Capitolo 15 - La telefonata

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Alla fine mi fecero bere solo due bicchieri di Tequila, perché facemmo solo due giri di domande. Ero lucido, tanto da poter lavorare al caso. Mi fiondai in stanza, era da poco passato mezzogiorno, avevo fame ma dovevo scrivere. Cos'era uscito dal "Niell O'Brien"? Beh, Sebastian era un ragazzo ligio al dovere, voglioso di dimostrare il suo valore. Odiava le feste e amava la vita solitaria. Blake era il classico Playboy muscoloso e senza cervello. Sicuramente non era il mio assassino. Qua arrivava la parte complicata. Jared sembrava un ragazzo d'oro, volto all'amicizia e ricco di valori difficili da trovare nei giovani. Dalton era un lupo solitario, un capo che aveva spodestato il precedente leader, un ragazzo triste che ha sofferto in passato.

Dalton poteva far insospettire ma ero quasi sicuro fosse tutto fumo e niente arrosto. Il problema grande era che, tra tutti, non c'era nessun'assassino. Le possibilità erano due: o l'assassino era Caleb, o era stato talmente bravo da eludere i miei tentativi di scoprirlo. D'altro canto Caleb mi aveva insospettito di recente. Viveva troppo di sorrisi e... non seppi la motivazione, ma mi resi conto che lui era diventato il mio sospettato numero uno.

Sulla lavagna aggiunsi il suo nome, sottolineandolo. Aggiunsi anche il nome "Jonah". Presi il fascicolo e lessi tutti i nomi che mi avevano dato, ma nessun Jonah figurava tra i precedenti membri della confraternita. Era strano, molto sospetto. Sottolineai anche il suo nome, così mi sedetti afferrando il mio iphone.

Scrissi un messaggio whatsapp a Caleb: Mi servi, vieni ai dormitori.

Non appena posai il telefono, questo squillò. Il numero era di Washington, così supposi essere l'FBI.

-Agente Cooper- dissi rispondendo, dall'altro capo un uomo si presentò:

"Direttore esecutivo George Bradford. Agente Cooper, ora si trova alla Ohio State University, dico bene?"

-Sì, signore-

"Bene, faccia le valigie. Ho annullato la sua missione" Spalancai gli occhi.

-Ma come, signore, perché?-

"L'incarico è stato affidato di nascosto. Abbiamo licenziato il vicedirettore Hataway per averlo fatto. Rientri a Washington, agente Cooper"

-Non posso, signore. C'è un killer, signore-

"Agente Cooper, mi prende per il culo? Sa chi sono io? Se non rientra entro 48 ore, la faccio arrestare"

L'uomo attaccò, lasciandomi con l'amaro in bocca. Mi avevano tagliato. Perché lo avevano fatto? Una decisione presa da un uomo del suo calibro, dimostrava senz'altro che c'era qualcosa sotto. Il gioco era molto più grande. Non ci potevo credere. Non potevano averlo fatto.

Avevo 48 ore, e le avrei usate tutte. Avrei trovato l'assassino, senza ombra di dubbio.

Bussarono alla porta, accorsi ed aprii, trovandomi di fronte Caleb.

-Cosa ti serve, agente speciale Cody?- chiese sorridendo, io sbuffai.

-Finiscila- risposi, stando sull'attenti. Caleb non me la raccontava giusta. Lui si offese, evidentemente.

-Cosa vuoi?- chiese, io mi riscossi.

-Julian. Dov'è?- domandai, lui scosse la testa.

-Sei un coglione, lo hai distrutto- disse, facendomi sentire in colpa.

-Lo so, dov'è? Mi devo scusare- lo sollecitai, lui sbuffò.

-Da Alexis- confessò, io mi appoggiai alla parete. Lui armeggiò col portafogli ed estrasse qualcosa, me la porse.

-Cosa...- dissi, vedendo un preservativo nel suo bustino.

-Va da lui. Su, vai. E usalo, non vogliamo che gli passi la Sifilide- rispose, io scossi la testa.

-Non ho la sifilide. E non farò sesso con un uomo- obiettai, lui sorrise.

-Vai e poi decidi. Per sicurezza portalo. Muoviti- mi sollecitò, io mi decisi, uscii dalla stanza, lui rideva. Chiusi a chiave, mi voltai e scesi le scale di corsa, in cerca del dormitorio femminile.

Durante tutto il tragitto ebbi come la strana sensazione di essere seguito, ma non ci diedi tanto peso: la psiche di un agente risente delle continue indagini sotto copertura.

Arrivai ai dormitori, raggiunsi il banco dell'addetta e sfoderai il mio incessante sorriso:

-Buongiorno, signorina- le dissi, lei sorrise, ammaliata dal mio fascino.

-Buongiorno giovanotto- rispose. Era una ragazza sulla trentina, carina, con i capelli biondi, gli occhiali grandi e le lentiggini.

-Saprebbe farmi un favore?- domandai, lei sorrise ancora.

-Dipende- disse, mi appoggiai alla scrivania, mostrando i muscoli che si intravedevano tonici dalla maglietta.

-Cerco la stanza di mia sorella, Alexis- le confessai, guardandola negli occhi, inventandomi una parentela. Lei mi fissò.

-Alexis Robertson?- domandò, io annuii. Lei digitò qualcosa, poi mi guardò nuovamente.

-56- sussurrò, feci l'occhiolino e mi voltai, salendo le scale in legno ed arrivando alla stanza di Alexis.

Presi coraggio e bussai alla porta.

BrotherhoodWhere stories live. Discover now