2.

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Pov. Levy

«Gajeel, che vuoi?»

«Voglio assicurarmi che tu vada a casa sana e salva.» rispose. Si infilò le mani in tasca e guardò altrove.

«Già, insomma, c'è il pericolo che un Dragon Slayer sbuchi dal nulla e mi appenda ad un albero come un quadro dopo avermi picchiata fino a farmi perdere i sensi.» commentai ironica.

Lui si irrigidì e si fermò. Mi fermai anche io e ci guardammo.

«Gajeel, scusa, non dovevo dirlo... Mi...»

«Non fa nulla, insomma, hai perfettamente ragione. È ipocrita da parte mia volerti proteggere dopo quello che ti ho fatto, che vi ho fatto.»

«Non succede niente! Ti ho perdonato, davvero!» esclamai. Lui non rispose subito. Prese a calci un sasso innocente e poi mi guardò di nuovo.

Lo osservai in silenzio. Amavo ogni singola cosa di lui. I suoi capelli lunghi e disordinati, i suoi piercing, i suoi occhi rossi... Per non parlare dei suoi muscoli e delle sue cicatrici.

«Sai, tu mi hai perdonato, o almeno così dici, ma io no. Io ogni singola volta che chiudo gli occhi ripenso a quello che ti ho fatto. E la cosa peggiore è che tu mi tratti come se nulla fosse, come se non fossi stato io.»  sbottò. Aveva un po' la voce alta e io mi ero chiusa tra le mie spalle.

«Gajeel, io ti ho perdonato per davvero. Andiamo, mi conosci! Non potrei mai passare intere giornate affianco a una persona di cui ho paura!» ribattei cercando di alleggerire la cosa. «E poi, tu sei il mio migliore amico, cosa farei senza di te? Quindi smettila di fare così, stupido che non sei altro! Sono passati mesi e tu ancora ci pensi!»

Lui mi guardò sconvolto. Aprì la bocca, ma poi la richiuse, si morse il labbro e poi gesticolò a vuoto, cercando forse di esprimere qualcosa, ma l'unica cosa che potè fare fu arrossire.

Abbassai lo sguardo sperando che non mi avesse notata.

«Io... uhm... credo... credo che sia meglio se ci lasciamo qui.»

«Lasciamo?» chiesi spaventata. Mi guardò, questa volta stupito e poi ghignò soddisfatto, credo.

«Sì, io vado a casa mia e tu a casa tua.» rispose.

«Oh, sì, certo.» risposi io cercando di fare la disinvolta, mentre in realtà mi ero spaventata un casino. «Avevo capito, ovvio. Io a casa tua e tu a casa mia... Cioè, tu a casa tua e io... Hai capito, no?»

Gajeel scoppiò a ridere e io diventai rossa come un peperone e per protesta avevo gonfiato le guance e incrociato le braccia sul mio piattissimo petto.

Avevo panicato quando aveva detto "ci lasciamo" e non capivo perché non avesse usato altre parole e perché avesse scelto proprio quelle.

In realtà, anche se si era comportato male non volevo che se ne andasse e che mi lasciasse da sola. Volevo stare ancora un po' di tempo con lui.

«Ma perché non vieni da me per cena? E poi magari ci guardiamo un film...» sussurrai, e sperai quasi che non mi avesse sentito. Ma lui era un Dragon Slayer, quindi aveva un super-udito e ovviamente mi aveva sentito.

«Non sei più arrabbiata con me?» chiese stupito.

«Sì, ma non voglio litigare con te. Non mi piace.» dissi scrollando le spalle.

«Se per te non è un problema, mi piacerebbe molto restare. Ma cucino io. E quello che decido io.» puntualizzò.

Ridacchiai e lo guardai un po' più sollevata.

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