6 - Il Dolore di una Madre

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Dopo aver letto quell'episodio nel diario di Jule molte domande avevano affollato la mia mente: cos'era accaduto quella notte, cosa era cambiato in lei, cos'aveva scoperto su se stessa, come era andata a finire quella vacanza.

Avevo anche cercato di ricordare ogni particolare di quando era tornata, cosa mi aveva raccontato, se il suo comportamento era stato in qualche modo diverso dal solito, ma non ero giunta a nessuna conclusione.

Avevo sfogliato il diario alla ricerca di indizi, ma nei giorni successivi non vi erano riferimenti a quanto accaduto e sembrava quasi che Jule avesse davvero voluto dimenticare tutto, cancellandolo dalla sua storia scritta, eppure ero certa che qualsiasi cosa fosse accaduta l'avesse segnata profondamente.

Sospirai: quello era un pezzo importante del puzzle, lo sentivo dentro, dovevo quindi scoprire assolutamente cosa rappresentava.

Iniziò a formarsi un piano ben preciso nella mia mente, ma per metterlo in atto dovevo prima trovare il modo per parlare con le uniche persone che potevano far luce su questo mistero, i gemelli che avevano passato con lei le vacanze.

Presi il telefono e un lungo respiro per calmare i battiti del mio cuore, poi chiamai la mamma di Jule.

"Buongiorno Bruna, ti disturbo? Sì, tutto bene grazie, tu come stai? Mi chiedevo se potessi venire a trovarti oggi... no, no, non è affatto un problema, mi fa piacere restare per pranzo. Ti serve qualcosa? Ok, pochi minuti e sono da te!".

Al telefono mi era sembrata tranquilla, la voce bassa e un po' roca, felice di sentirmi. Mi sentivo un po' in colpa ad andare a trovarla solo ora che avevo un obiettivo, ma prima proprio non mi ero sentita di affrontarla e condividere con lei il senso di perdita. Comunicavamo attraverso brevi messaggi quasi tutti i giorni, solo per sentirci comunque vicine e non isolate, ma credo entrambe sentissimo ancora il dolore per la scomparsa di una persona così importante con troppa intensità.

Mi cambiai, avvertii i miei genitori di dove sarei andata e uscii nell'afa di mezzogiorno, provando solo un leggero conforto nel fatto che le nostre case fossero vicine.

La luce e il calore erano insopportabili, opprimenti.

Io e Jule eravamo sempre state innamorate dell'autunno e dell'inverno, della pioggia e dei temporali, delle serate passate a casa sotto la coperta a vedere un film e gustarsi una cioccolata calda, dei colori delle foglie e e del profumo delle castagne arrosto, del vino e del mosto, del Natale... ora tutto sembrava immobile nell'aria densa, lontano e dimenticato, e sembrava davvero che quella lunga estate non dovesse finire mai.

A metà strada, lungo il giardino, un camioncino solitario vendeva frutta, verdura e altri prodotti gastronomici. Mi fermai per prendere qualcosa, poi continuai a camminare.

Arrivata a casa di Bruna aspettai che venisse ad aprirmi e sentii un dolore al petto, quasi come il cuore mi venisse strappato via, quando la porta si aprì e la vidi sorridermi in pigiama e realizzai che Jule non mi sarebbe venuta incontro come sempre accadeva quando andavo a casa sua, che di lei non era rimasto che il ricordo.

La casa era in ordine anche se appariva trasandata, un velo di polvere sulle superfici, tanti fiori sfioriti dentro vasi di fortuna, un odore dolce e nauseante di putrefazione.

Mi lasciai abbracciare e strinsi forte Bruna, sentii le sue lacrime silenziose sul collo, bruciare come fossero di fuoco. La portai dentro, quasi sostenendone il peso e la feci sedere in cucina, poi iniziai a preparare del tè.

Mia nonna era sempre stata un'amante di questa bevanda ambrata e delle sue tradizioni sparse per tutto il mondo, dall'Inghilterra al Giappone, e mi aveva cresciuto con l'idea che una tazza di tè migliorava ogni cosa, dissolveva i cattivi pensieri, focalizzava la volontà alla ricerca del bello e della positività. Se tutto questo era vero, adesso ne avevamo bisogno più che mai.

La più grande delle AvventureWhere stories live. Discover now