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- Posso? -
"No" pensò Giacomo, passandosi una mano fra i dred legati in una specie di coda.
- si - rispose.
Il ragazzo moro con gli occhi color caramello scuro spostò rumorosamente la sedia accanto alla sua e lasciò cadere lo zaino verde melma con un tonfo.
- è tanto che le vai dietro? - chiese noncurante. Giacomo si girò e lo fissò con gli occhi spalancati.
- a... a chi scusa? -
- alla bionda... Sofia, giusto? - chiese il ragazzo moro, ma nel suo tono non c'era traccia di esitazione.
- come ti chiami? - chiese freddo Giacomo.
- Valerio - rispose il moro con calma glaciale guardandolo negli occhi. La campanella trillò ed il professore entrò in classe impettito. Valerio fece per tirar fuori i libri dallo zaino e distolse lo sguardo, ma Giacomo gli mise una mano sulla spalla, bloccandolo.
- e com'è che non ti ho minimamente notato dall'inizio dell'anno, Valerio? -
- forse perchè sono qui da due settimane e tu sei stato troppo occupato a stare dietro alla bionda?- suggerì con un sorriso malizioso.
- sei un tipo sveglio - disse Giacomo riflettendo - ti dovrei spaccare la faccia - aggiunse tranquillo, togliendo la mano dalla spalla dell'altro ragazzo e facendo un sorrisetto compiaciuto.
- fai pure, poi la sospensione per rissa te la fai tu - rispose Valerio dopo un attimo, sistemando i libri sul banco, per niente intimorito. Giacomo sembrò infastidito da quella reazione. Quando dicevi qualcosa come quella che aveva detto Giacomo, c'erano due tipi possibili di reazioni, che stavano a indicare due tipi di persona: se tornavi strisciando nel tuo buco, eri solo uno sfigato e senza i coglioni. Ma se rispondevi come aveva fatto Valerio, eri un secchione raccomandato, sfigato e senza i coglioni.
- sai, mi rimangio quello che ho detto. Non sei per niente sveglio- ringhiò Giacomo. Valerio continuò a seguire la spiegazione del professore, ignorandolo.
Giacomo, sempre più infastidito da quella mancanza di reazione, sbuffò e tirò fuori i libri dallo zaino con attegiamento insofferente, facendoli sbattere con un tonfo sul banco.
- vediamo, Lovecchio, forse non sei interessato alla mia lezione? - chiese il professore irritato da tutto quel chiasso.
- vuole la verità prof? - domandò ironico Giacomo stravaccato sulla sedia. Il professore si fece rosso dalla rabbia.
- sentiamo - disse con un verso strozzato.
- c'ho piene le palle delle sue lezioni. - fece Giacomo ad alta voce, chidendo gli occhi e rovesciando indietro la testa, mentre la classe scoppiava a ridere e il professore passava dal rosso al viola.
- Lovecchio! Fuori dalla mia classe! - sbraitò con gli occhi spalancati.
Giacomo strusciò pesantemente la sedia a terra e si alzò con uno sbadiglio. - Bella prof. - disse con un cenno del capo al professore, avviandosi in corridoio. Quello fremette di rabbia, ma cercò di ricomporsi.
- bene, dicevamo...- continuò ricercando i fogli della spiegazione. Valerio alzò la mano.
- si? -
- potrei andare in bagno? -
- vai in bagno - sbuffò il professore.
Valerio uscì dalla classe.
Giacomo era seduto in corridoio, la sigaretta spenta fra le labbra e le braccia appoggiate svogliatamente sulle ginocchia.
- Bella - disse Valerio fermandosi in piedi davanti al ragazzo.
- che c'è, ti mancavo? - chiese Giacomo in un'altro sbadiglio.
- teoricamente sono in bagno - rispose Valerio.
- cos'è, un modo carino per dirmi che sei frocio e io non rispecchio io tuoi gusti? - berciò Giacomo. Valerio lo ignorò.
- senti, che ne dici di mettere giù l'ascia di guerra e fare un accordo? - chiese in un sospiro. Giacomo alzò lo sguardo interessato su quegli occhi furbi color caramello.
- la posta? - chiese con un sorriso.
- la tua promozione. - disse in tono di sfida. Giacomo alzò un sopracciglio divertito.
- sono un genio in tutte le materie. Ti passerò i test di fine quadrimestre e i compiti per il resto dell'anno. - disse Valerio, risoluto e compiaciuto di se stesso.
- modesto - commentò Giacomo e aggrottò la fronte: in effetti gli avrebbe fatto comodo.
- e in cambio? - chiese con un sorrisetto e un espressione impenetrabile.
- voglio entrare nel vostro gruppo. - disse serio e deciso Valerio - e voglio la bruna - concluse, con una scintilla di desiderio negli occhi.
Giacomo fischiò, il suo sorriso si allargò, pieno di malizia. - Ambizioso - disse, già sapendo che avrebbe accettato.
- allora?- chiese Valerio impaziente.
- affare fatto. - disse Giacomo tendendo una mano all'altro ragazzo, che la strinse con espressione determinata.
Con passo fermo, Valerio rientrò in classe. Giacomo prese il telefonino, la sigaretta spenta stretta fra le labbra. Quel ragazzo era davvero un tipo sveglio.

Il telefono di Erica vibrò nella tasca dei jeans, lei lo guardò furtivamente:
" Ti va domani sera al Red Ice con gli altri? Porto un amico" .
Era di Giacomo.
- ehi, lo ha mandato pure a te? - chiese sottovoce Sofia, mostrandole lo stesso messaggio.
Erica annuì.
- ragazze, lo avete anche voi? - chiese Dario dal banco dietro, i capelli rossi scompigliati, mostrando sulla schermata dei messaggi il medesimo invito. Sofia annuì.
- lo hanno ricevuto anche Andrea e Valentina - le informò. - voi ci andate? -
- Testa rosa ci va? - chiese noncurante Sofia. Erica le tirò una gomitata.
- sì. Ci va anche Andrea. E anche io - le rispose Dario.
- Io ci sto - intervenne Erica. Sofia sbuffò.
- Va bene, ma non sono responsabile delle mie azioni. - accettò alzando le mani.

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