Epilogo

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I sotterranei di Lestrange Manor erano freddi ed inospitali. L'androne principale era illuminato da diverse fiaccole, che creavano giochi di luci ed ombre sui muri di pietra. In lontananza si udivano i lamenti dei prigionieri. Erano grida sommesse di uomini e creature che avevano orami perso la speranza. Le antiche celle, teatri di torture e di prigionia, si dipanavano lungo il corridoio in penombra. Al suo imbocco vi era un enorme stanza di forma ottagonale. In quel momento una quarantina di uomini vestiti di nero erano disposti a cerchio ed erano rivolti verso il suo centro.
Lord Voldemort era l'unico dei presenti a non indossare la tunica scura e il volto serpentino sorrideva soddisfatto alla vista di ciò che si stava compiendo.
Davanti a lui, in mezzo al cerchio di accoliti, Lucius Malfoy stava eseguendo il rituale di iniziazione, incidendo sulla pelle diafana del figlio il Marchio Nero.
Draco Malfoy non emise nessun lamento. Stringeva i denti, mentre la sua pelle veniva violata con quello sfregio infame. Dentro di lui si dibatteva un rancore profondo nei confronti di tutti i Mangiamorte e del Signore Oscuro. Li odiava tutti per quello che gli stavano facendo.
Il dolore si fece ancor più intenso quando sulla pelle comparve il serpente. Il respiro gli si mozzò in gola per la fitta lancinante. Il braccio ardeva, come se gli stessero passando dei tizzoni ardenti sulla pelle viva. Bruciava e si stava macchiando di un infame simbolo di servile obbedienza, di un marchio che gli avrebbe tolto per sempre il libero arbitrio. Uno sfregio che sarebbe rimasto per sempre sulla sua pelle. Uno sfregio che non aveva voluto, ma che suo padre gli aveva imposto con la forza. Perché ogni Malfoy che si rispetti deve perseguire la causa del Signore Oscuro e di tutti i Maghi Purosangue. Il dolore era quasi insopportabile e temette di non riuscire a trattenere le urla ancora per molto. Poi suo padre si fermò.
- È fatta. Ora anche tu sei uno di noi, figlio mio.
Draco si guardò il braccio rosso per l'irritazione su cui spiccava il Marchio Nero. Poi Lord Voldemort batté le mani e gli si fece vicino.
- Molto bene, Draco. Benvenuto fra noi.
Lucius annuì come tutti i presenti, poi parlò rivolto al figlio.
- Ora tu sei un vero Mangiamorte e per dimostrare la tua fedeltà al Signore Oscuro, dovrai uccidere Albus Silente.
- A morte Silente!
Gridarono in coro tutti i Mangiamorte, ma Lord Voldemort alzò una mano e li fece tacere. Scrutò attentamente Draco, poi emise la sua sentenza.
- No. Il tuo compito sarà quello di uccidere Hermione Granger.
Draco spalancò gli occhi, mentre il cuore gli si incrinava in mille frammenti.
- No.
- Che significa no?
Domandò Lucius con tono tagliente.
Draco scosse violentemente il capo. Non lei. Tutti ma non lei.
- No! Non lo farò mai. Nooooo!

Draco balzò a sedere di scatto sul letto, con il cuore che martellava violento nelle orecchie. Si premette una mano sul petto e trasse un lungo respiro. Era madido di sudore.
Un incubo.
Era soltanto un incubo. Poi udì di nuovo il rumore che l'aveva destato dal sonno.
- Guaaaah!
Sbatté le palpebre nell'oscurità e si voltò alla sua destra. Sul comodino la sveglia segnava l'una passata e la luce debole del display illuminava in parte il walkietalkie bianco e rosso, da cui proveniva il pianto.
Un frusciare di coperte al suo fianco gli fece riportare lo sguardo sul letto matrimoniale. La donna con i capelli ricci si puntellò sui gomiti e fece per alzarsi.
Draco allungò una mano a toccarle la spalla.
- No. Resta a dormire. Vado io.
Le sussurrò e lei si lasciò andare sul cuscino con un debole borbottio. Draco le depose un leggero bacio sulle labbra, poi scese dal letto. Afferrò la vestaglia argentea abbandonata su una sedia e la indossò, stringendo la cintura. Si passò una mano sul viso ed aprì la porta della camera da letto. In corridoio una decina di luci si accesero al suo passaggio. Draco superò un paio di porte ed aprì quella alla sua sinistra.
La cameretta era illuminata da una luce soffusa, che proveniva da una lampada babbana per bambini. Si avvicinò al lettino con le alte sponde bianche e si chinò su di esso. Gli arrivò in risposta un potente vagito. Il bimbo di appena otto mesi che stava strillando, si dimenava sotto le copertine, i pugni stretti e gli occhi ridotti a due fessure.
- Che succede ometto? Ti fanno male i denti?
Sussurrò Draco mentre lo prendeva in braccio. Il bimbo continuò a piangere, mentre lacrime copiose gli rigavano il viso rubicondo e leggermente congestionato.
Draco se lo portò al petto e gli diede delle leggere pacche sulla schiena.
- Su, non piangere Lucian. Adesso c'è Papà con te.
Ma il bimbo seguitava a vagire disperato, così Draco prese il ciuccio dal fasciatoio e glie lo mise in bocca. Quella trovata sembrò tranquillizzarlo per qualche attimo. Così l'uomo uscì dalla stanza, tenendo il bimbo fra le braccia. Alla luce più decisa del corridoio, la testa bionda del piccolo Lucian si rivelava essere una perfetta replica dei crini altrettanto biondi del padre. Draco si soffermò ad osservare suo figlio.
Era perfetto.
Le dita piccole in quel mentre stavano stringendo i bordi della sua vestaglia, mentre la testa era abbandonata sul suo petto. Gli occhi dorati erano aperti e vigili, anche se leggermente umidi per il pianto. Le guance tonde e la boccuccia si muovevano ritmicamente, mentre era intento a succhiare il suo ciuccio con grande concentrazione. L'uomo se lo strinse al petto con affetto e gli diede un bacio sulla fronte.
Suo figlio.
Certe volte non gli sembrava vero. Lui, Draco Malfoy, era padre. Un calore che orami aveva imparato a riconoscere, gli si diffuse in petto e sorrise.
- Devi fare il bravo, Lucian. La mamma si deve alzare presto domani. Visto che Papà invece è in ferie e può stare sveglio fino a tardi, ti porto a fare uno spuntino, che ne dici?-
Prese le scale che portavano al piano terreno e per poco non inciampò su una palla di plastica abbandonata sull'ultimo gradino. Si maledisse per aver accettato che sua moglie sostituisse gli elfi domestici con del personale Babbano, che lei si ostinava a chiamare "collaboratori domestici". Sì, collaboratori nell'attentare alla sua vita e a quella del suo erede!
Raggiunse la cucina moderna che era stata ristrutturata cinque anni prima. Era un ambiente allegro e ben illuminato, che non aveva nulla a che vedere con il tetro focolare che era stata ai tempi della sua infanzia.
Mise Lucian nel seggiolone Babbano ed aprì il frigorifero, per prendere un cartone di latte. Con l'aiuto della magia lo scaldò e lo versò nel biberon, aggiungendo alcune gocce di una pozione che alleviava il dolore per i dentini da latte. Prese di nuovo il bimbo in braccio e gli tolse il ciuccio di bocca, per sostituirlo con il biberon. Lucian accolse con entusiasmo lo scambio e si impegnò a bere con gusto, appoggiando la calda testolina al petto del padre. E Draco sentì ancora quella piacevole ondata di calore.
Quante cose erano cambiate in sette anni. Se qualcuno gli avesse detto da ragazzo che un giorno sarebbe diventato il Ministro delle Relazioni Estere con Maghi e Babbani, gli avrebbe riso in faccia. Invece era proprio così. Lui, Draco Malfoy, il Purosangue per eccellenza, nonché Principe di Slytherin ai tempi di Hogwarts, aveva a che fare la maggior parte del tempo con politici Babbani di tutto il mondo. E non faceva altro che viaggiare in aereo come un di loro, perché il Ministro Pilcher, che era al suo secondo mandato, aveva insistito sull'idea di armonizzare le due culture. Draco, in un primo momento, si era dimostrato contrario a riguardo e aveva esposto la sua opinione sulla maggiore comodità delle Passaporte. Ma il Ministro della Magia era stato irremovibile, così era da cinque anni che accumulava miglia da frequent flyer come un qualsiasi business man.
E cosa dire di sua moglie, se non che era il membro più giovane del Wizengamot, il tribunale supremo dei Maghi. Ebbene sì, la Mezzosangue So-tutto-io era riuscita ad eccellere anche in quello, oltre, ovviamente, ad aver scelto lui come marito!

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