Tristezze - capitolo 3

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NELLA FOTO: RUSH GREEN

  Mi svegliai verso le 09:00, ma non avevo la minima voglia di uscire dal letto, ero troppo triste e scoraggiata. Non capivo perché di tante persone proprio io, perché ogni sera dovevo sentire il mio corpo come se si dilaniasse. Io sono nata per studiare, laurearmi e fare il lavoro dei miei sogni, non per diventare "la persona". Ho avuto troppe responsabilità tutte insieme, poi, anche il fatto che fra cinque giorni io possa morire mi spaventa non poco. Perché uno stregone pazzo si è prefissato di volermi uccidere per fare un torto alla Grande Madre e ancora non so per quale motivo. Ma presto lo saprò.
Qualcuno bussò alla porta, ma io non risposi. Magari fingendo di dormire se ne sarebbe andato. Invece no, Rush aprì la porta.
  - Maeve dormi?- 
  - No, e anche se dormissi, adesso mi hai svegliata. - mi coprii fino alla fronte, incavolata nera.
  - Mh, cattiva giornata oggi eh. -
  - Che ragazzo perspicace che sei!-
Si sedette sul letto vicino a me e mi scoprì la faccia.
  - Ti va di parlarne?-
  - No, voglio stare tutto il giorno in camera, e adesso vattene. - dissi per poi coprirmi il volto con le braccia.
  - Dai Redhead, fa male tenersi dentro le cose. - disse accarezzandomi la testa.
  - Mi sono stufata di tutto questo, mi sono arrivate troppe responsabilità tutte insieme, sono stanca e non capisco perché tra tante persone proprio io. - dissi cercando di trattener le lacrime. Odiavo piangere davanti alle persone, odiavo mostrarmi vulnerabile.
  - Ei ei, ti capisco, so quanto sia difficile, ma non puoi farci nulla. Questo è il tuo destino ed io ti aiuterò ad affrontarlo. - disse con voce dolce.
  - Grazie Rush. - Lo abbracciai.
  - Dai adesso preparati e andiamo a farci un giro con Lindsay. -

  Dopo essermi fatta una bella doccia e asciugata i capelli, aprii l'armadio e presi un paio di pantaloni della tuta neri non molto larghi, una felpa dell'Oxford university verde e le mie amate converse nere. Decisi di lasciarmi i capelli ricci e notai che non sembravano più un nido. Adesso il riccio era morbido e definito, wao, menomale, almeno loro sono migliorati, pensai. Scesi giù e trovai Rush seduto al tavolo con due toast vicino.
  - Ei, sono naturali?- mi disse additando i capelli.
  - Sì. -
  - Sono più belli così che piastrati, sono più "alla te". -
  - Ahahah ti ringrazio. - mi sedetti e Rush mi mise davanti uno dei toast, lo ringraziai e iniziai a mangiare. Decidemmo di non prendere la macchina e di farci una passeggiata a piedi fino al paese. Arrivati al punto d'incontro dove ci aspettava Lindsay, la salutammo e iniziammo a camminare verso il lago.

  Il lago era un posto meraviglioso, immerso nel verde e isolato dal mondo esterno. Non ci andavo spesso poiché distava un po' da casa mia, ma quando ci andavo, ci passavo le giornate. Arrivati, stendemmo un grosso lenzuolo per terra e ci sedemmo in cerchio; giocammo a chiapparella, a gatto e topo e a nascondino. Ci divertimmo come matti, tornando per un giorno bambini. Arrivò l'ora di pranzo e ringraziammo Lindsay, perché se non fosse stato per lei, noi saremmo rimasti digiuni.
Ci stavamo riposando quando a un certo punto il mio corpo s'irrigidì e il dolore tornò. Ogni giorno che avanzava, faceva sempre più male. Le ali spuntarono ed io urlai di dolore, Rush mi diede il liquido e spalmò l'unguento sui tagli.
Restai sdraiata in silenzio per parecchi minuti, dovevo riprendere fiato, ero distrutta, non vedevo l'ora che i 18 anni arrivassero, almeno non avrei più avuto queste crisi strazianti. Dopo essermi ripresa, tornammo a scherzare e ha farci tanti selfie.

  Erano da poco iniziate le vacanze di Pasqua e visto che il giorno dopo Lindsay non andava a scuola, decidemmo di farla restare a dormire da noi. Tornati a casa i miei non erano ancora rientrati e allora pensammo di far loro una sorpresa preparando la cena. Cucinammo le lenticchie con il farro, un piatto che a tutti noi faceva impazzire. Apparecchiammo la tavola e aspettammo il loro arrivo. La cena proseguì molto tranquillamente, i miei genitori apprezzarono il gesto e anche la cena.

  Andammo in camera mia e decidemmo di vederci due film della saga Harry Potter per poi andare a ninna. Lins dormì insieme con me nel letto e, sebbene io abbia un letto molto grande e a due piazze, ho passato tutta la notte con lei sopra di me. Il giorno dopo mi svegliai prima di Lins e senza fare troppo rumore scesi giù per fare colazione. Tornata in camera, presi un paio di blu jeans, una felpa molto larga nera, un paio di Vans nere e poi andai a farmi un bel bagno caldo.
Una volta pronta, pulita vestita e truccata, scesi per la mia solita lunga passeggiata nel bosco, questa volta però con i calzini. Cantai, mi rilassai, meditai e senza accorgermene erano passate già tre ore quando decisi di tornare a casa. Lungo la strada di ritorno il sussurro tornò ma questa volta la voce sembrava molto più vicina.
  - Chi sei? Che cosa vuoi? - dissi guardandomi intorno.
  - Tu sai chi sono. - sussurrò la voce.
  - Le giuro che io non so chi sia. -
  - Guardati intorno e capirai chi io sia. -
Mi guardai intorno per poi bloccarmi.
  - Madre Terra. - sussurrai appena, e pochi istanti dopo mi si materializzò davanti una donna sui trent'anni con lunghi capelli castani e due occhi azzurro cielo.
  - Wao, è molto più bella di quanto io immaginassi. - dissi imbambolata dalla sua bellezza.
  - Grazie Maeve, sono qui perché volevo avvisarti di stare attenta il giorno del tuo compleanno. Ricordarti di usare sempre la voce, la tua arma invincibile. Il 31 marzo a mezzanotte verrò a farti visita per darti un dono di protezione, non dovrai mai levarlo dal collo. -
  - Posso toglierlo almeno per farmi la doccia?-
  - No, sta tranquilla, ha una chiusura magica e non hai la possibilità di perderlo. -
  - Prima che tu te ne vada, volevo ringraziarti per questo dono immenso che ci ha fatto Madre Terra, anche se non tutti lo apprezzano. -
  - Ti ringrazio Maeve, ma, per favore, chiamami Ridia. - sorrise per poi sparire mentre una folata di vento mi accarezzava i capelli.
Non potevo crederci, avevo parlato con Madre Natura, il mio sogno si era avverato, mio dio, ero veramente troppo felice. Tornata a casa corsi subito verso la camera di Rush e bussai:
  - Avanti! - urlò.
Entrai e lo trovai sdraiato sul letto con il telefono in mano.
  - Non puoi capire quello che mi è successo oggi al bosco. - dissi con entusiasmo.
  - Chi hai incontrato?-
  - Ho incontrati Madre Natura... ehm... Ridia.-
  - Wao, ha infranto il codice elfico, e che ti ha detto di così importante?-
  - Di stare attenta il giorno del mio compleanno e di usare sempre la voce, perché è la mia arma imbattibile, e poi il 31 marzo a mezzanotte verrà qua e mi darà un ciondolo di protezione. -
  - Sai cosa significa quello che ti ha detto Ridia?-
  - Ehm no, ma ho una mezza idea. -
  - Significa che Jason, l'1 aprile proverà a ucciderti, sicuramente attaccherà di notte.-
  - E quindi, qual è il tuo piano?-
  - Prendo il sacco a pelo e dormirò nella tua camera con te, in modo che tu abbia più protezione. -
  - Uh, ok, va bene. Lindsay si è svegliata? -
  - Sì, credo si stia facendo il bagno. Da quanto tempo vi conoscete?-
  -Otto anni, è stata la mia primissima e unica amica che mi sono fatta da quando mi sono trasferita qui. -
  - Dove vivevi prima?- chiese lui curioso
  - A Roma, in Italia. -
  - Com'è? Bella?-
  - Sì, molto bella, ma la gente è veramente chiusa di mente. Se fossero di mentalità più aperta, sarebbe una città perfetta. -
Rush sorrise -Mi piacerebbe vederla, amo il cibo italiano. -
  - Oh, tu non hai idea di che cosa sia. Torneresti dall'Italia con 5 kg in più - ridemmo insieme.
  - Ti voglio bene Redhead. - e mi abbracciò.
  - Anch'io Romeo. - sorrisi e lo strinsi a me.
Non sapevo bene che sentimenti io provassi verso Rush, ma sicuramente era più del semplice affetto amichevole... era come se dentro di me fossi frenata da un grosso cartello con scritto "attenzione... pericolo", non avevo idea di come comportarmi ma... sapevo solo che dovevo stare attenta e usare i piedi di piombo.

  Aiutai Lindsay a scegliere i vestiti e poi insieme a Rush decidemmo cosa fare. Tutti preferimmo il Luna Park aperto da poco in città.
Arrivati, fummo sorpresi per la troppa gente, in pratica tutto il paese era lì, beh c'era da immaginarselo, è l'unica attrazione del paese. Ordinammo due milk-shake alla fragola e uno al cocco. Era un Luna Park molto grande per un paesino così piccolo, c'erano tante giostre ma la mia preferita erano le montagne russe. A Lins e a Rush non facevano impazzire, erano molto fifoni. Dopo dieci minuti di suppliche da parte di Lins feci con lei la giostra per i bambini, sapete quella con i cavalli, la carrozza e altre cose? Esatto, proprio quella. Lins era due mesi più grande di me, quindi aveva già 18 anni e, per tutta la durata del giro mi chiesi se anch'io a 18 anni sarei diventata come lei. Voglio dire, le voglio un bene immenso ma a volte è un po' infantile, se, però non fosse così, non sarebbe la mia Lins. Finito il giro, mi precipitai giù dalla giostra.
  - Mevs ti prego, un altro giro. -
  - No, Lins ho detto di no, basta, fattelo con Rush.- dissi esasperata.
  - Scordatelo .- disse subito Rush.
  - Uffa, che noia mortale che siete. -
  - Lins sono giostre da bambini, come fai a divertiti? Vado più veloce io la mattina appena sveglia, eddai, andiamo a fare i dinosauri .- dissi guardandola.
  - E va bene, andiamo. – replicò lei sbuffando.
Mi girai verso Rush e lo sorpresi a sorridere mentre ci guardava.
  - Ehi perché ridi?-
  - Rido perché sembrate due bambine piccole. - gli feci la linguaccia e tornai a camminare.

  Arrivò l'ora di pranzo e decidemmo di fermarci a un chiosco del Luna Park. Il resto del pomeriggio passò molto velocemente, anche se con tanta ansia, almeno da parte mia. Avevo paura per via delle mie crisi, sarebbe stato pericoloso se mi fosse capitata in mezzo alla gente, mi avrebbero chiesto se potevano studiarmi e magari fare qualche sperimento su di me e cose varie. Verso le 18:30 mi avvicinai all'orecchio di Rush e gli sussurrai:
  - Rush andiamo via, sai che verso quest'ora mi vengono le crisi. - Rush sussultò e poi rispose.
  - Merda! Hai ragione, me ne ero completamente dimenticato e con me non ho né l'unguento, né il liquido.-
Mi avvicinai a Lins e le sussurrai:
  - Ei dobbiamo andare, verso quest'ora mi vengono le mie crisi. - lei si girò e mi guardò preoccupata.
  - Ok ok, andiamo. -
  Nel ritorno accompagnammo Lins e poi corremmo verso casa nostra. Non feci in tempo a mettere piede dentro casa che il mio corpo s'irrigidì e un'altra crisi s'impossessò di me. Dopo avermi "curato", Rush si sedette sul divano ed io vicino a lui.
  - Sai ho davvero paura per quando sarà il compleanno. - dissi sospirando.
  - Perché? - mi chiese Rush.
  - Perché comunque una piccola percentuale che io muoia, c'è. -
  - Maeve, lo so, ma io rischierei la mia vita pur di salvare la tua, su questo non devi mai avere dubbi -
Un uragano scoppiò nel mio stomaco, liberando centinaia di farfalle. Guardai Rush negli occhi e annegai nelle sue pozze azzurre, lui posò la sua calda mano sul mio viso, carezzandomi in un modo quasi impercettibile, accostò il viso al mio. Il mio cuore batteva così forte da farmi male al petto, stava per baciarmi quando, a un centro punto, la porta di casa si aprì ed io mi lanciai dall'altra parte del divano, cercando di calmarmi. Dopo pochi secondi i miei genitori entrarono ed io cercai di far finta di nulla.
  - Ciao mamma, ciao papà, come state?-
  - Tutto bene tesoro, tu? -
  - Tutto a posto. -
  - E tu Rush, come stai?- chiesero sorridendo.
  - Bene, grazie. - disse leggermente freddo.

  Il resto della serata passò in modo molto teso, almeno da parte mia. Alla prima occasione me ne andai in camera e poi chiamai Lins. Restammo a parlare fino all'una di notte. Il giorno seguente, dopo essermi svegliata, andai al calendario e vidi che mancavano solo tre giorni ai miei 18 anni. Più i giorni passavano più l'ansia aumentava.

  Dopo essermi preparata e vestita andai a fare la mia passeggiata nel bosco, come sempre ovviamente, e solo lì trovai un po' di pace. Il bosco era il mio tranquillante, ogni dubbio, pensiero, paura o ansia rimanevano a casa. Ho sempre desiderato di possedere una casa nel bosco tutta mia, piena di gatti. Amo i gatti solo che non possiamo tenerli perché mio padre è allergico sia al gatto sia al cane. L'unico animale che ho avuto è stato un pesce rosso. Guardai l'orologio e vidi che era l'una, tornai a casa, mi preparai un panino e andai in camera mia, Non avevo voglia di vedere Rush, quindi figuratevi mangiarci insieme.
Il pomeriggio lo passai a dormire, ero veramente stanca.

  Al mio risveglio notai che le lenzuola erano piene di sangue, mi girai verso il comodino e vidi la boccetta contenente il liquido e il tubetto dell'unguento. Non mi ero neanche resa conto che mi fosse venuta una crisi. Mi alzai mi cambiai la maglia, ormai rotta, e poi cambiai le lenzuola. Scelsi le mie lenzuola preferite, nere con il pizzo bianco e sopra ci misi una coperta grigia. Scesi giù e trovai i miei genitori seduti sul divano a guardare la televisione. Dal telefono vidi che erano già le 21:30.
  - Ciao mamma, ciao papà. -
  - Ciao tesoro, dormito bene?- dissero per poi darmi un bacio sulla fronte.
  - Sì, anche se ho ancora sonno, ahah. -
  - Tesoro ti abbiamo lasciato un po' di pasta, se la vuoi. -
  - Grazie. – sorrisi, per poi andare a mangiare.
Dopo aver finito di mangiare, augurai la buona notte a tutti, tornai su in camera e mi rimisi a dormire.

||ESTRATTO|| Different from the other witches. "La persona"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora