Capitolo 1. Un ballo in ballo

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Quel tardo pomeriggio la pioggia scendeva delicata su Hogwarts. Da lontano il Lago Nero rispecchiava il grigio del cielo. Il soffiare del vento increspava la superficie creando delle piccole onde.
Un giovane studente, seduto sul muretto del porticato, osservava la scena con un'espressione assorta in volto.
I crini biondi erano mossi dalla corrente e una sottile scia di fumo usciva dalla sigaretta che teneva fra le dita. La pelle diafana e perfetta del viso e due occhi grigi come lame di acciaio scrutavano l'orizzonte.
Draco Malfoy diede un tiro alla sigaretta e sorrise amaro.
Che destino beffardo.
Non riusciva ancora a credere che la sua vita fosse cambiata in maniera così drastica. Prima di quell'estate, lui era stato sempre fedele ai suoi principi. Agli ideali della sua famiglia, impostigli fin dalla nascita e che non aveva mai messo in discussione. Aveva giurato fedeltà al Signore Oscuro, a Colui-che-non-deve-essere-nominato e aveva pagato il prezzo di tale abnegazione sulla sua pelle. Come quel maledetto Marchio Nero che gli avevano impresso con la forza. Era sempre lì, tatuato sul suo avambraccio sinistro come ogni Mangiamorte che si rispetti.
Il teschio con un serpente annodato che gli esce dalla bocca. Era stato suo padre a puntare la bacchetta sul braccio e a pronunciare la formula Morsmordre.
Quante cose erano accadute dopo quel giorno.
Ormai del tanto temuto Lord Voldemort non restava neanche un granello di polvere. Morto definitivamente e per mano del Bambino Sopravvissuto, il famoso Harry Potter.
La battaglia era giunta al culmine una notte di luglio al Ministero della Magia, dopo un tentativo di trarre in scacco i protettori del Mondo Magico: il Trio dei Miracoli, capeggiato da Harry Potter, l'Ordine della Fenice e tutti gli Auror votati alla causa. Una trappola che si era rivelata fatale sia per il suo stesso creatore, Lord Voldemort, sia per i suoi seguaci Mangiamorte.
E Draco Malfoy aveva tradito.
Era passato dalla parte dei "buoni".
Lui, un anima dannata per l'eternità, si era aggrappato a quello spiraglio di luce, offerto da Albus Silente, e si era tirato fuori dal buio. Aveva compiuto una scelta coraggiosa, rinnegando il suo stesso sangue.
"Scelta coraggiosa? Ma non prendiamoci per il culo!" pensò Draco, ghignando a se stesso. Era stato un codardo perché aveva preferito buttarsi alle spalle il suo retaggio. Lui che a quella causa non aveva mai veramente creduto. Lui che avrebbe preferito vivere tranquillo, senza doversi schierare con quello o quell'altro ancora. Vivere la sua vita senza che gli fosse imposta da nessun altro. Per questo aveva accettato l'aiuto del Preside. Aveva voltato le spalle alle famiglie Purosangue più antiche di Inghilterra, in cambio di un'esistenza senza troppi scossoni. Ma così non era stato. Adesso quei pochi Mangiamorte che non erano ancora stati rinchiusi ad Azkaban, lo avrebbero voluto morto. Era inutile aggiungere che tra i "Buoni" non fosse il benvenuto.

Hermione Granger uscì dalla biblioteca con una consistente pila di libri tra le braccia.
Percorse il corridoio un po' affaticata dal peso della cultura e si trovò a passeggiare lungo il porticato.
Il tempo era grigio e terribilmente inglese.
Si fermò qualche istante a contemplare il paesaggio. L'aria era densa di elettricità e il profumo di temporale era ovunque. In sottofondo il rumore incessante della pioggia e di improvviso udì il rombo di un forte tuono. Trasalì per lo spavento.
Se c'era una cosa che metteva veramente paura ad Hermione Granger, erano i temporali. Molto di più della sua paura di volare o di presentarsi impreparata ad un compito. L'aria di inizio settembre le fischiava attorno ai capelli, facendoli sembrare una criniera leonina. Come se non fosse sufficiente avere i ricci più ribelli di tutta Hogwarts!
Continuò a procedere con passo spedito, pensando alle quattro pergamene di Pozioni da consegnare tre giorni dopo. Ovviamente i compiti per l'indomani erano stati fatti due giorni prima e ricontrollati almeno cinque volte.
Con la coda dell'occhio scorse un qualcosa che la fece distrarre dai suoi pensieri.
A circa dieci metri di distanza, qualcuno stava fumando, fregandosene completamente dei divieti appiccicati un po' ovunque. Forte del suo nuovo incarico di Caposcuola, Hermione partì con passo marziale, pronta a riprendere lo studente indisciplinato.
- Ehi, tu! Cosa pensi di fare? Non hai letto i cartelli? È vietato fumare sotto il porticato. E oltre a contravvenire ad una regola di Hogwarts, danneggia gravemente la salute di chi sta intorno.. -
E mentre proseguiva con la sua ramanzina, in una perfetta imitazione della McGranitt, giunse di fianco al soggetto incriminato, che scocciato si voltò e le mostrò la sua identità.
Il discorso le morì in gola mente realizzava di aver di fronte il Caposcuola di Serpeverde, Draco Malfoy.
- Cosa hai da starnazzare tanto Granger? Vai a rompere le palle a San Potter o a Lenticchia. Io faccio quello che mi pare. - Rispose Malfoy, con fare altero.
Diede un altro tiro alla sigaretta, consapevole della provocazione.
-Ti sbagli Malfoy! Il fatto che anche tu sia un Caposcuola non ti autorizza a violare le regole come ti pare e piace. Anzi, dovresti essere d'esempio per la tua Casa. Spegni quella sigaretta immediatamente! -
Esclamò, rivolgendogli uno sguardo determinato. E altrettanto determinato era Malfoy a non dargli quella soddisfazione. Soprattutto perché nessun poteva dare a lui degli ordini. Non ci era riuscito nemmeno il Signore Oscuro, figuriamoci una piccola Mezzosangue Zannuta e impertinente!
- Io non prendo ordini da una lurida Mezzosangue.
Scandì lapidario e in un attimo gli occhi ambrati di lei e quelli argentei di lui si scontrarono, trasmettendo l'odio e il disdegno reciproco.
Hermione incassò l'insulto, come se l'avesse colpita una lama. Odiava quella maledetta parola. Significava solo disprezzo. Era un modo per additate i Sangue Sporco come lei, nati da genitori Babbani. Persone che secondo Lord Voldemort e i Mangiamorte non sarebbero dovute mai esistere.
- Ed io non intendo farmi mettere i piedi in testa da un Mangiamorte rinnegato.
Sputò con rabbia. La reazione fu istantanea.
Di scatto Malfoy le arrivò a un soffio dal viso con espressione minacciosa. Gli occhi argentei dardeggianti di rabbia.
- Non osare rivolgerti a me con questo tono, sporca Mezzosangue!-
Hermione si sentì crescere dentro una rabbia feroce e incontrollabile. Era a un passo dal ridurlo a un mucchietto di cenere bionda.
Ma prima che sotto quel porticato potesse scatenarsi l'inferno, una mano provvidenziale comparve a separarli.
- Buona sera Granger.- disse Blaise Zabini con cortesia, entrando nella sua visuale.
Hermione sobbalzò e lo fissò sorpresa di trovarlo lì. Il bel moro di casa Slytherin teneva una mano premuta contro il petto di Malfoy per evitare che i due Caposcuola si scannassero.
- Andiamo Draco. - aggiunse perentorio verso il biondo.
Malfoy si lasciò sfuggire un verso in segno di irritazione e distolse lo sguardo da Hermione. Si voltò e senza dire altro le due Serpi se ne andarono.

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