Lettera numero quattro

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Notte d'estate

Come le onde sentono di appartenere al mare, così io mi sentii di appartenerti.

Era il tramonto. Il sole disegnava fasci di luce sulla superficie dell'acqua salmastra. Ricordo che mi lambiva le caviglie.

Tu eri a qualche passo di distanza da me. Ed io che ti guardavo come se fossi l'unica cosa meravigliosa da guardare. E tu, facevi altrettanto.

Ricordo i tuoi occhi, il tuo sorriso. Il tuo dolce essere. Lì.

Il tuo dolce accorgerti di me.

Ero un fascio di nervi ed un fiocco di completa timidezza.

Imbarazzo, direbbero altri.

Ma amore confesso io.

Prendesti coraggio e ti avvicinasti, ricordi?

Io ricordo tutto. Ogni minimo dettaglio. Forse perché, fu quello il giorno che tanto attendevo.

Essere nel mondo. E mi capitò di trovarmi nel tuo, il che fu anche molto meglio.

Cominciasti a parlarmi. Ed io cominciai a vivere.

Sorrisi. Parole. Ci sorpresero entrambi. Forse perché celarono la più grande delle certezze. Quello dell'essersi trovati.

E passarono i giorni. Tu con me ed io con te. Inseparabili.

Fino a quel giorno.

Fino a quel giorno di inizio inverno.

Ti nascosi. E io cominciai a cercarti.
Ma ogni volta eri sempre distante.

Poi partisti nel mio cuore e da lì cominciò la mia corsa dietro quel treno.

Cominciai ad aspettarti.

Le cento lettere di me e di teWhere stories live. Discover now