capitolo 2. un lungo viaggio

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Attese qualche istante, sentì diversi rumori provenienti dall'interno prima che qualcuno andasse ad aprire. La porta si spalancò è una ragazza coi capelli neri e una piccola smorfia che le increspava le labbra gli si parò davanti. -ciao Mandy.- disse Ian cercando di sorridere. -Ian, come te la passi? Come mai qui?- chiese lei ora con una espressione un po' più leggera sul volto. -cercavo i tuoi fratelli, dovrei parlargli...- buttò lì il rosso. La ragazza annuì e gli fece cenno di entrare. Ian ispirò ed entrò. Il salotto era disordinato e varie armi di diverso calibro erano state messe su un tavolino davanti al divano. Sul logoro divano dormiva un informe ammasso di grasso che puzzava di alcolismo puro e tabacco stantio. Doveva essere Terry, il padre, a quanto pareva dal suo ronfare doveva essere stato in giro tutta la notte, non tanto meglio di Frank insomma. -Mickey! Ti stanno cercando!- urlò Mandy prendendo un cartone di latte dal frigorifero. -chi cazzo è?- chiese Mickey entrando nella stanza mentre si accendeva una sigaretta. Ian non vedeva il ragazzo da un sacco di tempo, non se lo ricordava così... Bello. Gli occhi azzurri quasi trasparenti i capelli corvini e anche se era di almeno una spanna più basso di lui era piuttosto muscoloso. -Gallagher?- chiese lui stordito espirando il fumo e guardando il ragazzo in mezzo a quel posto dove non centrava assolutamente niente. -Ciao Mickey.- disse Ian con un accenno di sorriso. L'altro sbuffò infastidito un'altra nuvoletta grigia. -cosa cazzo ti serve?- chiese osservandolo. -dovresti procurarmi della roba.- a quelle parole il moro sembrò farsi leggermente interessato. -che tipo di roba?- chiese mentre giocherellava con la sigaretta che stringeva fra i polpastrelli. Mandy osservava la scena bevendo il suo latte tranquillamente appoggiata al bancone. -erba.- rispose Ian. -me ne serve un bel po'.- concluse. -si può fare, per quando?- chiese tirando nei polmoni altro fumo. -domani.- rispose secco Ian. -domani cazzo? Non ne ho tanta per domani, forse mi avanza qualche fottuto grammo- sbottò Mickey. Ian lo fissò per qualche istante.
-ho troppi fottuti ordini a cui devo pensare e a cui non posso rispondere al momento in più tu sei arrivato all'ultimo minuto Gallagher, devo passare la frontiera per prenderla e ho bisogno di un altro paio di mani che non ho a disposizione in questo momento. Quella testa di cazzo di Iggy è di nuovo in carcere mentre Colin ormai si è messo a spacciare coca e armi in Canada. Mi ci vorrà del tempo.- spiegò Mickey nervoso andando a spegnere il mozzicone in un posa cenere lì vicino. -ti posso accompagnare io. Ti aiuto, davvero, tanto non ho granché da fare, vengo con te- propose Ian, non gli piaceva l'idea di passare illegalmente il confine con almeno cinquecento dollari di erba, ma ne avevano bisogno. Mickey si rabbuiò era evidente che l'idea non gli andava ma non sembrava ci fossero altre opzioni.
-non se ne parla.- disse duro.
-eddai Mickey la roba serve ad entrambi.- supplicò Ian. Mickey non ci mise molto a cedere; -okay, va bene cazzo! Hai il passaporto?- chiese Mickey sedendosi sull'angolo della poltrona. -posso procurarmelo.- sospirò Ian. -entro domani?- -si. Ho dei contatti.- rispose Ian. -molto bene, ci vediamo qui domattina alle nove. Si puntuale cazzo, staremo via qualche giorno, poi tu avrai la tua fottuta roba e te ne andrai per la tua strada a farci quello che ti pare. Intesi?- chiese brusco Mickey. -intesi.- affermò Ian. Il ragazzo salutò Mandy con un cenno del capo e uscì da casa Milkovich. Si sentiva soddisfatto, era riuscito ad ottenere quello che gli serviva, ora doveva parlarne con Lip e Kev... E riuscire a procurarsi un passaporto falso per il mattino dopo. Tornò a casa di passo spedito riflettendo, a chi avrebbe potuto chiedere un passaporto? Decise di passare all'Alibi, Kev avrebbe sicuramente avuto delle conoscenze. Quando entrò nel bar Frank stava bevendo una birra seduto su uno sgabello e a giudicare dal rossore delle sue guance e la puzza che emanava era sicuramente la terza o quarta aggiunta a diversi shot fra vodka e whisky. -Kev.-disse Ian sedendosi qualche sgabello più in là di Frank. -Hei Ian amico, sei stato dai Mickovich?- chiese il barista asciugando un boccale con uno straccio. -si, avrà la roba fra una settimana circa e mi serve un passaporto falso.- buttò lì il ragazzo. -un passaporto falso? A che ti serve?- chiese Kev confuso. Ian gli spiegò velocemente cosa era accaduto poco fa con Mickey. -va bene, per quando ti serve?- chiese non appena il rosso ebbe finito di parlare. -domani.- -cos...? Domani?- chiese Kev spalancando gli occhi. Ian si sfregò la nuca con le dita e annuì. -cazzo... Va bene vedo cosa posso fare... Mi serve una tua foto tessera ragazzo.- disse per poi girarsi e andare a servire una birra a Kermit. Intanto Ian si frugò nelle tasche e ne tirò fuori il portafoglio ovviamente sempre vuoto. Prese una foto vecchia di qualche anno da esso e la poggiò sul bancone. Quando Kev tornò prese la foto osservandola qualche secondo. -può andare, passa da me domattina prima di partire che ti dò il passaporto.- disse. -grazie a domani.- disse Ian alzandosi e andandosene. Tornò a casa sua e aiutò Debs per il resto della giornata. Quando finalmente Lip tornò a casa dopo cena gli spiegò com'era andata.
-Dio questa cosa finirà male amico.- disse Lip passando la sigaretta al fratello. Erano seduti fuori sul portico a godersi un fresco venticello serale mentre fumavano. Ian fece un lungo tiro e poi rispose: -no, Mickey sa come muoversi in questo campo, o almeno spero.- sussurrò insicuro. Lip emise una risata strozzata e continuò a fissare il vuoto. Anche se Ian non voleva ammetterlo aveva paura che tutto avrebbe potuto andare a puttane, se così fosse andata poteva dire addio all'esercito, doveva fare davvero attenzione. Quando tornarono dentro Ian si preparò uno zaino con dei vestiti di ricambio per il viaggio.

Il mattino seguente alle nove meno un quarto era davanti a casa di Kev per prendere il falso passaporto, Ian ha detto a Fiona che sarebbe stato in campeggio per un po' così era sicuro che la ragazza non avrebbe fatto mille domande. Kev gli consegnò il documento ancora assonnato e Ian si diresse dai Milkovich. Quando arrivò un pick-up blu era parcheggiato nel vialetto. 
Bussò alla porta con poca convinzione, ancora insicuro. Fu Mickey ad aprire.
-fottutamente puntuale eh Gallagher?- chiese lui sarcastico. Uscì con uno zaino sulle spalle e richiuse la porta. Mentre prendevano posto in macchina Mickey iniziò a spiegare il loro viaggio d'affari: -ci vogliono ventisei fottute ore per arrivare da qui a Monterry. Quindi rendiamo questo viaggio più piacevole per entrambi e non rivolgiamoci la parola, ci fermeremo due notti in motel o dormiremo in macchina che cazzo ne so. Hai i soldi? Il documento?- chiese infine. Ian annuì per entrambe le domande. Mickey mise in moto l'auto e partirono.
Dopo solo dieci minuti di viaggio Ian si stava già annoiando a morte, avrebbe dovuto passare i prossimi giorni seduto e in silenzio? Col cazzo.
-Hai finito la scuola quindi?- chiese Ian cercando di istaurare una conversazione.
-ho mollato- rispose secco Mickey senza distogliere gli occhi dalla strada. Ian notò come le mani tatuate di Mickey stringevano il volante, era strano ma poteva affermare con sicurezza che fossero una bella visione, quasi come se volesse che quelle mani stringessero qualcos'altro. Cercò immediatamente di scacciare il pensiero delle mani di Mickey che gli stringevano l'uccello e si sentì un idiota.
'Lui è completamente etero cazzo Ian smettila. Se solo ti avvicini a lui è probabile che ti squarti e banchetti coi tuoi fottuti organi' pensò cercando di distrarsi.
-come mai?- chiese buttando per qualche istante l'occhio sulla strada.
-ti ho detto che non voglio conversare con te Gallagher. Sarà un viaggio lungo, non fare in modo che sembri eterno- borbottò il moro ancora senza degnare il rosso di uno sguardo. -cazzo mi sto annoiando.- sbuffo Ian. -metti su la cazzo di radio allora!- scattò Mickey accendendo la radio. Partì una canzone che Ian non conosceva ma Ian se la fece bastare, poggiò la testa al finestrino e si mise ad osservare il paesaggio che passava velocemente al di fuori del auto. Guardava scorrere mille alti alberi verdi mentre si inoltravano sulla strada asfaltata, il sole iniziava a farsi alto e caldo nel cielo. Ian senza farsi notare con la coda dell'occhio tornò ad osservare il ragazzo ancora fisso sulla strada. Sentiva di dover dire qualcosa anche se l'altro glielo aveva proibito, come se volesse un qualche tipo di contatto anche non fisico, okay, fisico non gli sarebbe dispiaciuto affatto ma per ora gli bastava quello verbale. Sospirò pensieroso e tornò a guardare fuori.

Ecco il secondo capitolo, spero sia di vostro gradimento, per ora non sono granché come contenuto ma addentrandoci nella storia spero possa appassionarvi, per ora vi auguro buona lettura e ricordo che commenti e critiche sono ben accette.
LibereeDelivree

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