Lo Zar Saltan #1parte (A. Pushkin)

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In una una graziosa casetta dalle finestre fiorite vivevano una volta tre sorelle. Un giorno esse stavano filando nel giardino davanti alla casa e chiacchieravano tra loro. "Se fossi zarina," disse la prima "cucinerei con le mie mani un banchetto squisito per tutte le genti del reame." "Se fossi zarina," disse la seconda "tesserei un abito meraviglioso per ogni abitante della terra." "Se fossi zarina," disse la terza dolcemente "regalerei allo zar un figlio eroe." In quel momento un giovane aprì il cancello di ferro battuto ed entrò nel giardino. "Sono lo zar Saltan" egli annunciò. "Passavo da queste parti e mi è capitato di sentire i vostri discorsi. Vuoi essere mia sposa, graziosa fanciulla?" soggiunse rivolgendosi alla terza sorella. "E voi, damigelle, volete essere la cuoca e la tessitrice di corte?" Lo zar fece salire la sua futura sposa su un bianco cavallo e la condusse a palazzo. Quando vi giunsero, si celebrarono subito le nozze e, in onore degli sposi fu indetto un grandioso banchetto. Le stanze del castello risuonavano di allegre grida e di risate; ma nella grande cucina e nella stanza degli arcolai le due sorelle, si rodevano per l'invidia e non riuscivano in nessun modo a darsi pace.

Era trascorso poco tempo quando lo zar dovette balzare sul suo cavallo e partire per la guerra. Per lunghi mesi egli rimase lontano, occupato a combattere i nemici del suo regno, e nel frattempo Dio donò alla zarina un bimbo bellissimo, alto quasi un metro. La zarina lo guardò con amore orgoglioso, come un'aquila guarda il suo aquilotto. Subito fu inviato un messo allo zar con la bella notizia. Ma le due invidiose sorelle e la vecchia comare Barbarica fermarono per strada il messaggero, lo distrassero con una scusa e gli infilarono nella bisaccia un altro messaggio che diceva: "La nostra zarina ha donato allo zar un essere mostruoso, un animale sconosciuto. Che dobbiamo fare?" Non appena lo zar ebbe letto quest'orribile notizia, sentì una pena acuta stringergli il cuore. Poi prese uno stilo e scrisse: "Si attenda il mio ritorno". Il messaggero ritornò al castello, ma non aveva ancora varcato il ponte levatoio quando le due invidiose sorelle, che avevano spiato ansiosamente il suo arrivo, gli afferrarono le briglie, lo fecero scendere da cavallo e lo condussero in cucina. Qui con mille chiacchiere e qualche bicchiere di vino, riuscirono di nuovo a sostituire il messaggio con un altro che diceva: "Che la zarina e la sua creatura siano chiusi in una botte e gettati immediatamente in fondo al mare. Ordine dello zar".

Il nunzio portò il messaggio ai nobili del palazzo ed essi, benché inorriditi e sconvolti, dovettero eseguire l'ordine del loro sovrano. Presero la zarina e il suo bellissimo bimbo, li chiusero in una botte e li gettarono nel nero mare, in balia delle onde. Poi tornarono al castello e, assaliti dal rimorso, si coprirono il capo di cenere. Scese la notte: le stelle si accesero, la luna mandò i suoi raggi a inargentare le onde del mare. Laggiù, tra onda e onda, cullata dal vento, una botticella continuava il suo viaggio. Piangeva nell'interno la zarina e cercava invano, battendo i piccoli pugni sul legno, di spezzarlo; il principino cresceva di ora in ora, diventava grande, bello e forte, e implorava l'onda ad alta voce: "Onda gentile, onda inargentata, tu che accarezzi le rive del mare, tu che levighi i sassi dei fiumi, tu che vai cantando, libera e felice, la tua canzone, ti prego, non farci morire, abbi pietà di noi, salvaci! Facci approdare su una riva amica! Fa che troviamo gente ospitale che ci accolga nella sua terra!" L'onda ubbidì. Prese la botticella e la depose sulla spiaggia, poi si ritirò quietamente. Il principino si drizzò in piedi, punto il capo contro il coperchio e questo si spezzò, lasciando uscire la zarina e suo figlio. Si ritrovarono in un isola deserta, coperta di verdissimi prati e dominata da una collina, su cui s'innalzava, ben salda, una quercia. La zarina rivolse lo sguardo al cielo e s'inginocchiò sulla spiaggia per ringraziare Dio di averli tratti in salvo. Il fanciullo si guardò attorno, poi si diresse subito verso la grande quercia e ne spezzò un ramo. Ne staccò le foglie, e lo mise da parte. Poi sfilò il cordone di seta della croce che portava al collo, prese il ramo, curvò ad arco e all'estremità legò il cordone; staccò un ramoscello e lo appuntì per farne una freccia, e con il nuovo arco s'incamminò lungo la spiaggia per procurare la cena per sé e per sua madre.
A un tratto gli giunsero all'orecchio dei gemiti. ' Chi può essere? ' pensò il principino, allarmato. ' Chi mai si lamenta su quest'isola deserta?' Ma ecco, i gemiti si facevamo sempre più vicini, si udiva un ronzio, un batter d'ali, e laggiù, tra le alghe, il fanciullo scorse un cigno meraviglioso, con le ali di un candore abbagliante, nell'atto di difendersi dagli assalti di un orribile sparviero dal becco spalancato.

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Привет! Okay... col russo non sono brava quindi ho cercato di tradurlo, se qualcuno è russo e trova un errore nella parola, mi scriva in un commento l'errore!!

A me mi è sempre affascinata la cultura russa, coi i loro metodi rudi, uomini e donne umili che lavorano sodo per un qualcosa che forse non riceveranno, ma che continuano lo stesso! Sempre visti con un'aria da mafiosi (ma forse lo sono xD! ), ma le loro musiche... Una cosa spettacolare!!

Va bene la smetto :| spero di aggiornare al più presto e mi scusa ancora se ultimamente non sono presente nel pubblicare! Ah sì, una nuova storia, meglio, raccolta su come usare saggiamente la nostra bellezza: "I segreti di bellezza". Se vi attira non perdete un attimo per leggere! ;)

Con ciò ho finito con il mio spazio autrice, ci vediamo presto con il continuo di questa storia russa!! xD

Le fiabe di cui non sapevi la veritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora