42. IL CAPO

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Ritornammo a casa portando la piccola Lucy con noi: sicuramente l'avrebbero cercata,  dovevamo assolutamente proteggerla.
- Perché non ti riposi un po'? - suggerii alla piccola accompagnandola fino alla mia camera.
Avrei voluto farle un milione di domande sul progetto Monarch ma era troppo spaventata ora come ora.
E se non sapesse nulla?
No, non poteva essere, qualcosa doveva pur sapere.
- Mi troveranno non è vero? - alzò i suoi piccoli occhi incontrando i miei.
Che cosa le avrei risposto?
Non volevo farla agitare o peggio piangere.
- Non lo permetteremo - le accarezzai una guancia delicatamente.
Lei mi rivolse un sorriso per poi andarsi a sdraiare sul mio letto: una bella dormita le avrebbe fatto bene.
Nel frattempo scesi di sotto: avevo bisogno di una tazza di tè e di schiarirmi le idee.
- Ho fatto mandare una pattuglia al laboratorio per dare un occhiata - affermò mio padre uscendo dal suo ufficio - spero solo non diano troppo nell'occhio - sospirò.
Buttai un sospiro di sollievo, almeno avremmo scoperto qualcosa di nuovo.
- Adrian? - chiesi non vedendolo.
- È fuori - mi indicò.
Fuori?
A quest'ora?
Uscii dalla porta stringendomi nei miei vestiti: soffiava un vento gelido, forse un po' troppo freddo per la stagione.
Girai sul retro della casa e finalmente lo trovai, se ne stava seduto sul muretto di pietra con una gamba che pendeva.
Appena mi avvicinai mi accorsi che aveva qualcosa tra le labbra: una sigaretta.
- Da quando? - gli chiesi stranita, alludendo alla sigaretta.
Non lo avevo mai visto fumare, non che cambiasse qualcosa, solo che mi faceva strano.
- Quando sono nervoso - mi rivolse un sorriso buttando il fumo dalla bocca.
Beh aveva tutte le ragioni del mondo per essere nervoso, la situazione era tesa.
Intanto il vento stava soffiando sempre più forte facendo ondeggiare le cime degli alberi.
In effetti ero io la causa di tutti questi disastri, se mio padre non lo avesse mai assunto sicuramente non avrebbe mai dovuto farsi carico di tutte queste situazioni.
Chissà perché non si era ancora licenziato.
Soffocai una risata pensando a tutto quello che era successo.
- La piccola? - mi chiese.
- Sta riposando di sopra - gli riferii.
- Non è al sicuro qui - mi ammonii.
- Lo so, ma cosa possiamo fare? Consegnarla alla polizia? Loro la riporterebbero dritta al laboratorio... - abbassai lo sguardo a terra.
Non avevamo nessuno dalla nostra parte.
Eravamo isolati.
- Ehi ragazzi - la voce di mio padre alle mie spalle mi fece voltare.
Adrian non si scompose minimamente dalla sua posa continuando a fumare mentre io più passava il tempo e più diventavo un ghiacciolo.
- Dobbiamo portarla alla polizia - affermò.
Aveva per caso origliato le nostre conversazioni?
- Cosa? No! - urlai.
- Clary ragiona, cosa potremmo mai fare d'altro? Non possiamo tenerla, non è nostra! -
- E da quando le persone diventano cose di proprietà? Fammi indovinare lei appartiene a quell'orribile posto vero? - lo incalzai.
Odiavo il modo in cui vedeva le cose, secondo la sua stupida prospettiva da adulto.
- Non appena la pattuglia farà ritorno riconsegneremo la bambina. Prima voglio scoprire cosa sta succedendo là dentro -
Non poteva farlo.
Chissà cosa le avrebbero fatto.
- Torniamo dentro - fece Adrian passandomi davanti.
Non aveva fiatato.
Perché si comportava così in modo freddo e distaccato?
Lo seguimmo zitti.
Forse stava solo pensando a cosa fare.
O forse e c'era dell'altro?
Entrammo in casa chiudendo la porta alle nostre spalle.
- Io vado a dormire - feci salendo le scale.
- Di già? - si stupì mio padre.
Dovevo riposare e pensare ad un piano, qualsiasi cosa pur di salvare quella bambina.
Perché doveva essere così difficile?
Presi la mia tazza di tè e salii le scale.
- Puoi dormire nella mia camera - mi suggerì Adrian.
- C-cosa? Perché? - chiesi presa alla sprovvista.
- La tua è occupata no? - alzò le sopracciglia ovvio.
La bambina.
Ed io che avevo pensato di dormire con lei, chissà magari un po' di compagnia le avrebbe fatto piacere.
O forse sarebbe stato meglio lasciarla da sola almeno per stanotte.
- Ehm...okay - annuii poco convinta.
Lui dove avrebbe dormito?
Sul divano o nello stesso letto?
Volevo evitare qualsiasi discorso imbarazzante ora come ora, così andai a mettermi il pigiama e mi infilai sotto le coperte al calduccio sorseggiando il mio tè verde.
Senza accorgermene mi addormentai.

ADRIAN'S POV.
Vidi il padre di Clary prendere una bottiglia dal piano bar per poi portarla sul tavolo, accompagnata da due bicchierini.
- Vuoi? - mi domandò alludendo all'alcool.
Whisky.
Non poteva chiedermelo davvero, non dopo quello che era successo quella volta in ospedale con Clary.
Ma dopotutto lui non ne era a conoscenza.
Accettai.
Un bicchierino non avrebbe fatto male a nessuno no?
- È così che pensa di affrontare la situazione? - gli domandai.
Finimmo per discutere del più e del meno: dalla bambina, i suoi affari fino alla sua squadra preferita.
Quando mi accorsi che aveva bevuto davvero troppo allontanai la bottiglia accompagnandolo in camera.
- Perché quel quadro è storto? Adrian presto aggiustalo! - mi urlò ubriaco.
Nessun quadro era storto, ma soprattutto non c'era nessuno quadro appeso alla parete.
Alzai gli occhi al cielo.
Lo avvicinai al letto ed in men che non si dica crollò.
Prevedibile pensai.
Spensi la luce per poi dirigermi verso camera mia.
Prima però mi fermai un attimo a controllare la bambina: stava dormendo abbracciata ad un cuscino.
Doveva essere spaventata.
Entrai piano rimboccandole le coperte così sarebbe stata al caldo.
Certe volte mi stupivo dei miei stessi gesti, ma mi ricordava troppo Dahlia.
Uscì dalla stanza senza fare rumore.
Mi diressi verso la mia stanza, Clary si era addormentata con la tazza in mano: la presi piano appoggiandola sul comodino affianco al letto.
Sorrisi involontariamente alla scena.
- Mmmm - mugugnò nel sonno.
Era adorabile.
Le accarezzai una guancia e subito si tranquillizzò.
Non avrei dormito stanotte con lei.
Non poterla toccare o baciare mi faceva stare male, ma non potevo rischiare di svegliarla, sicuramente mi avrebbe fermato.
Dovevo andare al laboratorio, era l'unico modo per mettere fine a questo casino.
Lui era stato chiaro:
A mezzanotte.
La tua vita in cambio della bambina.

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Buona sera gente! ❤️
Scusate l'enorme ritardo ma ho due settimane di fila da incubo a scuola con tipo tre verifiche al giorno e quindi non ho tempo per scrivere! Non so bene quando aggiornerò il prossimo capitolo, credo verso giovedì sera ( ma non fidatevi troppo ahahah sono un disastro lo sapete )😂 spero come al solito che vi piaccia e mi scuso per questi finali "suspence" ma vi giuro che non lo faccio apposta😅
Stavo leggendo i vostri commenti in questi giorni e mi sono accorta che in qualche capitolo c'è qualcosa che non torna oppure errori vari o di grammatica: non mi reputo una scrittrice quindi non fateci troppo caso ahahah❤️❤️ grazie mille a tutti quelli che stanno ancora seguendo la storia❤️
Alla prossima! Ciauuu

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