Twenty-Eight

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"Bambini, mi raccomando, non allontanatevi da me" ricordò Harry, scendendo dalla macchina di Niall seguito dai suoi figli.

Era il 31 Dicembre, faceva tanto freddo lì a Londra e il biondo si era offerto di accompagnare tutti all'aeroporto quella mattina. Erano le 6:20 ed era sicuramente un orario scomodo, specialmente per i bambini; ma purtroppo Harry non aveva trovato altri voli per quel periodo, quindi doveva accontentarsi se voleva rendere felici i bambini e anche un po' se stesso. Non gli importava se fosse arrivato in America alle 8:30 dell'1 Gennaio. L'importante era rivedere il suo Louis e non stava più nella pelle.

Non aveva detto nulla a suo marito perché voleva fargli una sorpresa. Sapeva che quella sera il liscio sarebbe uscito con i suoi compagni di squadra, in qualche locale, per festeggiare. Glielo aveva detto. Ad essere sinceri, però, Harry sperava che Louis gli proponesse di passare la serata al telefono o via Skype, almeno per augurarsi un buon anno, ma tutto ciò non era successo perché Louis non il tipo di persona che stava accucciata sotto una coperta, con il pc davanti per parlare con la persona che ama. Harry, dal canto suo, non poteva di certo proporglielo dato che sarebbe stato in alta quota tra il 31 e l'1.

Niall aiutò loro con i bagagli ed entrarono nell'immenso aeroporto di Londra. Harry si sorprese nel trovarlo abbastanza popolato, a quell'ora, da persone che correvano da una parte all'altra portando dietro le loro valige.

Sky allungò la sua mano per prendere quella di Harry, che strinse, e si guardò intorno meravigliata e con gli occhi lucidi. Non era mai stata in un aeroporto, se non all'età di due anni, quando Louis ed Harry avevano deciso di partire per fare una vacanza.

Matt, era già grande ai tempi, e se lo ricorda perfettamente. Ma anche quella volta rimase affascinato dai vari schermi indicanti i molti voli della giornata, dalle grandi vetrate attraverso cui si vedevano la pista e gli aerei parcheggiati.

Una voce metallica avvisò i passeggeri che il volo Londra-Los Angeles sarebbe partito a momenti e consigliava loro di avvicinarsi al gate per imbarcarsi.

Quindi Niall salutò i bambini ed Harry con un grande abbraccio e poi "Dai uno schiaffo a Louis da parte mia, grazie!" disse ironico. Harry rise ed annuì.

"Lo farò! Ciao Niall!" lo salutò con la mano libera per poi voltarsi una volta per tutte e sparire oltre un'enorme porta che avrebbe condotto all'ingresso dell'aereo.

Harry, Sky e Matt presero posto e i bambini decisero di fare a turno per sedersi vicino al finestrino. Il riccio, tranquillamente, si mise dalla parte del corridoio e guardò i suoi figli. Chissà che effetto gli avrebbe fatto partire di mattina e atterrare in America di mattina, ma del giorno dopo.

"Guarda papà, il sole sta sorgendo" esclamò felice Sky, indicando fuori dall'aereo.

"Lo vedo" sorrise e poi ordinò ai suoi figli di allacciare le cinture perché l'aereo stava per decollare.

Circa dieci ore dopo, l'aereo atterrò a Los Angeles. Il clima era leggermente più caldo rispetto a quello di Londra, tanto che Harry si tolse la sciarpa che teneva al collo. Prese in braccio Skylar, mezza addormentata, e con Matt si incamminarono per andare a ritirare i bagagli. Una volta presi, uscirono dall'edificio, facendo slalom tra la gente, ed Harry si guardò intorno, alla ricerca di un taxi libero.

Una volta trovato, salirono ed Harry gentilmente chiese al tassista di portarlo nel quartiere di Beverly Hills, all'indirizzo che gli aveva dato Jeff tempo fa.

"Lungo viaggio?" chiese curioso l'uomo alla guida.

Harry lo guardò dallo specchietto e annuì, "sì, veniamo da Londra"

You're never • Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora