanto mi imbarazzasse la trovai piacevole.
«La ringrazio, anche lei é una bella donna, nonostante l'età.»
«Grazie, ma vista l'ora, perché sei qui e non a pranzo?»
Passò direttamente al tu, ma io continuai comunque ad usare un modo formale.
«Non ho molto appetito, lei invece?»
Sospirò nostalgica.
«Lo vedi quel signore?»
Annuii.
«Tutti i giorni taglia l'erba del suo prato, ed ogni giorno inizia alle dieci di mattina e finisce alle dodici e trenta... É una bravissima persona, ma purtroppo ha una malattia terribile e non curabile al momento...»
Guardò verso l'uomo aldilà del cancello e sorrise ancora.
«É partito tutto dal dimenticarsi una forchetta al tavolo... Poi si dimenticò anche sua moglie, e dei suoi figli; rimanendo solo in quella grande casa.»
Rimasi ad ascoltare il suo racconto in silenzio, senza dire nulla.
«Io ne ero, e ne sono ancora innamorata; non smetterò mai di amarlo. Ma qualche rimpianto ce l'ho, quindi se la causa del tuo poco appetito e a causa di qualcosa che ti fa stare male sistemala, se é per amore, vai dalla tua anima gemella e amala, e fatti amare.»
Si alzò dalla panchina e mi prese la mano destra.
«Perché se c'è una cosa che ho imparato é che l'amore non é tutta sofferenza, almeno tutti i pomeriggi, dopo aver sfalciato il prato Sergio viene con me a prendere un the.»
Mi fece l'occhiolino con ancora il suo sguardo felice d realizzai.
«I-Io...»
«Vai... E tieni a mente le parole di una povera vecchia.»

Dopo l'altro mese di solitudine e rimpianti; con ancora in testa le parole che mi disse quell'anziana signora pochi minuti prima; continuai a camminare, ma non mi bastava piú iniziai a correre; dovevo arrivare ad una cabina telefonica il più in fretta possibile.
Appena ne trovai una, misi i pochi spiccioli che avevo in tasca e digitai il suo numero. Non me ne fregava niente se mi odiava, non mi importava di niente.
Lo volevo.
Uno squillo.
Lo desideravo.
Un altro.
Lo amavo.
«Hello
Una donna?
«Stop making nosense Annabell! Give me my phone!» [Smettila con le scemenze Annabell! Dammi il cellulare!]
Il mio cuore ebbe un sussulto; quella voce...
«Excuse me for my friend, who's talking?» [Mi scusi per la mia amica, chi parla?]
Deglutii a vuoto...
«Lele...»
«A...Ale
«Ciao amore mio.»
Gli occhi mi erano ormai divenuti lucidi.
«Ale... Dio, Ale...»
Singhiozzi... Stava Piangendo...
«Sei tornato a Londra, vero?»
Silenzio... Solo il suo respiro.
«Lele... Devo vederti.»
Il cellulare che avevo in tasca vibrò.
Un messaggio; un indirizzo.
Sorrisi.
«Arrivo amore mio, aspettami.»

L'aereo atterrò in perfetto orario all'aeroporto di Londra, il tempo era pessimo e l'aria pesante e uggiosa.
Presa la valigia dal tappeto mobile per i bagagli m'incamminai fuori dall'edificio e chiamai il primo taxi che trovai.
«Hello.»
«Buonasera.»
«Oh, italiano.»
Disse l'autista con un accento a dir poco esilarante.
«Si, mi può  portare a questo indirizzo?»
Gli porsi il piccolo biglietto con su scritto tutte le indicazioni, dopodiché l'uomo annuí e partì.

«Eccoci qui.»
Ci mettemmo piú o meno quaranta minuti ad arrivare; la casa era bella, tinta di un colore giallognolo con un giardino ed un grande salice piangente al suo interno.
«La ringrazio, arrivederci.»
Diedi i soldi all'uomo, presi la valigia e dopo che il taxi ripartì mi presi qualche attimo per pensare.
Eravamo stati lontani tre mesi, e nonostante tutto ci amavamo ancora ed intensamente; ormai non m'importava nemmeno piú perché se ne fosse andato. Lo desideravo con tutto me stesso, e nessuno me l'avrebbe piú portato via.

Penultimo capitolo. Il prossimo sarà l'ultimo per davvero :3
Grazie a tutti quelli che hanno continuato a sopportarmi, nonostante siano mesi che non pubblico nulla ^^" vi voglio bene :*

† I'm Broken Rose. † Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora