29 - Dove è odio, fa' che io porti l'amore

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Dove è odio, fa' che io porti l'amore.

Dove è offesa, che io porti il perdono.

Dove è discordia, che io porti l'unione.

Dove è dubbio, che io porti la fede.

Dove è errore, che io porti la verità.

Dove è disperazione, che io porti la speranza.

Dove è tristezza, che io porti la gioia.

Dove sono le tenebre, che io porti la luce.

(S. Francesco d'Assisi)

Ethan e Lydie erano fermi alla biglietteria della metropolitana e non videro James passar loro accanto, sereno, per aver tirato fuori un macigno che gli opprimeva il cuore da mesi e al tempo stesso abbattuto dalla certezza di aver perso l'unica donna che gli aveva permesso di ritrovare un po' di pace. L'unica che gli avesse dato la lieve illusione che per lui potesse ancora esserci un futuro piacevole, accanto a qualcuno capace di amarlo e che lo avrebbe aiutato ad affrontare ciò che sarebbe venuto, qualunque cosa il destino gli avesse riservato. Non lo videro e proseguirono per la loro strada, diretti a Camden Town, diretti alla vecchia casa di Ethan, quella che da anni custodiva gelosamente il suo passato.

Lydie sapeva che Ethan era ricco, molto ricco, ma in realtà non si era mai soffermata troppo su quell'aspetto, perché niente di ciò che lui facesse o dicesse lasciava trasparire cosa fosse stato un tempo, come avesse vissuto. Ritrovarsi però, in quel momento in uno dei quartieri più chic di Londra, alle spalle di Primrose Hill, in una stradina fatta di palazzine d'un bianco così immacolato da sembrare quasi finto, la fece sentire a disagio. La casa in cui Ethan aveva vissuto fino agli otto anni era al numero 2 di Prince Albert Road. Forse 'casa' era un po' riduttivo, quella era un palazzina bianca di due piani, circondata da un muretto basso in pietra che ne delimitava il giardino e i due garage. Lydie pensò che la definizione più appropriata fosse quella di 'castello' in miniatura e quell'aspetto la fece sentire una sorta di Cenerentola. Si sentì fuori luogo. Con buona probabilità in quelle strade abitavano personaggi famosi del mondo dello spettacolo e dello sport e lei era lì, con il suo vestitino comprato in saldi.

Era così in imbarazzo, tutta presa dal guardarsi attorno, augurandosi che nessuno la notasse, che non si accorse che Ethan le si era accostato all'orecchio.

«Non temere, Lydie» le disse a bassa voce, facendola trasalire, «ti confido un segreto, anche la regina Elisabetta piscia!»

Non riuscì a evitare di ridere, mentre Ethan, con la solita faccia da sfrontato, si avvicinava al cancelletto che dava nel giardino e lo apriva, invitandola a entrare.

La ragazza notò come tutto fosse molto curato, la palazzina ben tenuta, non c'era un solo particolare fuori posto. Non sembrava un luogo abbandonato da anni, perciò chiese spiegazioni a Ethan, mentre lui armeggiava per cercare la chiave del portone.

«Vedi, mia zia ha chiesto al curatore di tenere questo posto sempre in ordine» cominciò, mentre ne provava un paio non trovando quella giusta. «Credo lo abbia fatto un po' per evitare discussioni con i vicini, come avrai notato qui siamo in via perfezione numero 2» disse lanciandole un'occhiatina divertita e lasciando intendere a Lydie che quel posto cozzava parecchio con il modo di essere del ragazzo. «Inoltre credo si augurasse che, prima o poi, mi decidessi ad affrontare il mio passato e tornassi qui».

Si fermò un attimo a guardarla, mentre finalmente era riuscito a trovare la chiave e a togliere le mandate alla porta. L'aprì con uno scatto.

«A quanto pare il 'poi' è arrivato, dopo di lei madame».

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