4

195 7 0
                                    

Nel locale faceva caldo, troppo caldo. Erica indossava un impermeabile nero con doppia fila di bottoni lungo fino al ginocchio che subito slacciò e appese su uno degli appendiabiti all'entrata (nonostante fosse ancora metà settembre, la pioggia era latente e la sera c'era un vento freddo che le metteva i brividi). Aveva un top nero senza spalline, minigonna di jeans e calze a rete nere, come al solito. Ai piedi aveva degli stivali scamosciati neri alti fino a metà coscia, per non sentirsi troppo nuda. Se ne pentì presto: aveva decisamente troppo caldo.
- guardali! - le sibilò Sofia all'orecchio sovrastando la musica e indicando due figure che si dimenavano sulla pista: un ragazzo e una ragazza con i capelli rosa.
Erica sbuffò. Il ritmo incessante della musica le rimbombava nel petto come un secondo cuore, facendola sentire leggera e stordita allo stesso tempo.
- balliamo? - le soffiò una voce dolce e un pò roca nell'orecchio: due mani calde la abbracciavano da dietro; riuscì a intravedere un ciuffo di capelli rossi mentre Dario si piegava a baciarle il collo.
Il ritmo della musica la rintontiva, il locale era pieno di fumo, le mani di Dario erano calde e familiari. Ma lei aveva caldo, troppo caldo.
- Levati. Vado un attimo a fumare - si giustificò mentre scansava via Dario e si dirigeva a passo sicuro verso gli appendi abiti, recuperando l'impermeabile e le sigarette nella tasca.
Mentre usciva, colse lo sguardo sconsolato di Giacomo che guardava Sofia ballare con Andrea e Valentina. Erica non poteva farci nulla, aveva già i suoi di problemi, pensò.
Si sentì mancare la terra sotto i piedi per un attimo, poi crollò addosso a qualcosa che la sostenne. Immediatamente una fitta alla caviglia sinistra le attraversò tutta la gamba.
- tutto a posto? -
Ok, magari era stato qualcuno a sostenerla, non qualcosa. Figuara di merda.
Strinse gli occhi per smaltire più velocemente possibile l'imbarazzo, ma l'odore di buono e le braccia accoglienti di quel qualcuno la circondarono, dandole una sensazione così piacevole che quasi non volle riaprire gli occhi.
Quasi.
- stai bene? -
Erica alzò lo sguardo, incontrando due intensi occhi color caramello, le pupille straordinariamente dilatate.
Figura di merda parte due.
- io... si. Scusa - fece del suo meglio per liberarsi al più presto di quelle braccia forti. Si rimise in piedi, maledicendo i tre scalini all'uscita del locale che non aveva notato per guardare Giacomo soffrire le sue pene d'amore.
Lo sfigatello tenne le braccia serrate, impedendole di riacquistare l'equilibrio normalmente.
- mi lasci? -
- così da farti spaccare un dente? Non ci penso proprio. -
Il tono arrogante del ragazzo la sorprese così tanto da far scomparire ogni traccia di imbarazzo sul suo viso.
- e tu che cavolo ... - spinse con forza il ragazzo, che la lasciò. Si ritrovò senza un appoggio sicuro e dovette metere a terra il piede sinistro che, come previsto, non la resse. Rimase fortunatamente in equilibrio sul tacco destro, stupendosi lei stessa della sua abilità su quei trampoli della morte da 15 cm.
- che cavolo ne so, volevi dire? - sentì il ragazzo ridacchiare dietro di lei e provò un moto di rabbia. Se ne pentì non appena perse l'equilibrio e cadde all'indietro, di nuovo fra le braccia di quello sfigatello.
Aveva la testa appoggiata scomodamente sul suo petto e le braccia forti di lui le stringevano il corpo. Suo malgrado, Erica si sentì terribilmente al sicuro.
- sai, mi piacerebbe molto passare la serata con te che hai irrimediabilmente bisogno che ti sostenga, ma preferirei farlo in una posizione più comoda. -
Erica si irrigidì, ma stavolta sapeva che scansarlo era inutile.
- mettimi giù - disse dura.
- di nuovo? - replicò il ragazzo divertito.
- no idiota. Fammi sedere sugli scalini - sbuffò
- come desidera - il tono derisorio del ragazzo era snervante. Rimase il più rigida possibile finchè non sentì la pietra fredda sotto di sé e si strinse l'impermeabile che aveva fatto in tempo ad infilare prima di capitombolare disgraziatamente addosso a quello... stronzo. Sì, era proprio stronzo.
Con gli occhi al cielo ed un involontario sorrisino sulla bocca, prese le sigarette e se ne accese una, buttando fuori il fumo con soddisfazione dopo qualche secondo.
Il ragazzo si sedette vicino a lei sui gradini, guardando difronte a sé, perdendosi per un attimo nei suoi pensieri. Erica pensò che, dopotutto, una sigaretta se la meritava.

*****

Spero che la storia vi stia piacendo. Scusate se non ho aggiornato per millenni e millenni ma avevo in mente di cancellarla, se sono ancora qui a scrivere è solo grazie trixcia13. Come sempre...

LEGGETE
VOTATE
COMMENTATE
AMEN

SCOMMESSADonde viven las historias. Descúbrelo ahora