Sento i miei genitori discutere di qualcosa ma non appena si accorgono della mia presenza smettono di parlare. "Oh ciao tesoro, com'è andata la tua giornata'" Chiede papà tossendo alla fine.

Forse non hanno capito che non sono scema.

"Al solito" Svio il discorso. "Tu, invece?" Mi siedo sulla sedia battendo involontariamente il ginocchio sul tavolo.

"Bene...senti, Mia io avrei delle novità non molto positive." Annuncia.

"Cosa ti avevo detto?" Lo ammonisce mia madre col tono e posso solo immaginare che sguardo furioso ha stampato sulla faccia.

"Non ho cinque anni."Affermo sbuffando "Ho sentito notizie peggiori da sei mesi a questa parte." Che cavolo di problemi ho?

"Fidati, Mia, che sono andato fuori controllo quando mi hanno chiamato per comunicarmelo. So che prima o poi dovrai saperlo quindi te lo dico adesso; il caso del tuo incidente è stato ufficialmente chiuso." Dice e io resto focalizzata sulle mie sensazioni agghiaccianti e prive di nessuna emozione.

Non sento niente. Questa cosa dovrebbe farmi impazzire? Dovrei chiedere giustizia, lottarci per ottenerla, eppure non mi importa come dovrebbe essere. Mi sto iniziando a sentire in colpa per questo, ma è questo ciò che sento e non riesco a capirne il motivo.

"La polizia del New Jersey non ha prove sufficienti. Sanno solo che si tratta di un uomo o almeno così si vede dalle telecamere, ma quel figlio di puttana stava viaggiando con entrambe le targhe coperte."

"Non importa." Esclamo. "Ormai è andata, no? Quel che è successo è successo e questo non servirà a farmi riaquistare la vista."

Un sospiro pesante esce dalla bocca di papà. "Si tratta di un tuo diritto, Mia e chiunque egli fosse lo troverò e provvederò io stesso ad ucciderlo con le mie stesse mani."

"Ho detto che non m'importa." Il mio tono si altera e il sangue inizia a ribollirmi nel corpo.

"Mia, ma che ti prende? Prima dici di voler gettare i tuoi quadri e ora questo?" Dice mia madre disperata mentre io sono pronta ad alzarmi per anadare via.

"Che? Vuoi buttare i quadri?"

Mi alzo di scatto. "Lasciatemi in pace! Sono scesa apposta per mangiare e magari chiacchierare come fanno tutte le famiglie normali, invece mi state processando sulle mie scelte. E' la mia vita, la gestisco io e voi non fate altro che complicare le cose. Sono stufa di essere trattata come una bambina.... ah no, voi mi trattate come una disabile, no? Perchè è questo quello che sono." Esclamo furiosa prima dirigermi velocemente verso le scale.

"Perche non l'abbiamo portata dallo psicologo?" Sento dire prima di salire le scale.; Arthur si affretta vicino alle mie gambe ma questa volta non mi faccio guidare. Quasi all'ultimo scalino inciampo battendo il mio ginocchio con il prossimo. Perchè tutte le sere devo finire così? Questo è il principale motivo per cui non scendo mai giuù nell'unico momento in cui siamo tutti e tre riuniti.

Mi massaggio il ginocchio sentendo il liquido nelle mie dita. Perfetto, sto anche sanguinando! Con una velocità che non credevo di possedere da cieca, mi afretto rapidamente in camera mia e chiudo la porta a chiave lasciando Arthur fuori.

Le lacrime solcano il mio viso facendomi innervosire e perdere la ragione peggio di prima. Mi avvicino verso la scrivania tastando davanti a me per poi appoggiarmi sulla superficie dura. Cerco il mio astuccio e ci frugo nervosamente dentro finche al mio tatto non sento le forbici; le prendo e senza pensarci neanche un secondo le infilo dentro il primo quadro che sento nelle vicinanze. Tiro giù e con tutta la rabbia ipossessatasi dentro di me distruggo con le mie stesse mani tutto ciò che ho creato. Mi sento andare in fiamme e l'adrenalina scorre lungo tutto il mio corpo mentre faccio a brandelli la tela gettandola successivamente in qualche angolo della stanza. Più massacro un quadro e più sento il bisogno di distruggere altro, e così faccio: prendendo ogni oggetto qualsiaisi mi capiti fra le mani e buttandolo a terra piangendo e urlando dando a me stessa lo sfogo di cui ho bisogno, ma tutto ciò sembra alimentare sempre di più la mia rabbia verso tutto fino a quando due mani non mi fermano dalle mie azioni. Quelle mani che non sembrano voler scomparire in quest'ultimi giorni.

"Mia! Apri la porta, che stai facendo?" Grida disperatamente mia madre bussando forte alla porta.

"Calma.." sussurra poggiando le sue labbra sulla mia fronte. Sento le vene pulsare contro la sua presa e il cuore battere nello stesso ritmo.

"Mia!" Continua a bussare, e proprio quando sto per aprire bocca il fiato di Harry mi batte sul viso. "shhh" Appoggia la fronte sulla mia.

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@yousrarabah

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