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Il primo incontro

<E questa è la tua stanza> dice Kristen mentre mi fa entrare in una stanza con le pareti completamente rosa. Faccio una piccola smorfia senza farmi notare nel vedere quel colore sgargiante alle pareti; la mia stanza a Boston è di un azzurro chiaro, tutto il contrario di questa.
In mezzo alla parete più grande c'è un letto e sopra di esso c'è una bacheca che non aspetta altro che essere tappezzata con fotografie o biglietti di concerti. Davanti al letto c'è un grande armadio di legno, mentre appoggiata alla parte accanto a me c'è una piccola scrivania.
<Allora? Che ne dici?> mi incalza Kristen, vedendo la mia esitazione.
Mi giro verso di lei e sfoderando il sorriso più falso che ho abbia mai fatto dico <È bellissima, grazie mille!>.
<Oh ma figurati, è stato un piacere! Spero che il colore ti piaccia, l'ho scelto io>.
Naturalmente, penso.
<Prima era la stanza di Aiden, mio figlio maggiore, ma quando David mi ha detto che saresti venuta a vivere da noi, ho pensato che saresti stata meglio in una stanza più grande. Così ho spostato Aiden in un'altra camera>.
<Non dovevi disturbarti, in fondo mi fermo soltanto per un'estate e sono sicura che tuo figlio rivorrà la sua stanza quando me ne sarò andata>.
<No, non credo tesoro> fa lei con un sorriso. C'è qualcosa di strano nella sua voce in questo momento, ma non riesco a capire cosa.
Passiamo un altro quarto d'ora in giro per la casa. Kristen mi fa vedere addirittura lo sgabuzzino dove tiene le scope o i detersivi che usa per lavare. Questa donna è decisamente una maniaca dell'ordine e del controllo. Durante il mio tour per la casa non trovo una cosa fuori posto, è tutto perfettamente in ordine.
Quando torniamo in cucina, vedo David che si versa un po di succo e vedendomi mi dice <Ne vuoi un po Brooke?>.
<No, grazie> gli dico in tono cordiale <Se per voi non è un problema, andrei a prendere una boccata d'aria>.
<Ma certo! Vai pure, nessun problema> risponde Kristen.
Sorrido ad entrambi e mi dirigo verso la porta. Quando giro la maniglia sento Kristen che dice a David <Tranquillo Dave, ha subito troppi cambiamenti in poche ore, dalle un po di tempo>.
Decido di non rimanere ad ascoltare, quindi mi fiondo fuori di casa e chiudo la porta alle mie spalle. Ho un incessante bisogno di uscire il prima possibile da questa casa.

******

Tiro fuori gli occhiali da sole dalla tasca dei pantaloni e mi incammino. Sarà una lunga passeggiata. Il sole è alto in cielo e picchia forte, questo caldo è davvero estenuante, così mi tolgo la felpa e la lego intorno alla vita, rimanendo a maniche corte. A Boston non è mai così caldo anzi, sembra che sia inverno tutto l'anno.
L'incontro con mio padre e con la sua nuova moglie è stato abbastanza sconcertante per me, nelle poche volte che si è fatto sentire, David non ha mai accennato all'idea di risposarsi. La tensione torna ad impossessarsi di me e l'unico modo che ho per combatterla è correre. È un'abitudine che ho preso a Boston: quando mi sento nervosa o mi arrabbio scarico tutta la tensione che ho accumulato correndo e sono diventata anche brava. Riesco a fare chilometri e chilometri senza nemmeno fermarmi un attimo.
Così tiro fuori il telefono, apro la mia playlist e mi infilo le cuffie nelle orecchie. Dopo aver cliccato sul tasto di riproduzione casuale, rimetto il telefono in tasca e inizio a correre.
Sorpasso diversi isolati e quando mi rendo conto che mi sto allontanando più del dovuto da casa, mi volto. Per un attimo penso che sarebbe meglio tornare indietro, ma poi la tensione torna e decido ricominciare a correre. Devo allontanarmi da quella casa il più possibile.
Corro per un tempo che mi sembra interminabile, finché sono costretta a fermarmi. Difronte a me c'è una distesa d'acqua azzurra e limpida. Il sole che sta per tramontare risplende sulle acque del lago come tanti piccoli cristalli incastonati sull'acqua.
È davvero bellissimo. Dalla collinetta riesco a vedere molte case che si affiancano sul lago e quando vedo un piccolo sentiero di fronte a me, decido di scendere in spiaggia.
Mi tolgo le cuffie e gli occhiali e imbocco il sentiero che attraversa un fitto bosco e alla fine sbuco su una spiaggia di ciottoli costeggiata da prati. È davvero un panorama mozzafiato. Non credevo che avrei trovato almeno una cosa che mi piacesse qui a Dallas.
Sulla spiaggia non c'è nessuno, c'è il silenzio totale, interrotto solo dallo scoabordio dell'acqua. Mi siedo sul terreno sabbioso, appoggiando la schiena alla ripa. Rimango li per molto tempo ad osservare le barche ormeggiate sulla riva opposta del lago, l'aria quaggiù è più fresca, forse per merito dell'acqua.
Mi stringo le ginocchia al petto e continuo ad osservare il sole che sembra immergersi pian piano nell'acqua del lago. Sono completamente sola, o almeno credevo di esserlo.
Sento un rumore infrangersi sull'acqua a poca distanza da me, scruto la riva incuriosita e mi accorgo che in realtà non sono sola. C'è un ragazzo.
Ha i pantaloni arrotolati, i piedi immersi nell'acqua ed è a torso nudo. Fissa attentamente il lago e la sua ombra si avvicina sempre di più a me, man mano che il sole scompare. I capelli castani sono perfetti e il suo fisico è bello e slanciato. È abbastanza alto, un metro e ottanta azzarderei a dire nella mia testa. Senza rendermene conto mi ritrovo a fantasticare su questo ragazzo bellissimo, i muscoli delle spalle si flettono ogni volta che lancia un sasso nell'acqua, ma il suo viso é triste, pensieroso e mi chiedo subito a cosa stia pensando questo ragazzo così bello.
Lo guardo con una tale intensità che non mi rendo nemmeno conto che sto trattenendo il fiato. Mentre continuo ad osservarlo però, capisco che questo ragazzo è molto sicuro di sé e coraggioso. Si vede dai lineamenti del suo viso, attenti e concentrati sull'orizzonte, e dal modo in cui scaglia i sassi nell'acqua, con forza e determinazione.
Ad un tratto però inizia a guardarsi intorno e raccogliere altri sassi e dopo aver fatto di nuovo scorta, torna a lanciarli sull'acqua con movimenti fluidi e decisi. È molto bravo, non sbaglia un colpo.
Resto li a guardarlo per altri venti minuti buoni, finché i sassi terminano di nuovo e inizia a cercarne altri. Quando si gira per la prima volta verso di me, ho un sussulto. Il suo fisico è più che bello, è fantastico. I pettorali stupendi e gli addominali scolpiti gli danno quel tocco sexy che non avevo notato prima. Forse perché ero troppo presa ad osservare quel viso angelico, perché sembra davvero un angelo con quegli occhi azzurri e profondi e quei capelli castano dorato.
Quando il ragazzo-angelo alza lo sguardo e mi vede, si ferma di colpo ad osservarmi. In quel momento mi sento molto in imbarazzo, mi ha beccata a fissarlo.
Mi fa un sorriso meraviglioso e dolce e alza una mano per salutarmi. Lo saluto anche io e in quell'istante accade l'impensabile.
Il ragazzo fa ricadere a terra i sassi che aveva raccolto e inizia a correre verso di me.

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Spazio Autore:
Buon lunedì a tutti ragazzi, nonostante il caldo tremendo sono riuscito a pubblicare il capitolo ahah.
Secondo voi chi è questo ragazzo-angelo che ha subito conquistato la nostra Brooke?
Fatemi sapere nei commenti le vostre opinioni e soprattutto se Summer Love vi sta piacendo.
Vi ricordo che ho aperto inoltre una pagina instagram dedicata a Il Nostro Fantastico Errore, nella quale pubblichero frasi tratte dal libro e foto degli attori che interpretano i personaggi. Quindi se non lo avete ancora fatto correte su instagram e seguitela se vi va.
Ci vediamo Lunedì con il quarto capitolo di Summer Love. 🌞

Il Nostro Fantastico Errore - nuovo capitolo.
Domani su Wattpad ❤

Summer Love - I Segreti Di Felicity ValleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora