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«Michael, vuoi giocare? Non dirmi che hai paura», chiese Calum con aria di sfida, tirando fuori la tavoletta di legno ouija, appoggiandola sul mio tappeto.

Era ovvio che non avevo paura degli spiriti, perché non esistono, ma non volevo rischiare, meglio lasciarli dormire in pace. Tutto quello che mi metteva paura in questo momento era il mio amico. Aveva sparso per tutto il soggiorno candele la cui luce fioca non mi permetteva di vedere bene il suo viso, spense così tutte le luci, facendo la stanza più buia del solito. E, per mia sfortuna, fuori si stava scatenando una burrasca infernale con tanto di tuoni e fulmini la cui luce si poteva vedere dagli spiragli delle tapparelle.

«Scommetto che l'hai presa su internet o su un negozio di giocattoli, secondo te come può una tavoletta di legno farci comunicare con gli spiriti?» ribattei, perché avevo un amico così stupido?
«Non importa dove l'ho presa e comunque lo fanno tutti adesso, magari così puoi avere la prova che sia una cazzata», mossa intelligente hood, mi hai convinto.

Sospirai, «Okay, come si gioca?» chiesi, avvicinandomi a lui, incrociando le gambe.
«Ci sono delle regole: innanzitutto non si deve giocare in un cimitero, poi non si deve mai giocare da soli e bisogna sempre salutare. Tutto chiaro?» annuii, sembrava parecchio informato.

Mise la planchette in mezzo alla tavola, posizionandola sulla lettera G, poi mise l'indice e il medio su di essa e io feci lo stesso. La tavoletta sembrava vecchia e usata, poichè la pittura al lato era tutta venuta via e vicino alla parola 'no' c'erano dei graffi, che sembravano quasi delle unghiate.
«Bisogna farla girare una volta per ogni giocatore e adesso diciamo queste parole:
Col cuore sincero come amici veniamo, spiriti vicini noi vi evochiamo.»
la ripetemmo insieme, poi Calum cominciò a fare domande a questo presunto spirito.

«C'è una presenza con noi?» attendemmo un paio di secondi, poi levai le dita dal piccolo oggettino. All'improvviso si levò un vento impetuoso il cui fruscio si sentiva pure da dentro casa, poi un tuono, deglutii.

«Dai Calum, non vorrai crederci! Te lo avevo detto che non funzionava», lo guardai male.
Proprio in quel momento, la planchette si mosse su 'sì'. «Come sei sgamabile, amico», dissi ridendo.
«Te lo giuro, io non ho fatto niente, lo giuro», si difese con aria innocente.
«E io dovrei crederti? Non è divertente, comunque.» chiarii serio, ma decisi comunque di ritornare nel gioco sperando di uscirne il prima possibile.

«Sei uno spirito buono o cattivo?» domandò incerto. La presenza compose, attraverso le lettere dell'alfabeto che erano al centro, 'buono' e sospirai, ancora in dubbio se Calum mi stesse prendendo in giro.
«Come ti chiami?» chiesi d'impulso e la planchette si mosse su 'L', roteai gli occhi, non poteva dirmi il nome direttamente?

«Sei un maschio o una femmina?» chiese il mio amico, e la presenza rispose che era un maschio, tanto meglio.

«E cosa sei precisamente?» domandai, curioso di sapere di più sugli spiriti, anche se tutto questo poteva comunque essere uno scherzo. La planchette si mosse velocemente sull'alfabeto componendo, poi, una frase.

Sono uno spirito, appartenevo ad un corpo, ma mi hanno separato da esso e non so a chi appartenga.

«Quindi, c'è un ragazzo che vaga senz'anima?» chiese Calum spostando lo sguardo prima sulla tavoletta ouija e poi su di me.
«Vedo che sei intelligente.» ammisi, e lui sbuffò.
«Abbiamo un caso da risolvere.» mi guardò malizioso, l'idea non era male, poi si trattava pure di un ragazzo.

Sembravamo proprio sherlock holmes e il dottor watson.

'sta storia mi gasa molto.

Ouija » mukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora