No need to say goodbye

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You'll come back, when they call you,

no need to say goodbye...

"Sono stanca, sono una creatura millenaria." sussurrò la vecchia donna, i cui piedi si artigliavano come radici al terreno e la incatenavano al suolo. Nessuno scendeva più la sotto, si diceva che fosse una miniera pericolante. Nessuno, tranne chi sapeva cosa cercare.

"Beh si, perché stai parlando a un ragazzino..." a parlare era stato proprio un ragazzino, la voce piena di sarcasmo e le orecchie a sventola coperte da una zazzera di capelli nerissimi. Non avrà avuto più di venti anni, i jeans strappati e il giacchetto di pelle sbottonato che lasciava intravedere l'ala di un drago sotto la maglietta. Un ventenne come tanti, un tatuaggio e il sorriso storto. Eppure i suoi occhi dicevano qualcos'altro, le sue pupille parlavano di secoli e di pesanti memorie.

"Non apparteniamo più a questo mondo, Emrys. Io sto morendo."

"E quella testa di fagiolo risorgendo, non è vero? Sento che è l'ora."

"Se lo senti perché sei venuto da me?" la donna si contorceva su se stessa, alitando in faccia al ragazzo tristi sentenze sulla vita e sulla magia. Su quella magia nella quale non credeva più nessuno, su quelle arti dimenticate e relegate a fiabe per bambini. Persino lui, Merlino, era diventato una storia, una leggenda immortale, certo, ma non reale.

"Forse perché volevo una botta di ottimismo." commentò il ragazzo sorridendo ancora, mentre i suoi occhi sfavillavano divertiti.

"Non sei cambiato di una virgola, Emrys. Sei ancora un ragazzino."

"Un ragazzino saggio e millenario. Insomma, ho ragione?"

"Certo che hai ragione, sbruffone. Segui quelle scatole luminose, potresti sentire notizie interessanti su Avalon."

"Ricomincerò ad invecchiare, vero?" ora il ragazzo dondolava distrattamente sulle punte dei piedi e giocherellava con una sciarpa rossa consunta e rattoppata. Intorno a lui tutto era buio, solo gli occhi della donna erano come due fiaccole in mezzo alla notte.

"Conosci la risposta, Emrys. Ora vai ti prego, voglio dormire."

"Baerne" sussurrò e subito nella sua mano si accese una fiaccola. "E comunque il mio nome è Merlino, sono due millenni che te lo ripeto."

Detto questo corse fuori nella notte. Appena uscì allo scoperto spense il fuoco e continuò a camminare lungo il marciapiede. Costeggiava quello che un tempo era stato il lago di Avalon, quel lago, quel dannato lago. Erano passati secoli, addirittura millenni, eppure lui continuava a sentire un vuoto al petto ogni volta che passava davanti a quell'immensa pianura. Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire le loro voci rimbalzare tra le rocce. I cavalieri, Morgana, Mordred, Ginevra e Artù. Artù. Quel posto era impegnato di magia e di ricordi, delle loro ultime parole, della battuta finale dell'epoca degli eroi. Se si concentrava poteva sentire ancora il suo re dirgli grazie. Sbuffò sonoramente. Quando lo avrebbe superato? Forse era tempo per Artù di tornare, non tanto per il mondo, ma per lui. Gli mancava. Certo, se il suo re fosse stato lì con lui, non lo avrebbe mai ammesso, eppure gli mancava quell'arrogante zuccone. Testa di fagiolo. Era anche una testa di fagiolo.

Camminò fino a un grazioso appartamento in mattoni rossi. Era fatto in materiali nuovissimi, il portone blindato e l'ascensore di ultima generazione. Mai avresti pensato di trovarci vecchi calderoni, libri antichissimi e erbe ormai dimenticate. L'appartamento del ragazzo era un miscuglio di vecchio e nuovo, di tecnologie e magia. Spade, balestre e armature da cavalieri si alternavano a una televisione, un cellulare e una cucina piena dei migliori strumenti elettronici. In bagno una lavatrice lavorava incessantemente mentre uno straccio incantato puliva da solo il pavimento. Il ragazzo si buttò sul letto togliendosi semplicemente la maglia. Era esausto, come ogni volta quando andava a parlare con la sacerdotessa. Questa volta però era stato diverso. Sentiva il potere dell'antica religione rinascere, poteva quasi percepire la vita scorrere di nuovo nel corpo di Morgana. Era indispensabile la venuta di Artù.

No need to say goodbyeМесто, где живут истории. Откройте их для себя