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- Fumi? -
Cosa doveva rispondere? Si, Valerio fumava, ma aveva smesso molto tempo fa, dopo...
-Si -
Erica era bellissima. Gli passò la sigaretta ed entrambi iniziarono a fumare seduti davanti al Red Ice. Valerio si pentì di aver accettato la sigaretta, quel sapore acre si portava dietro troppi ricordi che voleva cancellare.
- Perchè non sei entrato? - gli chiese Erica. Valerio ormai era di cattivo umore, la sigaretta gli aveva fatto proprio male.
- Perchè tu sei uscita? - disse acido Valerio senza guardarla nemmeno, perchè ora c'erano un altro paio di occhi stampati sul retro delle sue palpebre.
- Per fumare - rispose lei alzando la sigaretta. Ma che aveva in testa quel ragazzo? Prima fa il simpatico e un attimo dopo era incazzato, manco c'avesse il ciclo.
I due ragazzi restarono in silenzio finchè Valerio non finì per primo la sigaretta ed entrò nel locale. Doveva togliersi quegli occhi dalla testa, tanto ormai non sarebbero più tornati. Meglio pensare a ciò che si desiderava nel presente e fanculo le sigarette ed il loro sapore.
Erica intanto continuava a fumare lentamente pensando involontariamente alle braccia forti del ragazzo: la avevano afferrata e sostenuta, due volte. E lei si era sentita al sicuro tra quelle braccia come non le capitava da tanto tempo.
Giacomo stava chiaccherando con Dario, quando videro Valerio però entrambi si zittirono. Valerio se ne accorse, ma non gli importava: l'unica cosa che importava era la ragazza che gli era caduta fra le braccia poco fa. Si chiamava Erica, giusto?
- Ehy - urla ai due ragazzi sopra il tono della musica - avete mai giocato a scommettere? -
Erica intanto ha finito la sigaretta ed è rientrata nel locale.

***

Il ragazzo cammina in fretta, ha il cappuccio della felpa tirato e lo scaldacollo fin sotto il naso, le mani affondate nelle tasche, la schiena ricurva e gli occhi che si spostano da un punto all'altro della strada, in cerca degli sbirri.
Per fortuna, il parcheggio del Red Ice sembra deserto, tranne che per una ragazza che sta rientrando, ha appena buttato a terra un mozzicone di sigaretta.
La ha vista come era vestita, quella ragazza. Come era non vestita, anzi. Ma come poteva mostrarsi così in pubblico, davanti agli occhi di mille curiosi? Come poteva farlo, e non essere ancora stata toccata dalle fiamme dell'ira di Allah?
Oh bé, nessun problema. Ora ci avrebbe pensato lui a scatenare le fiamme.
Entrare nel locale è semplice, semplicissimo. Il difficile è sopportare la vista di tutti quegli infedeli che sguazzano nel peccato col sorriso sulle labbra, come i maiali nel fango. Ecco come sono quelli nel locale, per lui: impuri, come i maiali.
Il ragazzo si fece strada fino al centro del locale, circondato dai corpi sudati. Il telefono gli vibrò nella tasca.
Ora.
Tira fuori il detonatore dalla tasca, già lo impugna. Sussurra, perché chissà come non riesce ad urlare, sente qualcosa che gli stringe lo stomaco e la gola.
"È la paura" gli viene in mente. Quel pensiero lo disgusta.
La maggior parte dei ragazzi si è accorta di lui, qualcuno tenta di scappare, c'è molta confusione. Ma lui non sente niente, solo il peso dell'esplosivo nascosto sotto la felpa.
Lancia un ultimo sguardo intorno a sé e rivede la ragazza che stava fumando fuori poco prima. Incrocia il suo sguardo, riesce quasi a sentire il suo cuore carico di male che gela nel terrore. Il ragazzo sputa a terra, distogliendo lo sguardo. Intorno a lui è tutto ovattato, non sente niente. Non le grida, non il caos. Deve agire subito, prima che qualcuno di quei maiali riesca a scappare.
Allora urla, quella frase che gli preme sulle labbra da quando ha lasciato la moschea, e preme il pulsante.
Ci potete scommettere, lui in paradiso non ci è andato.

SCOMMESSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora