Capitolo 6

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Non avrebbe chiamato per sapere cosa fosse successo.
Magari non si era presentato a lavoro per colpa sua.
Forse si era pentito di quanto accaduto.
Non importava comunque, sarebbe andato avanti con la sua vita e l'avrebbe smessa di pensare ad Ian.
A quella notte
A quei baci
Alle sue mani nei capelli
Alla sua pelle pallida
Ai suoi occhi verdi
Cazzo

Tre forti colpi alla porta del suo appartamento lo fecero sussultare distogliendo quei pensieri dalla sua mente.
Che facevano cosi bene, e cosi male.
Come fosse possibile poi, che facessero male.
Lui non stava male per nessuno
Lui semplicemente andava avanti

"Avevo bisogno di vederti"
"I- Ian"
E si cazzo, respirò di nuovo.
Di sollievo.
Era li, stava bene.

"Entra"
Entra e non uscire mai più.
"Che succede?"

Avete presente quel calore che senti entrando in casa tua dopo una lunga giornata di lavoro, in una fredda sera d'inverno?
Ian poteva giurare di essersi sentito esattamente in quel modo.
Il disordine sul tavolo della sala da pranzo
Il tubetto di pringles rovesciato sul piccolo tavolino posizionato davanti al divano.
La televisione impostata su un canale di musica a caso.
Fu strano, come percepì di sentirsi a casa, nonostante la sua di casa, così non lo fosse mai stata.
Come se, nel momento stesso in cui conobbe Mickey, si rese conto che fino a quel momento molto probabilmente aveva vissuto la vita di qualcun'altro.
E forse. Era così davvero.

"Ian, non puoi lasciarglielo fare, quanti cazzo di anni hai 12?"
Che cosa fai? Credi di poter andar via proprio ora che ti ho incontrato?
No cazzo.
"Non posso Mick, non so cosa devo fare, lo deluderei, non posso"
Non voglio. Non voglio lasciarti.
Non che avessero deciso di essere una coppia.
"Cristo"
Strofinarsi le mani sulla fronte e scaraventare un pugno contro la porta fino a farsi sanguinare le nocche di solito serviva a farlo sentire meglio.
Non quella volta.
Beh, in un altra occasione avrebbe anche semplicemente risposto "ok" e si sarebbe rassegnato all'idea che fosse solo un altra persona che avrebbe perso nella sua vita.
"Non farlo"

Era già buio fuori, l'aria era ferma, segno che l'estate era praticamente arrivata.
La finestra era aperta, per impedire al fumo delle marlboro rosse di formare una cappa da restarci soffocato.
Si potevano udire le voci, probabilmente di un gruppo di amici, che ridacchiavano provenienti dal pub dietro l'angolo.
Quello in cui erano soliti andare, ormai quasi come fosse routine.

E poi c'erano i loro respiri accellerati,
E le grandi mani di Ian che afferravano la testa del moro per attirarlo in un casto bacio sulle labbra.
Le mani di Mickey si posarono sui fianchi dell'altro per spingerlo più vicino a lui.
Tanto vicino da non potersi muovere senza che l'altro seguisse i suoi movimenti.
Il bacio si fece presto più profondo, le punte delle loro lingue roteavano all'unisono.
La bocca di Ian lasciava piccoli morsi alternati a umidi baci sul collo di Mickey, che aveva portato la testa indietro, per permettergli di muoversi meglio.
Soffocò qualche gemito mordendosi l'interno della guancia.
E lo attirò nuovamente nella sua bocca.
Il sapore del dentifricio si impregnava nei suoi denti, la sua lingua era come zucchero, poteva percepire le sue papille gustative urlare.
Ian scivolò sotto la maglietta dell'altro, lasciandosi il tempo di accarezzarlo per scoprire ogni centimetro del suo petto sfilandogli la maglietta da sopra la testa.
Sfilando la sua.
Si ritrovarono seduti sul divano.
Come ci erano arrivati, non era una domanda che intendevano farsi, tantomento gli interessava saperne la risposta.
Il rosso era a cavalcioni su Mickey e le labbra non si erano staccate nemmeno il tempo per riprendere fiato.

"Sei sicuro?"
"Tu lo sei?"
"Non sono mai stato più sicuro di qualcosa in vita mia"

Ian si alzò e si sfilò i pantaloni e i boxer, aiutò un estasiato Mickey a fare lo stesso.
Il loro pomo d'Adamo correva su e giù per la gola.
Erano nudi.
L'uno di fronte all'altro.

Il Destino Ha La Sua PuntualitàWhere stories live. Discover now