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Passarono tre giorni ma di Jules neanche l'ombra, Logan era andato ogni giorno alla piccola radura in mezzo agli alberi, sperando di trovare quel ragazzo biondo che tanto affollava i suoi pensieri. Non era più riuscito a togliersi dalla testa quegli occhi azzurri come l'acqua, tanto da sembrare quasi trasparenti. Tutte le volte che gli si riaffacciavano alla mente un brivido gli percorreva la schiena e la voglia di poterli rivedere prevaricava ogni cosa. Nonostante ci avesse provato non era riuscito a rivedere quel ragazzo, sembrava sparito nel nulla. Fino ad una mattina in cui praticamente senza speranze si era recato nel bosco, diretto verso il prato diventato ormai tanto familiare. Quando era uscito dalla vegetazione e aveva visto una figura sdraiata in mezzo all'erba il suo cuore aveva preso a battere più velocemente, le sue mani a sudare e il suo respiro divenne leggermente irregolare ma agli occhi dell'altro voleva sembrare indifferente, così chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Quando si sentì pronto li riaprì e cominciò a camminare in mezzo all'erba e ai fiori viola e bianchi sparsi un po' ovunque. Arrivò a pochi centimetri da Jules e si piegò sulle ginocchia per avvicinarsi e osservarlo meglio. Si era addormentato con il solito libro appoggiato sul petto, i capelli biondi sparsi ovunque e scompigliati. Logan non aveva proprio voglia di svegliarlo, dopo avrebbe dovuto subire la sua ira per il bacio di qualche giorno fa, così si sedette vicino a lui, prese dolcemente la sua testa e se la poggiò in grembo, così da poterlo guardare meglio e fargli qualche carezza. Non riuscì a fare a meno di passare una mano tra quei capelli all'apparenza così morbidi e un senso di pace gli scaldò il petto.
Era un ragazzo complicato, lo era sempre stato, fin da bambino. Sua madre era morta di parto, dopo tante problematiche che si scoprirono dovute alle violenze del marito mentre era incinta del figlio. Quando Logan venne alla luce venne subito affidato ai servizi sociali, fortunatamente mentre cercavano una sistemazione per il neonato scoprirono che in una cittadina del Montana, Beaver Creek nella contea di Hill, viveva una sua lontana zia di nome Mary Anne. La donna era sulla trentina e ancora nubile, quindi dire che si sorprese quando arrivarono degli uomini con un bambino in braccio, è dire poco. Non si tirò indietro però, accolse il bambino nella sua casa e lo crebbe come se fosse figlio suo. Negli anni il ragazzo non aveva mai posto nessuna domanda sui suoi veri genitori, e ovviamente sapeva che Mary Anne non era sua madre. Con il passare del tempo e l'arrivo dell'adolescenza molti coetanei di Logan notarono questa mancanza nella famiglia del ragazzo e lo caluniavano per questo. Gli anni delle superiori furono un inferno per il giovane, si chiudeva sempre più in se stesso, escludendo la zia. Frequentava posti e persone poco raccomandabili e sempre più spesso veniva preso in custodia alla centrale di polizia della cittadina. Compiuti i diciotto anni era un vero ribelle, piccoli furti e scorribande coloravano la sua fedina penale. Mary Anne non sapeva più che cosa fare con quel ragazzo, fino a quando non tornò a casa una sera, dopo essere stato via tutto il giorno, e le baciò una guancia. La donna rimase shockata, era da quando aveva cinque anni che non le mostrava alcun tipo di affetto; sperò con tutta se stessa che potesse essere solo l'inizio di una risalita.
Mentre Logan ripercorreva gli anni della sua infanzia, Jules piano piano si stava risvegliando e sotto la guancia sentì distintamente qualcosa di caldo. Aprì gli occhi lentamente e il tiepido sole di maggio gli rischiarò la vista. Gli ci volle un po' prima di rendersi conto che una mano gli stava accarezzando i capelli e la sua testa era appoggiata ad una gamba, ma quando lo fece scattò a sedere e cercò di mettere a fuoco la figura seduta accanto a lui. Per poco non gli venne un infarto quando riconobbe il ragazzo moro che aveva avuto l'ardire di baciarlo qualche giorno prima.
«Cosa ci fai qui? Cosa vuoi ancora da me?» Chiese con il suo solito cipiglio in volto. Logan si incantò a guardarlo e non poté fare a meno di pensare che fosse il più bel ragazzo che avesse mai visto.
«Allora? Hai perso la lingua!?» Lo riscosse Jules, che cominciava a spazientirsi.
«No, è ancora al suo posto per tua fortuna, e sinceramente non mi dispiacerebbe mostrarti come la so usare.» Rispose il moro con un eloquente alzata di sopracciglia. Jules si tirò indietro indignato, come si permetteva quel troglodita a parlargli in quel modo.
«Senti tu, non so come sei stato cresciuto ma non si parla in questo modo alle persone, va contro qualunque principio moral...» Lo sproloquio del biondo venne interrotto bruscamente dalle labbra morbide e impazienti di Logan, che non riuscì a resistere quando vide le guance del ragazzo imporporarsi per l'imbarazzo. Jules rimase pietrificato, ancora una volta quell'idiota si era preso libertà che non gli erano concesse. Però doveva ammettere che aveva davvero delle labbra... no! Non si sarebbe fatto abbindolare da manifestazioni da quattro soldi. Così si spostò dal corpo dell'altro e si strofinò una mano sulle labbra per togliere il sapore del ragazzo.
«Ma sei impazzito!? Cosa pensi di dimostrare facendo così?» Chiese furioso al giovane davanti a sé.
«Che se voglio qualcosa, la ottengo. E guarda caso tu sei una di quelle. Dovresti ritenerti fortunato.» Rispose l'altro con tranquillità e mantenendo il contatto visivo con Jules.
«Beh avrai un dispiacere, non mi avrai, mai e poi mai. Non intendo passare con te un minuto di più.» Disse il biondo alzandosi e raccogliendo freneticamente le proprie cose.
«Come è stato il bacio che ti ho dato? Quello dell'altro giorno.» Chiese allora Logan con tono casuale, guardandosi le unghie. Jules rimase fermo dov'era, la sua mente gli urlava di non rispondere ma il suo cuore urlava più forte.
«È stato il mio primo bacio.» Sussurrò, e come gli steli dei soffioni che tanto amava, si perse nell'aria. Logan si alzò, accostò il corpo alla schiena dell'altro e nell'orecchio gli soffio poche parole.
«Anche il mio, con te.»

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