Capitolo 6

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Due giorni dopo andai a fare colazione col morale a terra. Non avevo idea perché, era solo uno di quei giorni (che a me capitavano raramente) in cui sembra che tutto vada storto prima che è cominciata la giornata.

Mi sedetti al tavolo e cominciai a mangiare di malavoglia, sapendo che mi aspettava una "bellissima" doppia ora di Difesa Contro le Arti Oscure con la professoressa Gaiamens, una vecchietta decrepita (io sarei già andata in pensione) che annoiava con le sue parole soporifere. Sempre meglio della Umbridge, comunque.

Ad un certo punto arrivò la posta. Ero ormai abituata a non ricevere niente, ma non riuscii lo stesso a nascondere un velo di tristezza. Tuttavia, un gufo bruno planò accanto a me. Pensavo fosse per Nelly, o per Rose, o per qualcuno là vicino, quindi non toccai la busta, ma il gufo cominciò a spazientirsi e mi lasciò la lettera nel piatto ormai vuoto.

Sul davanti, in una grafia nitida e elegante che metteva quasi soggezione, c'era scritto "Agatha Farrell".

Non me la sentivo di aprire lì la lettera sotto lo sguardo curioso di tutti, ma io stessa ero sbalordita: chi mai poteva mandarmi una lettera? Salii velocemente nel dormitorio prima di ricevere commenti inopportuni e, una volta sul letto, aprii la lettera. Che diceva:

"Cara Agatha,

credo che sai chi sono, mi hai già visto in giro o nelle lezioni che frequentiamo insieme. Vorrei tanto dirti ciò che voglio dire di persona, ma temo sia impossibile.

Spero tanto che non te ne sia accorta, ma non a tutti qui stai a cuore. Anzi, ti detestano. Non vorrei dirti queste cose, ma devi stare attenta perché questa scuola è corrotta. Ci sono dei complotti, vogliono farti fuori. Non perché stai a loro antipatica, ma perché sei brava a scuola. Temono che puoi oscurarli e che diventi la preferita degli insegnanti. E il fatto che sei appena arrivata non aiuta. Mi dispiace tanto, ma io queste cose le ho sentite di persona, e più di una volta. Stai tranquilla, le tue amiche non avranno problemi, anche se da quando stanno con te non sono più molto benviste. Voglio solo aiutarti, ma non posso parlarti di persona in pubblico perché ho paura che prendono di mira anche me. Per questo ti chiedo: puoi venire stasera alle sette dopo cena in Guferia? Ti devo assolutamente parlare.

Nel frattempo, tieni gli occhi aperti.

Con affetto,

Tom Riddle"

Rimasi un attimo a guardare le ultime due parole, poi cominciai lentamente a registrare le parole che avevo appena letto. Dovevo fidarmi di lui? Per il momento decisi di sì. Sarei andata a vederlo.

Dovevo essere sconvolta, devastata, ma al momento provavo solo un'indefinibile felicità. Non capivo. Non capivo più niente.

Quella sera alle sette meno dieci ero già su in Guferia da un po'. Per sciogliere il nervosismo stavo dando da mangiare al gufo bruno che quella mattina mi aveva portato la lettera.

Alle sette, puntuale, Tom Riddle entrò. Aveva i capelli ben spettinati, ma questo gli donava. Era come sempre, ma aveva un'aria diversa dal solito, come se sapesse che non doveva essere lì. Mi salutò con un timido "Ciao", poi aggiunse: <<Vieni a sederti lì, sulle scale?>>

Ci sedemmo, ben distanti l'uno dall'altra, e io aspettai guardando le mie mani, imbarazzata.

Fu lui a cominciare. <<Scusa se ti ho chiamato qui stasera, ma dovevo parlarti, e non potevo scrivere tutto in una lettera. Anche se, fondamentalmente, l'ho fatto.>>

Aspettai che continuasse. <<Vedi, come ti ho già scritto, non sei al sicuro: c'è gente che vorrebbe mandarti via. Altra gente che vuole farti del male. Altra che vorrebbe umiliarti pubblicamente. E non vado avanti così, perché credo che tu ne abbia già abbastanza.>>

<<La mia intenzione sarebbe quella di aiutarti. Ho già provato a dire di smetterla a gente che conosco, ma mi sono sempre fermato; se sanno che ti aiuto cominceranno anche con me, e in più, se faccio finta di essere uno di loro, saprò i loro "piani segreti" e potrò avvertirti in tempo. Puoi fidarti di me.>> Mi sorrise.

<<Come mai fai tutto questo per me?>> chiesi. <<Sono appena arrivata, e non ti ho mai parlato prima d'ora.>>

<<Mi stai simpatica.>> rispose lui semplicemente. <<E non trovo giusto solo perché una è appena arrivata ed è brava a scuola debba essere presa di mira, tra l'altro, da una buona metà della scuola.>>

<<Così tanti?!>> esclamai sbalordita.

Lui sospirò: <<Sì, purtroppo. Farò quello che posso. Naturalmente non posso garantirti assolutamente niente, e tu devi tenere gli occhi aperti.>>

<<Starò attenta>> promisi.

<<Ah, tra l'altro>> fece lui improvvisamente <<ho bisogno di un aiuto per il compito di Pozioni...>> Mi guardò con un'aria di scusa.

<<Ah! Ecco perché mi aiuti!>> scherzai. <<Dietro ricompensa...>>

Lui diventò tutto rosso. <<No, assolutamente! Ma ho pensato che siccome siamo già qui insieme, ne approfitto per un aiuto...>> Fece una faccia interrogativa.

<<Ma certo!>> risi. <<Cosa hai bisogno?>>

<<Non so come cambiare la ricetta di pagina 69 per farla diventare verde...>>

Lo aiutai per una mezz'oretta con Pozioni, e dopo parlammo insieme per un po'. Ma io ebbi l'impressione che lui sapesse come fare il compito di Pozioni, solo che voleva chiedermelo per non sentirsi indebitato. Ma non ebbi mai la conferma di questa teoria.

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