-1-

591 83 22
                                    

"Canta, mio piccolo usignolo. Canta per me."
Il ragazzo infilò due dita dentro le sbarre fredde della gabbia. "Ho detto... canta."
La sua mano arrivò alla gola della ragazza e strinse la presa.
"Non...non sono un usignolo, non so cantare!"disse lei con voce strozzata. Le mancava il respiro. Sentiva le dita fredde del suo carnefice che si stringevano sempre di più attorno al suo collo, lasciando lividi violacei.
"Ma allora -proseguì lui- se non sei il mio amato usignolo...che fine ha fatto? Era così bello e dolce il suo canto! E le sue piume così morbide..."
La ragazza iniziò a piangere. Non sapeva come era finita lá dentro. Sapeva solo di essersi addormentata nella sua stanza e di essersi risvegliata in una gabbia per uccelli, enorme abbastanza per ospitare un uomo adulto. Non appena aveva aperto gli occhi, aveva trovato un altro paio di occhi neri come la pece, simili a carboni ardenti che la fissavano incantati. Mettendo meglio a fuoco la figura aveva notato che quello sguardo apparteneva ad un ragazzo. Figura alta e slanciata, capelli corvini e ribelli, una camicia bianca. No, non bianca; almeno, non del tutto. Le maniche, a cui erano stati fatti due ampi risvolti, erano macchiate di rosso. E così le sue mani; le stesse mani che ora le stavano stringendo la gola.
"Che hai fatto, piccola bastarda?! L'hai ucciso, non è così?! Non è così?!"
"Io... io non ho fatto nulla! Non ti conosco, non so di cosa tu stia parlando!"singhiozzava la ragazza.
"Ora. Tu. Canterai. Per me. O giuro che non vedrai il prossimo sorgere del sole... Canta."

Little birdWhere stories live. Discover now