Capitolo 4

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Come era possibile non riuscire a smettere di pensare a qualcuno che infondo conosci da così poco tempo?
Un mese, due settimane, e tre giorni. Precisamente.
Ok. Certo non avrebbe mai rilevato a nessuno che aveva tenuto il conto, specialmente non lo avrebbe detto a Mickey, in qualche modo aveva imparato a conoscerlo, se solo si fosse azzardato come minimo lo avrebbe mandato a fanculo, o forse lo avrebbe preso a calci.
Esattamente come lo aveva visto fare il giorno prima con Ronald, uno dei clienti assidui del Destiny, che aveva deciso di alzare un po' troppo il gomito diventando un po' troppo molesto con Kerry, una cameriera poco più che diciottenne.
Lo aveva letteralmente preso a calci.
Cercò di trattenere il sorriso al ricordo, perché Dio solo sa quanto gli era sembrato sexy.
Nell'intimità della sua camera da letto, poteva permettersi di pensare a quanto lo trovasse bello, se lo avesse fatto in pubblico, sicuramente la gente si sarebbe accorta che qualcosa nei suoi pantaloni cresceva inesorabilmente.
Il suo sorriso si smorzò non appena gli venne in mente che quel giorno avrebbe dovuto lavorare senza di lui. L'idea di non vederlo, non era affatto allettante.
Non lo avrebbe certo mai ammesso, ma sentiva la sua mancanza quando non c'era, e il lavoro, era l'unica occasione che aveva per stare con lui.
Non si erano più visti fuori dal bar dopo quella sera.
Non sa esattamente per quale motivo.
Lui non aveva avuto il coraggio di chiedergli un altro appuntamento.
Mickey di certo, non glie lo aveva proposto.

"Ian vieni qui un secondo".
La voce di suo padre lo riportò alla realtà.
In un attimo era nel suo studio.
Non faceva aspettare Ernest.
Anche se pensare a Mickey era diventata la sua attività preferita, o almeno, rientrava nelle prime tre.
Masturbarsi e cantare sotto la doccia erano decisamente sul podio.
"Dimmi papà"
Non avevano parlato molto negli ultimi giorni, in casa si respirava un aria più tesa del solito, lo vedeva trafficare con dei documenti molto spesso, e discuteva con sua madre molto più di quanto non avesse mai fatto.
Non fece domande, comunque.
Non avrebbe ricevuto spiegazioni in ogni caso.
"Ian,pensavo che è arrivato il momento di smetterla con il lavoro, è ora che inizi a prepararti sul serio se vuoi riuscire a diventare reverendo prima dei 30anni"
Ci risiamo.
Forse sarebbe stato il momento giusto per dirgli la verità.
Per affrontare quel discorso e togliersi finalmente quel peso dal petto.
Forse lo avrebbe capito. Lo avrebbe perdonato.
Si voltò e uscì senza rispondere.
"Fino a fine mese Ian"
Decise di ignorare ciò che aveva sentito.
Tutto quello che aveva voglia di fare, era vedere Mickey.

Mandy era sicura di trovare suo fratello stravaccato sul divano, molto probabilmente a giocare alla play station bevendo birra e mettendo pausa giusto il tempo che basta per girarsi una canna.
Era quello che faceva sempre, quando gli toccava il giorno libero.
Dovette ricredersi quando lo vide seduto al tavolo della cucina con il cellulare in una mano e la testa appoggiata sull'altra.
"Che succede?"
Non avrebbe di certo raccontato a sua sorella di Ian, non avrebbe di certo ammesso ad alta voce che era diventato un pensiero ricorrente, che la sua testa scoppiava al pensiero di baciarlo, spogliarlo, toccarlo.
Non lo avrebbe ammesso nemmeno a se stesso. Era più facile credere che fosse una fase passeggera, dirsi che si trattava solo di attrazione fisica. Perché cazzo, quel ragazzo era bello da morire.
Mickey non prendeva delle cotte.
Mickey non avrebbe mai pensato lontanamente di aver paura di innamorarsi.
Lui quella parola con la A non l'aveva mai nemmeno pronunciata.
Non aveva idea di cosa volesse dire.
Non aveva idea perfino di come si pronunciasse.
Quella sensazione alla bocca dello stomaco ogni volta che toccandosi, nel buio della sua stanza, o chiuso in bagno, lo faceva contorcere pensando ad Ian, era sicuramente solo mal di pancia.
"Come fai a capire se piaci a qualcuno?"
Cazzo. Quella sua maledetta boccaccia doveva restare chiusa vista la fastidiosa e prevedibile, reazione di Mandy, che infatti si mise a saltellare sul posto battendo quelle sue manacce "chi ti piace Mick, o mio dio raccontami tutto"
Non gli avrebbe raccontato un cazzo, comunque.
"Cristo Mandy non riesci solo a rispondere alla mia domanda senza voler per forza ficcare il naso?"
Roteò gli occhi al cielo, prima di alzarsi per sparire nella sua camera.
Ma ovviamente. Mandy. Da fottuta donna ficcanaso quale è, aprì la porta e con quell'irritante voce da chissà quale cazzo di film romantico si era fatta in testa, sussurò "chiediglielo e basta".
Certo è, che Mickey non avrebbe mai e poi ascoltato il consiglio di sua sorella.
A lui non piaceva Ian, comunque.
Non in senso romantico.
Forse potevano essere amici però.
Cazzo.
Mickey non era il tipo da amici.
Non era il tipo da nessuna di queste stronzate che includesse un qualsiasi tipo di sentimento.
Per Ian : Birra?
Avrebbe dovuto esordire almeno con un ciao? troppo stupido? Forse non si capiva?
Non ha nemmeno specificato quando, dove.
Cazzo. Ma chissenefrega, se Ian voleva capire bene, altrimenti amen.
Per Ian: alle 21 solito pub?
Da Ian: 21e30, copro il tuo turno, stronzo.
Non stava sorridendo ovviamente.
Quella curva sulla sua bocca era un solo un ghigno soddisfatto, perché Ian lavorava e lui no.
Cazzo.

Il Destino Ha La Sua PuntualitàWhere stories live. Discover now