Chapter 6

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Corsi a casa il più velocemente possibile; Jen si era incazzata e io non potevo permettermi di perderla.
Arrivai a casa e vidi la sua macchina parcheggiata sulla strada, non l'aveva  nemmeno ritirata.
La lasciai anche io sul vialetto ricevendo un urlo incazzato da parte del vicino.

<Se lasci la tua auto sul vialetto come pensi che io esca con la macchina?!> urlò mentre agitava le mani per aria. Io mi fermai un attimo e mi voltai verso di lui.

<Sto litigando con la mia fottuta ragazza perchè mi è fottutamente piaciuto quando Calum mi strusciava il suo cazzo addosso e lei viene a rompere per questo?! Non scassi i coglioni!> lo lasciai inebetito dietro alla siepe mentre io mi avviavo a passo svelto verso casa e chiudevo la porta alle mie spalle chiamando Jennifer a gran voce.

<Jen! Cazzo Jennifer rispondi!> urlai mentre salivo le scale ritrovandola in lacrime sul letto.
Alzò lo sguardo e iniziò a parlare lentamente, guardandomi con un leggero disprezzo negli occhi.

<Sto provando a credere che tutto questo sia uno scherzo> sussurrò mentre una lacrima le rigava il viso.

<Cazzo è successo ma non è significato nulla per me!> tirai un pugno alla porta, facendola tremare leggermente.

<Ti sei eccitato Ashton! Tu hai provato piacere mentre quel... Coso ti si strusciava sopra!> urlò mentre ricominciava a piangere.

<Okay, sì mi sono eccitato! Ma io amo te!> urlai di nuovo mentre lei si alzava e si avvicinava a me.

<Tu, tu stai diventando gay per colpa di quel ragazzino> disse avvicinandosi, sentii il disprezzo che uscì dalle sue labbra mentre pronunciava la parola 'gay'.

<Cos'hai contro i gay?!> sputai, non poteva permettersi di insultare i gay anche se non lo ero.

<Loro, non sono normali!> urlò mettendosi le mani nei capelli.

<Non sono normali?! Gli omofobi come te non sono normali!> urlai puntandole il dito contro.

<Ma cosa ti prende Ashton?! I gay sono ragazzi che amano altri ragazzi, non c'è niente di normale in loro!> urlò di nuovo mentre mi dava una spinta facendomi sbattere contro la porta.

<Basta! Stai dicendo solamente cazzate, tutto quello che dici è una cazzata!> urlai a mia volta uscendo dalla stanza e sbattendo la porta. Tornai in salotto sedendomi sul divano.
Mi strappai la bandana dalla fronte lanciandola sul tappeto, perchè non capiva che i gay non avevano nulla di anormale?
In questo momento, più che amarla, provavo un grande disprezzo nei suoi confronti.

***

Jennifer scese verso le otto, la seguii con lo sguardo fino in cucina e quando la vidi entrare mi appoggiai allo stipite della porta.

<Non capisco> dissi e la feci voltare per lo spavento <Perchè te la prendi con i gay?> continuai facendola sbuffare rumorosamente.

<Senti, non c'è nulla di normale ad amare una persona del tuo stesso sesso> chiuse il discorso versandosi una tazza di cioccolata che aveva preparato in precedenza.

<Perchè?! Perchè la pensi così?!> continuai, sbattendo una mano sul tavolo. Lei posò la cioccolata e si sedette stizzita al tavolo.

<Vuoi sapere la verità?> chiese mescolando la cioccolata con un cucchiaio. Io annuii in attesta di sapere quello che l'aveva fatta diventare così insensibile.

<Credo che ti ricordi di Kyra, la mia migliore amica> iniziò e io annuii <Sì, non vi vedete più> risposi.

<Infatti, un giorno arrivò a casa mia dicendomi che era innamorata, non di una persona qualunque, ma di mia sorella e che lei ricambiava> fece un segno di ribrezzo con la testa.

<Non ho mai provato tanta umiliazione e ribrezzo in tutta la mia vita, i miei lo hanno accettato ma io no, non l'avrei mai fatto> finì sorseggiando la cioccolata.

<Ma, tutto questo è disgustoso...> dissi.

<Lo so! Sapevo avresti capito!> disse avvicinandosi e cercando di abbracciarmi ma io mi scansai.

<Tu sei disgustosa, hai rifiutato la tua migliore amica e tua sorella perchè si amano, sei un mostro> dissi staccandomi dalla sua presa e correndo in camera per poi preparare una valigia con tutta la sua roba.
Quando scesi lei mi guardò sconvolta.

<T-te ne vuoi andare?> disse quasi in lacrime.

<No, questa è casa mia. Sei tu che te ne vai.> sussurrai a pochi centimetri dalle sue labbra per poi lasciarle la valigia davanti e cercare di darle una coperta.

<M-ma Ash!> disse cercando di aggrapparsi alla mia maglietta ma io la staccai e le diedi la coperta.

<Per sta notte starai qui, ma domani ti voglio fuori, sono stato chiaro?>

<Non sai cosa stai dicendo> disse ancora.

<Lo so benissimo, quindi, domani ti voglio fuori.> dissi per l'ultima volta prima di andare in camera, chiudere la porta e cadere in un sonno profondo.

***

Quando mi svegliai, l'indomani mattina, Jennifer se ne era già andata e aveva portato con se tutta la sua roba. Mi ricordai di aver lasciato l'auto davanti il vialetto del vicino, così mi vestii in fretta e scesi per spostarla dentro il garage.

Salii in macchina e la posteggiai in garage, uscendo poi e chiudendo la serranda. Feci per entrare ma una voce mi chiamò

<Ash?> mi voltai e capii che a chiamarmi era stato il vicino. Mi avvicinai alla recinzione di legno dietro al quale c'era il signor Gregor <Si?> chiesi.

Fece una faccia preoccupata all'udir della mia voce <Tutto bene? Ieri dopo che sei entrato ho sentito delle voci...> domandò cautamente.

Sospirai <Be non proprio... L'ho lasciata e poi l'ho cacciata di casa....> abbassai lo sguardo.

<Cavolo Ash, mi dispiace... Immaginavo che sarebbe successo qualcosa di brutto, ma non credevo arrivaste a questo punto. Comunque sappi che quando avrai bisogno, puoi sempre contare su di me> disse scompigliandomi i capelli come quando ero piccolo. Quel gesto e quelle parole mi fecero sorridere.

<La ringrazio signor Gregor, mi ha tirato su il morale. E comunque scusi per ieri> sorrisi mortificato.

<Ma di che Ash, e comunque tranquillo. Avevo intuito che eri troppo nervoso per ragionare> mi sorrise anche lui e feci per andarmene ma prima che potessi entrare dentro mi chiamò di nuovo. <Oh...Ash?>

Mi voltai <Si?>.

<Ieri quando hai parcheggiato hai detto "perchè mi è fottutamente piaciuto quando Calum mi strusciava il suo cazzo addosso". Che intendevi dire?> disse alzando e abbassando spasticamente le sopracciglia.

Diventai rosso fino alla punta delle orecchie, e lui scoppiò in una fragorosa risata che mi fece imbarazzare ancora di più. <Tranquillo, ho capito subito. Non ti trattengo più!> disse tornando a tagliare l'erba.

Rientrai in casa e mi appoggiai alla porta. Cavolo, quell'uomo poteva anche avere 78 anni, ma di certo non era stupido.

Oh crap! |CashtonWhere stories live. Discover now