«Harry? Stai bene?»

«Sì.»

«E allora perché stai piangendo?»

«Ti prego Louis, perché mi hai chiamato?» gli chiesi frustrato perché non volevo davvero dirgli nulla di ciò che era successo.

«Sono appena tornato a Mosca e Mia ed Eleanor non sono in casa, tu ne sai qualcosa?»

«Oh cavolo, me ne sono dimenticato completamente.»

«Dimenticato di cosa?»

«Dimenticato di dirti che hanno chiamato Eleanor per un servizio fotografico in Europa e che ha portato Mia con sé.»

«E non mi ha detto niente?»

«Louis...»

«Cosa Harry? Cosa?»  chiese esasperato lasciando che un sospiro nervoso uscisse dalle sue labbra.

«Scusa.»

«Oddio scusami, non volevo arrabbiarmi con te, scusami ti prego. Eleanor non fa altro che farmi uscire pazzo.»

«Tranquillo.»

«Harry, sei a casa?»

«Sì, perché?»

«Posso venire? Sento il bisogno di stare con te più che mai.» il mio cuore iniziò a battere più di ogni altra volta.

«I-io, no. C'è mia mamma in casa.»

«Allora posso ospitarti a casa mia?»

Ci sono volte in cui sentiamo dentro al nostro cuore che in quel determinato giorno qualcosa sta per accadere, quel determinato giorno qualcosa accadrà un qualcosa che ti cambierà la vita completamente lasciandoti un ricordo dentro al cuore per sempre. Non sai come fai a saperlo, ma lo senti soltanto. E quella sera era un giorno di quelli. Sentivo che sarebbe successo qualcosa che ne avrebbe portato conseguenze in futuro, sapevo che quello che sarebbe successo, sarebbe stata una cosa straordinaria ma al tempo stesso una cosa che avrebbe causato danni irreparabili sia dentro di me che alle persone che mi circondavano.

«Chi ti ha dato uno schiaffo?»

Eravamo seduti nel divano di Louis l'uno difronte all'altro, ma non troppo lontani, eravamo abbastanza vicini in modo tale che le nostre ginocchia si sfiorassero. Non avevamo fatto altro che parlare da quando ero entrato in quella casa, ma il problema era che Louis mi conosceva bene, Louis sapeva osservare bene dentro le persone e sempre Louis aveva capito che la mia mente era totalmente altrove quella sera. Perciò interrompendo uno dei suoi racconti su uno dei giorni trascorsi a Londra, sollevò piano la mano per poi accarezzarmi il viso proprio dove il rossore dello schiaffo di mia madre non accennava a dissolversi.

«Louis-» provai a cercar di cambiar discorso, di dirgli qualcosa, qualsiasi cosa pur di non parlare di mia madre, ma lui nemmeno me lo permise. Appoggiai la mia mano sulla sua, nel tentativo di scostarla da lì, ma tutto quello che fece in realtà fu prendermi la mano ed intrecciarne le nostre dita. Mi veniva da piangere, mi veniva da piangere più che mai perché nessuno mi aveva mai trattato in quel modo così gentile.

«Chi?»

«Mia mamma.» risposi in un sussurro abbassando lo sguardo sulle nostre mani.

«E perché avrebbe fatto una cosa del genere?»

«Non è importante.»

«Harry...»

«Perché non si fa mai gli affari suoi e dice cose senza senso.»

«Del tipo?»

«Nulla.»

«Harry, avanti non-»

«Perché secondo lei non riesco a non pensare a te, sei contento adesso?» mi alzai, lasciando che le nostre mani si dividessero. Iniziai a camminare per la sala non avendo il minimo coraggio di voltarmi e guardare Louis in faccia.

«Ed è la verità?»

Tutto quello che feci fu cedere completamente finendo per inginocchiarmi sul tappeto difronte al divano, portarmi le mani in viso e piangere esasperato. Non passò molto tempo che due braccia forti mi circondarono da dietro stringendomi.

«Ti prego, voltati.» stavo tremando dall'ansia ma non lo diedi a vedere, o forse non volevo darlo a vedere per nessuna ragione al mondo.

Mi volsi guardandolo negli occhi e in essi caddi per sempre.

«Non passa giorno che anch'io non ti pensi, cosa credi? Non so cosa mi sia successo, sono un uomo, ho una figlia e una moglie, eppure non riesco a togliermi il tuo volto dalla mente. Ti penso sempre Harry, sempre, sei persino nei miei sogni, ma non in quelli tristi, tu sei sempre nei miei sogni più belli e irraggiungibili. Non so come sia potuto accadere, ma tra me e te è nata una sintonia che con Eleanor non ho mai avuto. Solo quando sono al tuo fianco io sto bene, solo quando sono al tuo fianco io rido, solo quando sono al tuo fianco mi sento di essere la persona che ero una volta, solo quando sono al tuo fianco io vivo.» mi prese il viso tra le mani e avvicinandosi piano piano, quasi come se avesse avuto paura che si trattasse per l'ennesima volta di uno dei suoi sogni, mi lasciò un bacio sulle labbra. Senza alcuna ragione, iniziammo a piangere e in quel bacio non c'erano solo lacrime di gioia e di senso di libertà, ma anche d'amore, un amore che se fosse stato una melodia avrebbe fatto innamorare chiunque ne avesse avuto la fortuna di udirla.

«Sei così dolce.» sussurrò sulle mie labbra mentre un sorriso si fece strada sul suo viso e con entrambe le mani continuava ad accarezzarmi delicatamente il viso.

«Perché mi devi far arrossire?» chiesi nascondendo il volto nel suo collo, posto in cui lasciai un bacio a fior di labbra.

«Perché sei bellissimo quando arrossisci.»

«Tu invece, Louis, anche quando piangi resti sempre bello.»

Louis intrecciò le sue dita tra i miei capelli avvicinando il mio viso al suo e il secondo dopo ci stavamo ribaciando. Le sue labbra premevano morbide contro le mie e quando mi passò la lingua sul labbro inferiore volendo di più da quel bacio, non gli negai quella richiesta che tanto desideravo anch'io.

«Posso svelarti un segreto?» chiese in un sussurro non appena entrambi ci scostammo appena dalle labbra dell'uno e dell'altro per riprendere fiato. Nessuno dei due accennava ad aprire gli occhi, come se avessimo paura che davvero quello fosse soltanto un sogno e che se avessimo aperto gli occhi, tutto sarebbe scomparso nel nulla nel giro di qualche secondo.

«Dimmi.»

«Sono innamorato di te.» il mio cuore batteva forte, così forte che quella volta pensai seriamente che sarebbe uscito dal mio petto.

«Posso svelarti un segreto anch'io?»

«Sì.»

«Anch'io sono innamorato di te.»

Insieme aprimmo gli occhi e scoppiammo in una risata piena di gioia e spensieratezza, una risata che soltanto i bambini potevano riprodurre, una risata che non aveva la minima impronta di tristezza o di preoccupazioni, una risata che sapeva soltanto di libertà.

Stranger in MoscowWo Geschichten leben. Entdecke jetzt