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Osservo la terra sotto di me che presto verrà sostituita dal mare e mi abbandono ai miei pensieri.

15 ottobre 2015-ieri

Storia. Ho sempre adorato questa materia. Mi piace scoprire la storia antica e tutti i fatti successi.
Nonostante io ami questa materia, non ne posso più. Per fortuna mancano due ore e potrò tornare a casa.

Casa è un parolone. Sì, l'edificio c'è. La famiglia, be'...non proprio.

«Psst.» so già chi è che mi chiama.

Mi giro verso il banco dietro il mio cercando di non dare nell'occhio.

«Che cosa vuoi, Rey?» sussurro un po' scocciata verso il mio migliore amico.

«Oggi pomeriggio vieni da me? Lo passiamo insieme e poi film e pop corn. Non accetto un no come risposta.» adoro Rey, lui è l'unica persona che mi conosce veramente.

«Va bene.» ormai vivo a casa sua, con la sua famiglia. Cerca di farmi passare meno tempo possibile con mio padre. Solo lui sa cosa succede fra me e lui.

«Niente film strappalacrime però. Ti conosco, Aspen.» scherza il mio amico alzando un po' la voce.

«Buckett e Mansfield, tacete o sarò costretto a darvi una punizione.» bravo Rey, sei un genio.

«Scusi, prof.» ci lancia un'ultima occhiata e riprende a spiegare.

Poco dopo bussano alla porta interrompendo la lezione.
È il preside. Che ci fa qui?

«Preside Colbin, come posso esserle d'aiuto?» lui si sposta e lascia spazio a due poliziotti. Ma cos...?

«Salve, scusi l'interruzione. Facciamo in fretta. Abbiamo bisogno di un alunno.» tira un foglietto fuori dalla tasca e legge qualcosa scritto sopra.

«Dell'alunna Aspen Mansfield.» conclude l'altro.

Aspetta, ma sono io. Cosa vogliono da me? Che cosa ho fatto?

Dubbiosa e con gli sguardi di tutti puntati addosso mi alzo. Mi giro verso Rey ma lui non incontra i miei occhi.
Lascio il mio banco e mi portano fuori dall'aula.
Il preside si scusa e chiude la porta.

«Cosa sta succedendo?» chiedo mantenendo il passo sostenuto dei poliziotti.

«È arrivata una denuncia per il signor Lucius Mansfield per violenza e tentato stupro sul minore.» Rey, mi fidavo di te.

«Adesso la porteremo in centrale per delle accettazioni, le faremo delle domande. Lei deve rispondere sinceramente, signorina.» annuisco solamente un po' afflitta.

Il cancro si è portato via mia madre e dopo di ché mio padre ha iniziato a ubriacarsi e a tornare a casa per violentarmi.

Ne avevo parlato solo con Rey. Aveva promesso che non l'avrebbe detto a nessuno. Tantomeno fare una denuncia a papà.
Non me lo aspettavo da lui.

Vengo scortata dai due fino a fuori dal liceo. Tutti mi guardano, iniziano a girare voci, false supposizioni, pregiudizi.

Arriviamo alla loro auto e salgo nei sedili posteriori.
Uno dei due si mette alla guida e l'altro nel posto affianco.

Dopo poco raggiungiamo la centrale di polizia e scendiamo. Io li seguo all'interno e vanno verso delle celle. Qui vengono tenute le persone prima di essere spostate in prigione.

Ne saltiamo alcune e poi lo vedo. È seduto per terra e sta urlando. Mi fa tanta pena. Non riesco a vederlo dietro le sbarre.

I due agenti si allontanano lasciandomi lì, con mio padre.

«Passerottino, cosa succede? Io non ho fatto nulla.» si alza e barcolla. La frase ha senso ma riesco a sentire dalla voce che è ubriaco. Siamo a prima dell'inizio del pomeriggio.

«Ti hanno denunciato. La polizia ha scoperto cosa mi facevi.» resto con un tono freddo guardandolo dritto negli occhi.

«Denunciato? Ma io sono un brav'uomo.» scoppia a ridere.

«Il giudice ha scelto cosa fare.» i poliziotti tornano interrompendo il nostro "discorso".

«Allora? Non ci faccia stare sulle spine agente.» sono terribilmente in ansia.

«Suo padre verrà arrestato e lasciato in prigione a tempo inderterminato. In quanto a lei, signorina, è un minore e non può vivere da sola. Abbiamo controllato e qui, in Australia, non ha parenti. O meglio, ha un nonno paterno ma alloggia in una casa di riposo per anziani in quanto pazzo. I suoi parenti più prossimi e vicini sono i cugini Reynolds, di Los Angeles. Inoltre dovrà interrompere tutti i contatti con i suoi amici. La partenza è prevista per domani alle nove del mattino. Arriverà a destinazione per le quattro e quarantacinque del mattino in California. Due agenti stanno andando a casa vostra a prendere qualche vestito. Dovrebbe consegnarci il suo telefono e la sim, signorina.» allunga una mano verso di me ma non mi muovo. Sono scioccata, troppe informazioni insieme.

Sono anni che non vedo i miei cugini. Precisamente da cinque anni, quando la zia è venuta qui per il funerale di sua sorella, mia madre.

Il poliziotto mi sprona a cedergli il cellulare e lo faccio. Per fortuna ricordo a memoria il numero di Rey.

15 ottobre 2015-oggi, Los Angeles, CA

Sono circa le cinque del mattino e sono appena atterrata.
Sto andando a ritirare le mie valigie per poi uscire da qui e cercare i miei cugini.

Il jet lag mi distrugge. Ci sono diciassette ore di differenza da qui a Sydney e siamo pure un giorno indietro, è un casino insomma e devo abituarmi al più presto.

Trovo la mia valigia e la prendo, è leggera. Devono averci messo dentro il minimo indispensabile.

Mi perdo quasi tre volte per cercare l'uscita ma ce la faccio.

Eccoli, li vedo. Ci sono i miei zii e mio cugino, Carter.

Sono pronta per iniziare una nuova vita? Sì.

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Hello!
Questa è la mia nuova fan fiction sull'amore mio (Taylor, obv).
Ho strane idee per questa storia e non vedo l'ora di buttarle giù.
I know che avevo detto che avrei aspettato le mille visualizzazioni nell'altra fan fiction ma non ho resistito!
Okay, mi sto dilungando troppo.
Al prossimo aggiornamento!(non so di preciso quando sarà)

Baci,
Marty

Try Again. ||Taylor Caniff||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora