31 - Qualunque sia il destino

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Fortunatamente, il bambino stava bene e Lydie, una volta somministratole un antipiretico e attaccata a una maschera per l'ossigeno, sembrava essersi ripresa un po'.

Greta aveva parlato a lungo con Ethan, spiegandogli che la situazione non era drammatica, ma neppure da prendere alla leggera e che se volevano salvare entrambi era necessario, appena Lydie fosse stata meglio, procedere con un parto cesareo, in modo da poterla affidare ai colleghi del reparto di pneumologia, per quello che concerneva lo stato della sua malattia. Il ragazzo aveva annuito e Judith era rimasta molto colpita dal fatto che, quando sua sorella, per incoraggiarlo, gli aveva poggiato una mano sulla spalla dicendogli di non preoccuparsi, perché avrebbe fatto tutto il possibile affinché suo figlio e sua moglie vivessero, il ragazzo era scoppiato in un pianto dirotto.

Se quei mesi erano stati orribili per James, probabilmente lo erano stati, in parte, anche per Preston. Doveva esser stata una bella lotta interiore mostrarsi sicuro e tranquillo e al tempo stesso vivere con l'angoscia di una compagna che si sta spegnendo lentamente e al tempo stesso, custodisce dentro sé una nuova vita, che è legata a doppio filo a quella precaria della madre. James le aveva accennato brevemente al dialogo avuto con Lydie quel pomeriggio, le aveva raccontato dei dottori che sostanzialmente se ne erano lavati un po' le mani e li avevano duramente contrastati per quella loro scelta sconsiderata. No, non doveva esser stato per niente facile e per questo Judith lo ammirava; quanto a Lydie, non si era fatta un'idea molto precisa.

Stava per uscire dalla camera per potersi recare all'appuntamento con l'ispettore Turlington, quando sentì tossire e vide Lydie muoversi e cercare di togliersi la maschera d'ossigeno. Immediatamente Judith le si avvicinò, risistemandogliela. La ragazza era stata in stato di semi incoscienza tutta la notte e adesso si guardava attorno stranita, non comprendendo bene dove fosse e chi avesse davanti.

«Sei in ospedale, non ti preoccupare tu e Etienne state bene» disse con voce gentile, scostandole appena un po' la frangetta, per sentire se aveva ancora la febbre.

La sentì più fresca e sorrise.

«Ethan?» chiese con un filo di voce.

Judith non riuscì a trattenere una risata, scosse la testa divertita.

«Dorme lì accanto» e indicò il letto alla destra di Lydie, «tra le braccia di James».

Lydie sollevò le sopracciglia sorpresa, provò a girarsi un po' e quando vide James che avvolgeva Ethan in un caldo abbraccio, con il mento poggiato sul capo del ragazzo, sorrise divertita e tornò a guardare Judith.

«Sei un medico?» chiese un po' perplessa, notando che la donna che aveva di fronte, non indossava un camice ma una semplice camicetta e un paio di jeans.

«No, sono l'avvocato di Mike Jensen, mi chiamo Judith, ero passata per consegnare dei documenti a Preston».

Non poté terminare la frase, perché Lydie provò di nuovo a togliersi la maschera e Judith intervenne di nuovo a bloccarla.

«No, non toglierla» la rimproverò.

«Ma tu sei quella Judith?» chiesa stupita, osservandola attentamente.

«Come?» chiese un po' imbarazzata, non credendo possibile che James avesse parlato di lei proprio con Lydie.

«Intendo dire la Judith di James» continuò con un candore disarmante.

La donna sbatté la palpebre sorpresa e imbarazzata, come l'aveva definita?

La Judith di James? Aprì e chiuse la bocca un paio di volte non sapendo bene cosa rispondere, alla fine optò per un semplice «sono Judith Morrison, un'amica di James e di sua sorella».

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