Capitolo 4 : scappare di casa?

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Pov Marika

Camminavo per strada con il mio zaino azzuro in spalla e il mio migliore amico accanto. Eravamo appena usciti da scuola quando aveva iniziato a piovere. Amo così tanto la pioggia, l'acqua in particolare. Non so c'è qualcosa che mi attira, forse il colore?
Oggi era l'ultimo giorno di scuola del secondo anno di medie.
--Pensi a qualcosa Mar?--
--No perché Pi?--
--Sei assente. Non hai sentito nenche cosa ho detto-- disse riponendo l'attenzionesu di se.
--Cosa hai detto?-- chiesi girandomi verso di lui
--Vuoi venire a casa mia oggi pomeriggio, tanto ha appena smesso di piovere, così usciamo con gli skateboard? --
-- Certo che si-- ecco un'altra cosa che amo gli skate. Sono un mezzo maschiaccio e sono molto iperattiva; non so un attimo ferma tranne quando si parla di disegnare o ascoltare la musica.
--Allora ci vediamo dopo Mar-- dice schioccandomi un bacio sulla guancia
--A dopo-- lo saluto scompigliandogli i capelli neri tirati in su in un ciuffo.

*******
--Marika non puoi sempre ritornare alle 2 a casa-- urla mia madre mentre mi rintano in camera
--Mamma non dare fastidio anche oggi -- sbotto girandomi verso di lei e guardandola negli occhi castani quasi neri, non c'è la fecevo veramente più, non mi sentivo mai parte della famiglia ed era da tempo che avevo intenzione di andarmene ora basta.
Presi il mio zaino azzuro e lo svuotai di tutti quegli stupidi libri di scuola che non ti serviranno mai a niente e ci misi le cose a me più care e cose utili: album da disegno, matite, pastelli e colori a spirito, cericatore del telefono, auricolari e soldi.
Questa volta facevo sul serio: me ne sarei andata.
Chiusi lo zaino e me lo misi in spalla e presi lo skate da sotto al letto. Erano le 4 e con Filippo mi sono messa d'accordo che alle 5 ero da lui così esco di casa.

*******
Erano le 10 di sera e andavo girovagando per strada con il mio skate in mano finché non sentì un rugguto veramente terrificante provenire dalla stradina appena passata così alzai il passo fino a quando sento squillare il mio telefono.
--Marika devi venire subito a casa dobbiamo dirti una cosa importante-- esclamò mia madre dal telefono.
--Arrivo-- dissi  correrendo verso casa.

Arrivata a casa pensavo di trovare i miei arrabbiati perché avevo ignorato tutte le loro chiamate ed ero ritornata a casa alle 11 mentre li trovai a parlare in cucina con tre ragazzi che mi davano le spalle.
--Ehm...-- mi schiarì la gola attirando l'attenzione su di me.
I tre ragazzi si voltarono verso di me; il ragazzo assomigliava molto a me per i capelli neri e ricci e gli occhi verdi, era alto, magro ed aveva la carnagione leggermente abbronzata come la mia.
--Loro sono Percy, Annabeth e Sky-- li presentò mia madre man mano che indicava uno ad uno i ragazzi.
--Sai Marika noi dobbiamo dirti una cosa ... bhe... ecco ... tu non sei nostra figlia.-- come come ? Ho sentito bene?
--C-che ?-- dissi confusa cercando do riprendere fiato dopo aver corso per le strade e anche salendo le scale.
-- Noi non siamo i tuoi genitori nativi. Tu sei una semidea figlia di Poseidone. Ti hanno affidata all'età di due mesi perché noi potevamo proteggerti dai pericoli che stavano già tentato di far scampare a tuo fratello-- disse mio padre (o per meglio dire padre adottivo) indicando il ragazzo difronte a me.

Una sorella ritrovataWhere stories live. Discover now