Prologo

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" No, ti prego smettila! Mi stai facendo male papà! " continuavo a urlare disperata mentre lui mi riempiva di calci.

Sembrava posseduto, aveva gli occhi iniettati di sangue, e puzzava di fumo e alcool.

Ormai erano anni che andava avanti così. Usciva la mattina all'alba per poi tornare la sera con degli sconosciuti, mi rinchiudeva in camera tutto il giorno e mi faceva uscire solo per mangiare. E a volte neanche per quello.

La mamma era morta dandomi alla luce, e lui si è sempre preso cura di me fino a tre anni fa. All'inizio tornava tardi a casa solo qualche giorno alla settimana e poi sempre più frequentemente. Mi ha tolto i contatti con tutti gli zii, e con i miei nonni materni, che erano l'unica cosa a tenere vivo il ricordo di mia madre dentro di me.

Poi cominciò a picchiarmi, prima mi dava qualche schiaffo, poi passò ai pugni e da lì sempre più violento. Tutte le sere. Ormai non riuscivo neanche più a guardare per via degli occhi gonfi. È questa è stata la mia vita per undici anni. Undici schifosissimi anni.

Appena ha finito di sfogarsi sul mio corpo, ormai accasciato a terra senza forze, si dirige alla porta d'ingresso e esce fuori sbattendola violentemente. Ne approfitto per cercare il bigliettino con il numero dei nonni e li chiamo dal telefono fisso.

Uno squillo.

Due squilli.

Tre squilli.

Quattro. E quando comincio a pensare che non prenderanno finalmente rispondono.

"Pronto?" dice la voce della mia adoratissima nonna.

" Nonna sono Chantal, ti prego vienimi a prendere. Ti scongiuro nonna." sussurro per paura che satana possa rientrare da un momento all'altro. Un

"Oddio piccola mia, ma che succede?" chiede con voce rotta.

" Ti spiegherò tutto nonna ma ti prego devi portarmi via da qui" sento la serratura della porta girare " aiutami nonna!" e detto questo riattacco e corro in camera mia preparandomi al secondo round.

Il giorno dopo.

Mi alzai dolorante dal letto sentendo bussare alla porta di casa freneticamente. Quando finalmente la apro le lacrime cominciano a scendere senza che io riesca a fermarle.

"Nonna!" dico in un sussurro.

"Mio dio! Chanty cosa ti ha fatto quel mostro?" domanda mio nonno alla vista del mio viso tumefatto stringendomi in un abbraccio.

"Vi prego portatemi via da qui, vi prego..." non faccio in tempo a finire la frase che sentiamo la sua voce urlare furiosa.

"Cosa ci fate voi qui? E lasciate stare mia figlia!" tuona mio padre. Mi faccio ancora più piccola nell'abbraccio del nonno.

Discutono per quelle che mi sembrano ore. Quando lo vedo dirigersi verso la porta e ignorarmi una luce di speranza si accende dentro di me che però viene subito spenta dalle sue parole." Ti riprenderò tranquilla e a quel punto non mi scapperai più." E detto questo sbatte la porta furiosamente.

"Non ti succederà niente tesoro, adesso ci siamo noi con te." dice nonna abbracciandomi.

Così andammo via da quel quartiere depravato del Baltimora e ci dirigemmo nella bellissima New Orleans.


Sono tornata! Ho cancellato la storia precedente perché non mi convinceva molto. E questa la dedico a Giuliarcobalenonero.

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