3. DANIEL HOWARD

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Se la giornata era iniziata male questo non significava di certo che sarebbe finita allo stesso modo.

Raccontai tutto a Brooke: lei amava qualsiasi notizia, diciamo che le piaceva farsi gli affari degli altri ma senza essere troppo impicciona o scortese, e per questo la ammiravo.
Aveva i capelli corti neri a caschetto e portava dei grandi occhiali neri.
Il suo tratto distintivo era il rossetto rosso fuoco che portava sempre.
Non se ne separava mai.

Andammo a pranzare da Starbucks.
-Allora? Che ne pensi? - le chiesi dopo aver finito di raccontare.
Volevo davvero il suo parere.
Era come una sorella per me.
-Diciamo che forse non è una cattiva idea...- disse facendomi l'occhiolino.
Poi continuò:
-Ma allo stesso tempo tuo padre è stato troppo vago. E se ci fosse di più? Cerca di scoprire cosa nasconde. Oppure fai il terzo grado al nuovo arrivato ahahah. Insomma! Tuo padre gli avrà pur detto qualcosa!-  finì ridendo.
Aveva ragione. Oh si.
-Tu sei un fottuto genio- le dissi sorridendo.
A furia di chiacchierare si era fatto tardi così decisi di andare a casa.
-Mi raccomando voglio sapere del misterioso appuntamento delle 18 con tuo padre eh- disse lei salutando con la mano.

Mi diressi verso casa a piedi.
Non era molto lontano.
Dato che mancava ancora un po' decisi di fare un salto a comprare qualcosa.
Entrai in un paio di negozi e comprai qualche trucco, dei top estivi ed un paio di jeans.

Dopodiché arrivai a casa.
Trovai mio padre seduto nel suo studio che parlava a telefono.
-Ciao- dissi fredda.
Lui riattaccò.
-Stasera andiamo fuori a cena. Conoscerai la tua guardia del corpo - disse lui noncurante.
-No scusa? Ripeti? Ma sono appena tornata- replicai.
- Sul letto ci sono dei vestiti che ti ho fatto prendere per l'occasione. Dagli un occhiata e vedi se ti piacciono - continuò.

Andai in camera mia. Posai le buste.
Sul letto c'era una scatola abbastanza grande.
La avrei aperta dopo.
Poi sentii mio padre dalla porta:
- Cambiati che usciamo subito - disse lui.
-Okay - dissi guardando l'ora.
Assurdo. Erano le sette di sera.
Così mi andai a fare una doccia, feci i capelli mossi con il ferro.
Non appena tolsi il vestito dalla scatola mi scappó un urlo.
Chi era stato l'idiota che lo aveva scelto?
Mio padre ovvio.
Poi sentii bussare.
- Non pensare che lo abbia preso io. Me lo sono fatto mandare dal negozio-
Perfetto pensai.
Era fatto a due pezzi: un top bianco che lasciava scoperto un filo di pancia e una gonna rosa ampia corta davanti e lunga dietro.
Non era male ma non era adatto per una cena.
Indossai anche i sandali dorati ed una borsetta.
Mi guardai allo specchio:
-Prometto di non uccidere nessuno - dissi ad alta voce tenendo una mano sul cuore.
-Ti ho sentito!- disse mio padre fuori dalla porta.
Mi scappò una risata.
Abbinai una collana dorata all'outfit e dopo essermi guardata un ultima volta allo specchio scesi di sotto.

-Sei bellissima- disse quasi sorpreso.
Sembrava davvero sincero.
Ma quello che era fatto era fatto. Due parole al vento non avrebbero cambiato la situazione.
-Certo certo andiamo?- dissi esasperata.

Entrammo in taxi. Il tragitto duró più del previsto così presi il mio iPhone e ascoltai un po di musica.
Adoravo ascoltarla in machina di sera.
Mi tranquillizzava.
Arrivammo davanti un grosso edificio nero.
Era imponente.
In alto un logo illuminato: SECURE SOCIETY.
Che?
- Facciamo un salto a firmare delle carte e poi usciamo- disse.
-Avvisarmi no eh?- sbruffai.
Entrammo e subito una signora al bancone ci sorrise.
Portava un uniforme nera.
-Buonasera- disse.
-L'agente Howard sarà da voi a breve,accomodatevi pure - disse.
Stranamente il suo sorriso mi aveva contagiato così le sorrisi anche io.
-Posso portarle qualcosa?- chiese riferendosi a me.
-Oh non si preoccupi sto bene così - risposi educatamente.
Era un posto davvero elegante: sia per l'arredamento sia per gli strani tizi in giacca e cravatta che passavano di continuo.

Chissà com'era questo sconosciuto.
Sinceramente mi sarei sentita in imbarazzo a vivere con un uomo di 30 o chissà quanti anni in casa.
Temevo il peggio.
Poco dopo sentimmo dei passi.
Ci voltammo.
Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva.

Ma che?

Era un ragazzo!!
Sarà stato più grande di me al massimo di tre o quattro anni.

-Di nuovo piacere di conoscerla signore- disse stringendo la mano a mio padre che ricambiò con una pacca sulla spalla.
Ma tutta sta confidenza? Mi ero persa qualcosa?
- Ti presento mia figlia Clary- disse sorridendo.
Ero imbarazzata.
-Salve- dissi stringendogli la mano.
Mi faceva strano dire "salve" ad un mio coetaneo.
-È un piacere- disse lui squadrandomi.
Aveva i capelli scuri, portava una camicia bianca elegante che lasciava intravedere i muscoli e dei pantaloni scuri.
- Mi chiamo Daniel Howard, sarò la sua guardia del corpo. Non vedo l'ora di lavorare con lei - mi disse alzando un sopracciglio.
Era davvero carino.
Merda.
- Signore per la cena di questa sera ho deciso di non portare la divisa per non dare nell'occhio. Credo sia meglio così. Spero non sia un problema - disse sorridendo.
-Si figuri - rispose mio padre.
- Allora possiamo andare - disse facendomi segno.
-Sarò dietro di lei - disse in modo rassicurante.

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