*Capitolo 3*

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Oggi sono stata dimessa. Ci è voluto poco, Leo ha dovuto solo firmare due documenti ed avevamo fatto. Uscimmo dall' ospedale e, nonostante fosse estate, il mondo sembrava così freddo, così grigio... Sarà stato il fatto che era nuvoloso e che le nuvole mi danno una strana sensazione di brividi... Ma io sentivo che quel giorno era diverso, e non sapevo il perchè. Per meglio dire, il perchè lo sapevo bene, ma non volevo ammetterlo... Mi faceva fatica fare i conti con la realtà e ritrovarmi dunque ad accettare il fatto che i miei genitori, andadosene da questo mondo, hanno lasciato un vuoto incolmabile nel mio cuore.
Mentre ci dirigevamo verso la macchina,Genn mi ha guardato per tutto il tempo. Vedevo i suoi occhi di ghiaccio, gemelli dei miei, fissi su di me. Alzai la testa voltandomi verso Genn che prese tra le dita la ciocca di capelli che mi copriva il viso, scostandola dietro il mio orecchio. Sorrisi imbarazzata ad un gesto così tenero. Salimmo in macchina. Genn guidava mentre io e Leo eravamo seduti nei sedili posteriori abbracciati l'uno all'altra. "Che lavoro fai in Germania Genn? Eh dimmi, ti dedichi sempre alla musica?"chiesi io.
G: "Beh, adesso la musica è il mio lavoro!"
Io: "Che bello sono così felice per te! Toglimi una curiosità... Suoni da solo oppure fai parte di una band?!"
G: "Faccio parte di una band, io insieme al mio migliore amico Alex, ci chiamiamo Urban Strangers"
Io: "Wow! Tu invece Leo che lavoro fai?!"
L: "Beh è da un anno a questa parte che faccio il modello... Per ora niente di che solo qualche scatto, ma posso ritenermi soddisfatto"
Io: "Oddio ma sei serio?! Quante cose che sono cambiate da quando non ci siamo più visti!!"
Genn e Leo: "Eh Già..."
Tra una chiacchera e l' altra eravamo già arrivati a casa. Varcai la soglia e in quel momento provai un dolore che non avevo mai provato in vita mia.
Non era dolore fisico, ma era un qualcosa che veniva dal cuore, e, credetemi, non c'é male peggiore...
Tornare in quella casa e dover affrontare tutti quei ricordi, emozioni, belle e brutte, non è stato per niente facile... Una lacrima mi rigò la guancia, così, per non farmi vedere da Leo e Genn salii velocemente al piano superiore. Entrai in camera mia ed estrassi da sotto il letto la mia valigia. Misi dentro tutti miei vestiti, le scarpe e tutti i trucchi. Presi ogni foto che era appesa nelle pareti di quella camera. Stavo per chiudere la porta quando mi accorsi che sul letto c'era Kimberly.
Kimberly era un coniglietto di peluche che mi era stato regalato per Natale dai miei genitori. Era per me un dono speciale, che conservavo come un tesoro.
Io e Kim (come la chiamavo io) eravamo inseparabili ed ora credo che lo diventeremo sempre di più.
Cosí presi Kimberly e uscii dalla mia stanza. Per un ultima volta entrai nella camera dei miei genitori. Sentii come una forte fitta al petto e il lieve rumore della porta che si chiudeva, mi sembrò il più forte tuono che avessi mai sentito. Mi appoggiai con la schiena alla porta e pian piano scivolai andandomi a sedere a terra. Un urlo liberatorio uscì dalla mia bocca.
Dopodichè solo lacrime. Tante Lacrime.

<Feel it All> [Tom Kaulitz]Where stories live. Discover now