VI

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Se non l'avete ancora fatto andate a commentare nel capitolo precedente. Mi farebbe tanto piacere :*

«Cosa vuoi?»
«Ecco... Io volevo solo sapere come stavi, é da due mesi che non ci vediamo.»
Emil aveva un sorriso tirato sulle labbra e mi guardava con quegli occhi verdi-grigi.
«Entra.»
Gli feci un cenno con una mano e gli voltai le spalle per poter tornare a sedermi comodamente sul mio divano, mentre lui restò in piedi a guardarmi dall'alto, quasi intimorito.
«Beh, che c'è?»
Cercò in tutti i modi di sviare lo sguardo da me, intanto che intrecciava le dita tra quella t-shirt verde che indossava.
«Beh... Matt mi ha raccontato quello che é successo, voleva sapere come stavi, ma, anche se tempo fa ti propose di farlo... O-ora che é successo non vuole presentarsi qui.»
Distolsi lo sguardo da Emil, rivolsi il viso all'insù appoggiando la testa allo schienale e mi coprii gli occhi con un braccio.
«Cazzate.»
«C-come?»
Sospirai.
«Ho detto che sono tutte cazzate, si é solo voluto approfittare dell'occasione, come tempo fa fece con Shay...»
«Chi?»
«Lascia stare, hai altro da dirmi?»
Nel mentre pronunciavo quelle parole mi rimisi composto sul sofà.
«B-beh... Posso rimanere qui?»
Sgranai gli occhi per un millesimo di secondo.
«Ma non ce l'hai una casa? Una famiglia??»
Sorrise e guardò il pavimento.
«No... Nessuna delle due, ma se ti do fastidio ti capisco... Ciao Ale.»
Fece per andare verso la porta ma lo fermai, quasi all'istante, alzandomi dal divano e andandogli incontro, ma rimanendo comunque a qualche passo da lui.
«Aspetta!... Puoi rimanere...»
Si girò, mi guardò riconoscente e mi venne addosso abbracciandomi, io non sapendo cosa fare, dapprima rimasi immobile, poi gli poggiai una mano sulla testa, era davvero molto basso e gracile... Ma era davvero un ragazzo??
«Ecco, si, insomma... Puoi staccarti ora?»
Si scostò da me con un movimento brusco e mi guardò imbarazzato.
«Scusami.»
Alzai gli occhi al cielo.
«Smettila di scusarti.»
Gli girai le spalle e tornai a sedermi e gli feci cenno di raggiungeremi, e stavolta, mi ascoltò.
«Sai... Ti sembrerà strana come domanda... Ma comunque, posso fartela?»
Annuí.
«Tu sei gay, guisto?»
Fece nuovamente un segno positivo.
«E, si insomma... Sei vergine?»
Diventò letteralmente bordeaux e si nascose il volto con le mani.
«M-Ma che domande! Insomma!»
Io d'istinto, trovando la cosa troppo esilarante, mi misi a ridere.
«Ma come 'che domande' era semplice e pura curiosità. E poi, quanti anni hai?»
«Pura curiosità un corno! E poi... Ho diciannove anni.»
Caspita, sembra piú giovane.
«Beh, solo quattro in meno di me, pensavo di piú.»
«Mi hai per caso detto di sembrare piú vecchio di quello che sono??»
«Esatto signore.»
Finita la frase gli feci un occhiolino, che lo fece nuovamente arrossire.

«Ma dove sei vissuto fin'ora?»
«Vivevo a S.Patrignano con mia madre e mio padre, si drogavano entrambi, e andarono là per farsi curare, quando nacqui io. Poi quando, dopo quattro anni uscimmo da quel posto, fummo costretti a ritornarci, perché mia mamma ricominciò a bere e a farsi in vena, andò in coma e non si risvegliò piú, cosí rimanemmo io e mio padre... Lui si vece abbindolare nuovamente dall'alcol e dalle cattive compagnie. Quella sera di una settimana fa, fu il suo ultimo festino, lo ritrovai con una corda attorno al collo che non toccava terra.»
Febbraio.... Era la settimana scorsa.
Gli misi una mano sulla schiena per consolarlo.
«Mi dispiace, ma non potevi restare a casa con dei parenti, invece che andare con lei in quella comunità?»
«Non ho altri parenti.»
Mi sentii immediatamente in colpa per avergli detto una cosa del genere.
«Scusa.»
«Non importa, ora sono contento.»
Mi rivolse un bellissimo sorriso.

Il campanello suonava insistentemente da qualche minuto, controllai il display del cellulare, accecandomi e constatando che erano le 3:00 di mattina.
Mi alzai ed andai ad aprire la porta, ritrovandomi davanti tre agenti di polizia.
«Scusi per l'ora indiscreta, ma si trova qui Emil cremisi?»
Ero troppo assonnato capire cosa volesse quel poliziotto quindi annuii semplicemente.
«Perché scusi?»
«Si pensa abbia ucciso lui suo padre, Roberto Cremisi.»
Ok sto sognando.
«Come prego? Parliamo della stessa persona?»
«Ragazzo alto circa un metro e sessantacinque, capelli corvini e occhi verdi.»
Annuii, parecchio scosse e mi avviai verso la camera con i poliziotti che mi stavano dietro.
Mi avvicinai al letto e scossi appena Emil che emise un mugolio.
«Emil... Emil svegliati.»
Aprii gli occhi e trovandosi di fronte i due agenti mi si aggrappò al collo.
«Emil Cremisi, lei é accusato di omicidio.»
«Io no! Io posso spiegare!»
Come poteva spiegare...
«Si giri e mani sulla schiena. Ogni cosa che farà o dirà potrebbe essere usata contro di lei.»
Il corvino non protestò ma si mise a piangere non appena capí che io non sarei andato con lui.

«Condanna a otto anni per omicidio, l'ha ammesso.»
Non credetti alle mie orecchie.

Scusate il capitolo corto, scusate la poca ispirazione .-. Allora... Vi ho un po' sconvolto l'esistenza??? XD
Commento e stellina, grazie <3

† I'm Broken Rose. † Where stories live. Discover now