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Improvvisamente lo sguardo della ragazza venne attratto da un piccolo cumulo di piume vicino ai piedi del ragazzo. Osservò meglio. Dalla sua gola uscì un urlo strozzato. Un piccolo uccellino, della misura di un suo pugno chiuso, giaceva a terra. Morto. Ma ciò che colpì la ragazza fu soprattutto il rivolo di sangue rosso scuro che usciva dal petto della povera bestiola. Era stato infilzato con uno spillo. Al ragazzo non sfuggì l'occhiata e l'urlo della sua vittima umana e guardò nella stessa direzione. Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale il cuore della ragazza perse un battito. Poi, con uno scatto repentino, quasi disumano, il giovane si lanciò sul piccolo usignolo morto. E urlò, e pianse. Iniziò a guardare il sangue rappreso sulle sue mani e urlò ancora più forte. Con le unghie e con tutte le sue forze cercava disperatamente di toglierlo, come a voler cancellare ciò che aveva fatto poco prima. La ragazza rimase sbalordita nel vedere con quanta violenza ed ira e allo stesso tempo dolcezza e nostalgia il giovane accarezzava il piccolo amico morto. Dopo alcuni minuti che alla ragazza parvero ore, la disperazione iniziale del suo aguzzino era scemata, lasciandolo in preda agli spasmi.
"Tu! Sei stata tu ad ucciderlo." Lo sguardo vacuo del ragazzo si posò sulle mani incatenate della sua prigioniera.
"No... no! Io... tu sei pazzo! Pazzo! Lasciami andare!"iniziò ad urlare lei in preda al panico.
Il ragazzo sembrò non sentire e, con gli occhi ancora gonfi disse:"Tu l'hai ammazzato. Ora canterai al posto suo, sarai il mio usignolo. Inizia."

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