"Tanti auguri, amore mio!" esclamo, sprizzando contentezza da tutti i pori, percependo uno strano senso di inquietudine assalirmi non appena pronuncio la frase.

Sorride, se possibile, ancora più ampiamente, e il suo sorriso è tutto ciò che vedo, prima di buttargli le braccia al collo e stringerlo a me, come a volergli, con questo gesto, chiedere scusa per quello a cui sto pensando. Reagisce istintivamente alla stretta e mi porta più vicina a sé, prima di allontanarsi quel poco che basta per permettergli di baciarmi. Lentamente e dolcemente. Poggio le mani sul suo petto e lui porta le sue sul mio volto. Chiudo gli occhi e mi consento di staccare la spina per quei pochi minuti che dura il bacio. Giusto il tempo di immaginare che ci sia Peter di fronte a me e riaprirli di scatto, sconvolta e stordita, per poi prendere Evan per mano, sbattere la porta del mio appartamento e trascinarlo per le scale perché non comprenda quanto sono scossa.

×××

Il silenzio del breve viaggio in macchina è stato fortunatamente colmato da Evan, che ci ha tenuto a elencarmi i nomi di tutte le persone che ci sarebbero potute essere (e io che credevo ci sarebbero stati solo i suoi genitori e sua sorella) e mi ha confidato degli aneddoti divertenti per smorzare la tensione. Ma la mia agitazione si è notevolmente accresciuta, più che altro, per cui, quando metto piede fuori dalla vettura e lui mi indica con un dito la sua "barchetta", per poco non mi cedono le gambe. Quella che lui definisce una "barchetta" è una barca a vela immensa, addobbata a festa e ormeggiata accanto a delle vere barchette. Mi sento mancare e lui mi sorride - dopo aver chiuso gli sportelli e aver impostato l'antifurto -, e mi raggiunge, affiancandomi e portandomi un braccio attorno alle spalle.

"Andrà tutto bene. Sii solo te stessa, e ti ameranno da subito come ho fatto io" si arrischia a rassicurarmi, depositandomi un tenero bacio su una tempia.

Già. Peccato che quella ragazza che lui ama non sia neanche lontanamente vicina alla vera "me stessa". Mi astengo dal fare commenti e ci incamminiamo verso l'imbarcazione, con lui che ha ancora un braccio attorno alle mie spalle e io che, al culmine dell'ansia, ho mal di stomaco e i conati di vomito. Nonostante sia solo il primo di giugno, fa caldissimo, e non tira neanche un soffio di vento. C'è un sole che potrebbe spaccare le pietre, un cielo azzurrissimo e limpido, e la giacca leggera che indosso mi sta facendo surriscaldare. Quando mettiamo piede sulla barca - non senza qualche difficoltà da parte mia, visto che sto per perdere l'equilibrio e precipitare in acqua non una volta sola - non si capisce più niente. Una donna biondissima gli si catapulta immediatamente addosso, scansandomi con poco garbo e rischiando di farmi quasi cascare per l'ennesima volta in pochi minuti. Lo stringe forte a sé e lo tempesta di rapidi baci sulle guance, mentre lui sorride, a metà tra l'imbarazzato e il contento. Io non so cosa fare, quindi mi osservo le punte lucide delle scarpe e aspetto che l'euforia - che mi auguro essere momentanea - si esaurisca. Quando quella che presuppongo essere sua madre lo lascia respirare, viene travolto da altre due ragazze, e nel frattempo prende forma una vera e propria fila dietro queste ultime per porgere gli auguri al festeggiato. Un uomo di mezza età, imberbe e con i capelli bruni ingrigiti, mi affianca e osserva la scena mantenendosi in disparte, ma sorridendo, con le braccia conserte al petto.

"Tu devi essere Celeste" deduce, con voce roca e possente, voltandosi verso di me.

Sollevo lo sguardo e so di dover replicare in qualche modo, ma non riesco a far altro se non annuire come un'inebetita e sorridergli educatamente.

"Ci ha parlato così tanto di te, che, a un certo punto, ci siamo spazientiti e gli abbiamo praticamente imposto di portarti qui. Ha provato a tenerti nascosta per oltre due anni, accidenti!" prosegue, fingendo di lamentarsi, ma ridacchiando verso fine frase.

Se solo sapesse che non è mai dipeso da Evan... Sorrido ancora e guardo dinanzi a me, constatando che, finalmente, sembra che la fila interminabile si sia dissolta. Evan pare intenzionato ad avvicinarsi - perché mi sorride e fa un passo nella mia direzione -, ma quella che desumo sia la madre lo prende a braccetto e lo conduce al piano di sotto, verso quegli invitati che ancora non hanno avuto il privilegio di salutarlo. Lui fa una smorfia e mi chiede scusa con il labiale, e io gli sorrido e, con un cenno, gli faccio capire che va bene così.

Celeste - Lasciati trovare [SEQUEL]Where stories live. Discover now